venerdì 25 agosto 2023
Sul salario minimo «serve concertazione». La difesa e la pace? «Non sono alternative, la storia dimostra che mentre ti difendi devi cercare soluzioni di pace. Credo che l’Europa dovrebbe fare di più»
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà - Fotogramma

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Questo è stato il Meeting dell’economia: si è parlato di lavoro, di algoritmi e di talenti, con una preoccupazione evidente per una ripresa che ancora non convince. Qual è il risultato più importante di questi giorni? «La consapevolezza che alcuni concetti della dottrina sociale della Chiesa, in particolare la sussidiarietà e la solidarietà, non sono più di destra o di sinistra, ma sono patrimonio comune nella cultura collettiva – risponde Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e anima storica del Meeting –. Abbiamo parlato di ineguaglianze con tanti interlocutori, tra cui il presidente della Corte costituzionale. Povertà e disuguaglianza alla lunga rendono un sistema insostenibile. Per questo non possono non diventare un terreno di dibattito di tutti».

Non le pare che la politica sia un po’ in ritardo su questo tema?

La politica va un po’ a rimorchio della cultura, nel senso che purtroppo per molto tempo la sinistra ha abbandonato questa battaglia e la destra non ha mai pensato a combatterla, ma oggi tutti si pongono il problema di uno sviluppo sostenibile anche sul piano sociale. Questo è uno dei grandi risultati della dottrina sociale della Chiesa, culminata nella enciclica Laudato si’ che come dice Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, non è più soltanto un patrimonio della Chiesa cattolica ma dell’umanità intera. Questa visione ha raccolto grandi consensi.

Tuttavia, i poveri li abbiamo ancora con noi…

Purtroppo nella prassi economica un’idea diversa di sviluppo non si è ancora diffusa, è vero: la finanza purtroppo prevale sull’economia reale, quindi c’è stata una presa di coscienza che non si cala ancora nelle scelte che “fanno” lo sviluppo. Va detto che, per parlare di quella gran parte della popolazione che rischia di essere “scartata”, la dignità del lavoro si sta affermando ma deve ancora essere formalizzata nel diritto. Come ha evidenziato la presidente della Corte costituzionale, nella società emerge, attraverso le esperienze che nascono dal basso, la rivendicazione della dignità del lavoro, che è alternativa tanto all’opzione dello sfruttamento quanto a quella dell’assistenzialismo. Il terzo settore è già oggi uno spazio creativo in cui si realizza quest’evoluzione: la terza via, attraverso soluzioni concrete di lavoro dignitoso, soluzioni non conflittuali. Dovremmo essere tutti più consapevoli della necessità di sostenere questa evoluzione perché il lavoro è il fattore cruciale dello sviluppo in un Paese povero di risorse.

Quanto va pagato questo “fattore cruciale”?

Il tema del salario minimo ha aleggiato in molti incontri. La mia posizione è chiara: bisogna riportarlo nella trattativa tra imprese e lavoratori e il governo deve accompagnarli, ma la soluzione del giusto salario è nella concertazione che purtroppo è stata cancellata negli ultimi 25 anni. Isolare i temi non aiuta: esiste un problema politico, cioè serve un salario minimo, ma poi esiste un problema tecnico-economico, che è quello di individuare il valore di quel salario, che può variare da settore a settore. Il segretario generale della Cisl si è espresso per una tutela suddivisa per contratti e io sono d’accordo.

Il Terzo settore potrebbe essere un ammortizzatore in questo processo. Perché questo Paese non lo considera importante?

Il Terzo settore sta andando avanti, seppure a macchia di leopardo, come mostra il nostro recente “Rapporto sulla sussidiarietà e lo sviluppo sociale”. Con la co-programmazione e la co-progettazione, che sono nuove modalità di relazione tra enti pubblici e Terzo settore ispirate al principio di collaborazione, si è aperta una nuova fase. Sussidiarietà non implica meno Stato ma uno Stato più efficiente. Stiamo facendo una ricerca e questa innovazione è entrata in molte amministrazioni. In val di Taro, numerosi servizi pubblici sono affidati alle associazioni. È molto avanti anche il Comune di Milano. Purtroppo per passare da una legge ai decreti attuativi ci vuol troppo tempo.

Quanto è sensibile l’attuale classe politica alla sussidiarietà?

Dipende dalla preparazione e dall’esperienza dei singoli politici. Chi, a destra e a sinistra, ha avuto un percorso che nasce dal territorio questo tema lo capisce bene. Sono tanti i professionisti della politica che hanno fatto la gavetta e comprendono che la politica è un servizio per il popolo e con il popolo. Certo, io sostengo che la politica è una professione: demonizzare questo concetto ci ha portato a impoverire la rappresentanza, non a valorizzarla.

Saranno pure tanto sensibili, a destra come a sinistra, ma sulla pace tutta questa sensibilità non si è notata al Meeting. Alle parole di Zuppi sull’Ucraina hanno risposto, da destra a sinistra, chiudendosi sulle posizioni atlantiste. Cosa ne pensa?

Perché pensano che la difesa e la pace siano alternative e invece la storia dimostra che mentre ti difendi devi cercare soluzioni di pace. La pace si costruisce con gli sherpa mentre gli altri combattono. Sono anch’io dell’idea che l’Europa dovrebbe essere più attenta ad appoggiare chi riavvicina i contendenti parlando con i russi dei bambini rapiti o dialogando con gli ortodossi: questo non è ottuso pacifismo, come si crede, ma ricordarsi che la pace non nasce mai dalla distruzione dell’avversario ma da un avvicinamento tra le opposte posizioni.

In questa situazione di divisione e di ricerca di una chiave dello sviluppo, cosa si aspetta da Mattarella, che oggi sarà al Meeting?

Nel 2011, quando Mattarella venne al Meeting parlò dell’unità nazionale, non come unanimismo, ma come concordia per la costruzione di uno scopo comune. Mi aspetto che il capo dello Stato rilanci il messaggio di concordia che è alla base della sua idea di democrazia. Perché si può militare in partiti diversi, ma essere mossi dalla responsabilità per uno scopo comune, che è il benessere della nazione. Per noi, Mattarella è il garante di tutto questo.



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