mercoledì 15 settembre 2021
Il Calderone, nel massiccio del Gran Sasso sull’Appennino, ha perso il suo primato «In 25 anni si è ridotto del 65% e rappresenta il simbolo dell’emergenza climatica»
Il ghiacciaio nel 1916  e quello che è rimasto oggi: due glacionevati

Il ghiacciaio nel 1916 e quello che è rimasto oggi: due glacionevati - .

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«Il Ghiacciaio del Calderone rappresenta un altro simbolo dell’urgenza di azioni mirate alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico». Il rettore dell’Università di Brescia, Maurizio Tira, insieme ad altri colleghi e ricercatori illustri, lancia un appello per fermare la catastrofe climatica, proteggere la biodiversità e frenare il consumo di risorse. E lo fa durante l’ascesa al Gran Sasso, in occasione di 'Climbing For Climate', terza edizione dell’evento promosso dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e dal Club Alpino Italiano (CAI). Rettori, ricercatori e autorità sono salite a piedi sul Ghiacciaio più meridionale d’Europa, il Calderone, simbolo dei danni climatici, nel cuore del Gran Sasso.

Un momento della spedizione

Un momento della spedizione - .

L’obiettivo è lanciare un appello per il contrasto alla crisi climatica, con particolare riferimento ai rischi climatici dell’Europa meridionale. Il Calderone rappresenta un simbolo che si sta spegnendo, vittima 'illustre' del surriscaldamento globale. Sì, perchè ora il ghiacciaio più a sud d’Europa ha perso il suo primato: non è più un ghiacciaio. Negli ultimi 25 anni ha perso il 65% della sua superficie. «È ormai da considerare un insieme di due glacionevati, ovvero ha perso la sua capacità di plasmare il territorio, perdendo così (per sempre?) il primato di ghiacciaio più a sud d’Euro- pa» affermano studiosi e ricercatori della spedizione ' Climbing For Climate' organizzata dall’Università degli Studi di Brescia, Club Alpino Italiano (CAI) Sezione di Brescia e dai quattro Atenei abruzzesi.

«Un ghiacciaio è una memoria, un serbatoio di dati da scandagliare ed esplorare – commenta il Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, Edoardo Alesse –. Il Calderone, il ghiacciaio più a sud d’Europa, si sta sciogliendo rapidamente, come ogni ghiacciaio al mondo, e questa trasformazione ha un responsabile: il nostro stile di vita. Salire sulla montagna insieme, con impegno e un po’ di fatica, ci dà modo di riflettere su cosa è essenziale, quali energie e risorse possiamo utilizzare meglio e meno. Seppure i nostri sforzi per mitigare i cambiamenti climatici non basteranno a salvare il Calderone, speriamo che servano per costruire una società più sostenibile e consapevole che ogni azione ha effetti su quanto ci circonda ».


Studiosi, rettori ed esperti in cammino per sensibilizzare sui cambiamenti climatici. Un appello per fermare la catastrofe ambientale, proteggere la biodiversità e frenare il consumo di risorse

La perdita di massa glaciale ha subito una forte accelerazione durante l’ultimo periodo: tra il 2000 e il 2004, ogni anno i ghiacciai hanno perso 227 miliardi di tonnellate di ghiaccio, mentre tra il 2015 e il 2019, la massa persa ammonta a 298 miliardi di tonnellate all’anno. In questo periodo, lo scioglimento dei ghiacciai ha causato fino al 21% dell’aumento osservato del livello del mare, circa 0,74 millimetri all’anno.

Il comitato glaciologico calcola che dalla metà del XIX secolo, in Italia, si è persa il 40% superficie dei ghiacciai. Nell’Italia centrale una vittima illustre è il ghiacciaio del Calderone, la cui percentuale di perdita di superficie è superiore alla media nazionale con il 50% e con ben il 92% di diminuzione del volume dall’era preindustriale. «Iniziative come il Climbing for Climate contribuiscono non solo alla costruzione di una comunità consapevole, ma anche al rafforzamento delle relazioni tra atenei che vivono e hanno un impatto rilevante sui territori » conclude Patrizia Lombardi del Politecnico di Torino e presidente della Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile.

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