giovedì 10 dicembre 2009
L'assemblea ha respinto la richiesta dei pm di Napoli con 360 voti contro 226. Il sottosegretario all'Economia è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Voti contrari anche dall'apposizione.
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Con un doppio voto, la maggioranza ha fatto muro attorno al sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione camorristica dalla procura napoletana. L’aula di Montecitorio, con 360 voti a favore e 226 contrari, ha respinto nella mattinata di ieri la richiesta di arresto del parlamentare del Pdl avanzata dai giudici partenopei. Le votazioni sono state a scrutinio segreto, su richiesta esplicita di Vietti (Udc) e sono state precedute da un voto contrario all’arresto, a maggioranza, dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Contro l’arresto dell’esponente politico, accusato da alcuni pentiti di aver favorito il clan camorristico dei Casalesi, hanno votato Pdl e Lega, con l’astensione dei "finiani" Granata e Angela Napoli. L’Udc ha lasciato libertà di voto, i parlamentari del Pd e dell’Idv hanno votato a favore. I no comunque sono stati superiori al numero dei  deputati della maggioranza. Nel pomeriggio il centrodestra ha fatto il bis, respingendo con un margine di tutta sicurezza le mozioni di sfiducia individuale contro Cosentino presentate dalle opposizioni (Pd, Udc e Italia dei Valori), che chiedevano al sottosegretario di dimettersi dall’incarico di governo. Sollevato dall’esito del duplice voto il sottosegretario, festeggiato in aula con abbracci e baci dei colleghi, soprattutto campani, ha commentato: «Sono soddisfatto per l’esito del voto in cui ho ricevuto un ampio sostegno, oltre la maggioranza. Mi dispiace che il Parlamento si sia dovuto occupare di queste cose. Ora chiedo che giudice naturale accerti la verità e smonti queste accuse». La vicenda del voto ha messo altra legna sul fuoco delle polemiche sulla giustizia, in aula e fuori da essa. Per il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto il voto di ieri dimostra che «lo schieramento giustizialista in questo Parlamento è minoritario». Mentre il vice al Senato Gaetano Quagliarello annuncia che è giunto il momento, dopo la vicenda Spatuzza e quella di Cosentino, di rimettere mani nella gestione dei pentiti  e promette interventi a breve. Amedeo Laboccetta si spinge a chiedere al ministro della Giustizia Alfano di mandare un’ispezione al tribunale di Napoli. Dalle opposizioni si alza un fuoco di fila. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani parla di «salvacondotto della maggioranza» al sottosegretario. E il vicecapogruppo alla Camera Maran sottolinea: «Abbiamo valutato attentamente ogni atto e riteniamo che non ci sia stata alcuna persecuzione dei magistrati nei confronti del sottosegretario. Un cittadino comune con quelle accuse – ha aggiunto –  sarebbe in carcere». Antonio Di Pietro, segretario dell’Idv, è andato giù pesante: «Abbiamo vietato alla magistratura di arrestare una persona che ancora sta conducendo  una attività mafiosa di stampo camorristico». Mentre Michele Vietti (Udc) ha ribadito che Cosentino, per motivi di opportunità, avrebbe dovuto dimettersi da sottosegretario: «La sua permanenza  –commenta – mina la credibilità del governo».
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