sabato 14 febbraio 2009
Parla Antonio Barillari, medico e assessore alla salute di Udine dimessosi nei giorni scorsi dalla giunta comunale per dissenso su come è stata trattata la vicenda di Eluana: «Sono stato bloccato nonostante il via libera di Beppino Englaro». Intanto proseguono indagini e accertamenti di Procura e Regione.
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    Si moltiplicano gli interrogativi sulle condizioni di Eluana Englaro nelle ultime giornate di vita. Il suo corpo era così devastato dalla sofferenza, come è stato descritto da taluni che sono stati ac­compagnati nella sua stanza per certifi­carne proprio questo stato? No, gli ispet­tori inviati dall’azienda sociosanitaria han­no riscontrato, ad esempio, che la paziente risultava «adeguatamente nutrita», ben s’intende come può esserlo una persona in stato vegetativo. Ed è proprio quanto risulterebbe anche dall’autopsia. Tanto che la donna pesava 52,5 chili. E il suo cer­vello aveva dimensioni pressoché normali. Il corpo non aveva piaghe da decubito. A qualcuno è stata data l’autorizzazione ad entrare in quella stanza de La Quiete. Ad altri no. Perché? Se lo chiede anche Antonio Barillari, me­dico all’ospedale di Udine, assessore alla salute dimessosi nei giorni scorsi dalla giunta comunale guidata da Furio Honsell per dissenso proprio su come è stata trat­ta questa dolorosa vicenda. «Volevo capi­re qual era puntualmente lo stato di salu­te di Eluana. Attraverso una terza perso­na ho chiesto a Beppino Englaro di po­terla vedere. Mi è stato risposto che non c’erano problemi da parte del padre, ma che dovevo chiedere l’autorizzazione al­l’anestesista Amato De Monte. Il collega me l’ha negata. Era domenica, il giorno prima della morte di Eluana. Questa op­portunità mi era stata rifiutata da De Mon­te anche in una precedente occasione; E­luana era arrivata da pochi giorni e avevo chiesto la possibilità di constatare come stava». Barillari, va subito precisato, è uno dei cir­ca 200 medici che hanno sottoscritto l’e­sposto all’Ordine in cui si chiede di ac­certare il rispetto del Codice deontologi­co da parte dei camici bianchi che hanno attuato il protocollo di progressiva so­spensione dell’alimentazione e dell’idra­tazione ad Eluana. In realtà, l’unico me­dico che ha operato all’interno della stan­za de La Quiete che ha ospitato la Engla­ro è stato proprio De Monte. «Finché non sarà dato di conoscere tutti i risultati del­l’autopsia è evidente – sottolinea Barilla­ri – che tanti medici (e non solo loro) con­tinueranno a porsi alcuni determinati in­terrogativi. Anche perché non risultereb­bero chissà quali danni cardiaci o renali». L’arresto cardiaco è stato determinato dal­la disidratazione? Ma qual è stato l’effet­tivo ruolo dei sedativi? Entro due mesi – ma non è escluso che la risposta arrivi pri­ma – il responso, con il completamento di tutti gli esami. Ieri, intanto, il procuratore Antonio Bian­cardi e i suoi collaboratori hanno conti­nuato a lavorare sul fascicolo degli espo­sti e delle denunce, facendo anzitutto un’opera di selezione. E le indagini conti­nuano anche in Regione, per verificare se sono state rispettate le autorizzazioni am­ministrative per quanto riguarda il servi­zio svolto all’interno dell’istituto da un’as­sociazione esterna e privata, i volontari di “Per Eluana”. Resta aperto pure il capito­lo politico, con il Pdl che a Udine sta pre­parando una mozione di sfiducia nei con­fronti del sindaco Honsell. Sindaco che tornerà alla carica con Barillari per fargli rinunciare alle dimissioni. «Sulla vita non si ritratta, – anticipa l’ex assessore – quin­di le mie dimissioni sono irrevocabili. Non vi può essere nessun baratto». «Ma è an­che vero – aggiunge l’assessore – che a U­dine, attraversata in questi giorni da con­trapposizioni e lacerazioni, bisogna ritro­vare la pacificazione, ben s’intende senza rinunciare alle proprie idee. È un’esigen­za che s’impone anzitutto all’interno del­l’ospedale stesso, dove si stanno materia­lizzando schieramenti contrapposti di me­dici, infermieri e pazienti. Almeno in cor­sia deve prevalere un unico interesse, quel­lo per la persona malata».
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