sabato 13 giugno 2020
Il ministro degli Esteri scrive confidenzialmente ad alcuni eurodeputati per bloccare le interrogazioni. E attacca “Avvenire”, “The Guardian” e “New York Times”
Il respingimento del 12 aprile ad opera delle Forze armate di Malta (Afm)

Il respingimento del 12 aprile ad opera delle Forze armate di Malta (Afm)

COMMENTA E CONDIVIDI

AMalta non piace troppo che ci si "impicci" dei propri affari interni per farne un caso in Europa. Ancor più di quelli relativi alla gestione dei flussi migratori, che qualche grattacapo hanno procurato ultimamente alle autorità de La Valletta. E questo può portare anche a "scivoloni" sul piano diplomatico e della correttezza dei rapporti fra istituzioni. Sì, perché un ministro che, anziché attendere di rispondere in via ufficiale ai chiarimenti che gli potrebbero essere chiesti dai vertici comunitari, preventivamente invita nella sostanza dei parlamentari europei a "lasciar perdere" non è cosa che si vede tutti i giorni.

I fatti: dopo l'interrogazione nel Parlamento italiano, approda anche al Parlamento Europeo il caso della "strage di Pasquetta", che ha visto morire 12 migranti. Un caso svelato da un'inchiesta giornalistica di Avvenire a cui si sono poi aggiunti il New York Times e The Guardian con la collaborazione di “Alarm Phone”. È soprattutto il gruppo moderato di Renew Europe a interessarsi alla vicenda, e l'interesse emerge in una lettera che viene preparata da 10 deputati di varie nazionalità, dei quali i primi firmatari sono Nicola Danti, il lussemburghese Charles Goerens e la tedesca Svenja Hahn. Un testo – da indirizzare al vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, e alla svedese Ylva Johansson, commissaria agli Affari interni nella squadra della Von der Leyen – che cita appunto l'inchiesta dei due giornali e «il rapporto presentato dalle autorità italiane» per ricostruire l'episodio delle 178 persone sbarcate a Pozzallo il 12 aprile dopo che le motovedette militari di Malta, giorni prima, si erano limitate a fornire carburante, giubbotti di salvataggio e anche un nuovo motore, mostrando poi al gommone la rotta per l'Italia. Un episodio definito «grave», per il mancato salvataggio e anche per la mancata condivisione di informazioni, tra il 9 e il 12 aprile, da parte di Malta. La lettera dei 10 europarlamentari punta a chiarire gli eventi e a «garantire che simili "dirottamenti statali" non si ripetano mai più».

Una semplice richiesta, insomma, che viene protocollata lunedì 8 giugno. Una prassi abbastanza comune. Ma che dev'essere suonata sgradita a Malta. Attendere non serve. Da qui la mossa preventiva, ai limiti dell'ingerenza. Già il 5 giugno – quindi 3 giorni prima che l'atto dei 10 eurodeputati sia reso ufficiale – Evarist Bartolo, ministro degli Affari esteri ed europei, prende a sua volta carta e penna e spedisce un'altra lettera, che Avvenire ha avuto modo di visionare. Una missiva che, già dalle prime righe, fa capire il senso: «Siamo stati informati che stai cercando di ottenere il supporto», scrive Bartolo al destinatario in riferimento alla comunicazione per i vertici europei. Anche a Bruxelles, con tutta evidenza, le voci corrono molto velocemente e qualcuno si è preso la briga di riferire a La Valletta dell'iniziativa, che è ancora in gestazione.

Ma tanto basta a far infuriare il governo di Robert Abela: «Non riusciamo a capire perché basi i tuoi giudizi sui rapporti dei giornali – prosegue il ministro, dando familiarmente del "tu" all'interlocutore e citando anche l’ong maltese “Repubblika” e – senza nemmeno contattare le autorità maltesi per chiarimenti sui fatti». Il politico laburista ricorda quindi che, in effetti, un'indagine è stata avviata a Malta sugli «incidenti capitati tra il 9 e il 15 aprile», chiusa (in gran fretta) dal magistrato Joseph Mifsud con l’archiviazione (anche se Bartolo parla di “assoluzione”) del primo ministro maltese e delle forze armate. Non solo: il ministro sostiene che il magistrato inquirente ha chiarito che «diversi fatti sono in netto contrasto con le accuse fatte» dagli organi di stampa «sulla base delle notizie di Alarm Phone». Ma neanche in questa circostanza ha voluto spiegare quali siano gli errori nella ricostruzione, difformità che anche il giudice Mifsud nel provvedimento di conclusione delle indagini ha evocato, però soprassedendo sulla necessità di spiegare quali fossero queste contraddizioni.

Bartolo prosegue nella sua versione dei fatti: «Nell'istanza affermi chiaramente – scrive mostrando chiaramente di conoscere già il contenuto della missiva dei 10, ancora non ufficiale – che il gommone è stato avvistato per la prima volta nell'area della Sar libica. Ciononostante, le motovedette maltesi hanno offerto assistenza, come chiaramente indicato», anche se il porto sicuro più vicino «era Lampedusa». In realtà, come lo stesso magistrato Mifsud ha ribadito, sul luogo del naufragio arrivò un motopesca e non le motovedette, tanto è vero che i superstiti furono riportati a Tripoli dal peschereccio e non dalle forze armate de La Valletta.

Al testo il capo degli Esteri maltesi allega una scheda che riepiloga i numeri dell'impegno della Valletta (4.606 migranti irregolari arrivati sull'isola fra il 2019 e marzo 2020 che facendo il rapporto con la superficie equivarrebbe, si fa notare, a «4,6 milioni» di arrivi nell'intera Ue), per poi concludere: «Noi neghiamo con veemenza il tuo riferimento a "dirottamenti statali". Questo è falso e completamente infondato». L'auspicio è che «la Commissione Europea agisca con urgenza per quanto riguarda la condivisione degli oneri tra gli Stati partner dell'Ue». Con l'invito finale, in ogni caso, a rivolgere in questa direzione gli sforzi. Più che a fare domande.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: