venerdì 26 novembre 2021
In due giorni, l’Italia ha riattivato i canali umanitari grazie a Cei, Caritas e Sant’Egidio. Alcuni dei profughi arrivati ieri sono stati salvati dai trafficanti, altri sono vittime di tortura
L'arrivo dei profughi dalla Libia

L'arrivo dei profughi dalla Libia - Comunità di sant'Egidio

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Con l’arrivo a Fiumicino del primo charter Onu dalla Libia con 93 richiedenti asilo è partito ieri il corridoio umanitario in attuazione del protocollo firmato ad aprile dal governo con Unhcr, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese. In 12 mesi arriveranno con canale sicuro e legale 500 persone vulnerabili tra cui bambini, vittime di tratta, di tortura e malati. Alcuni sono stati liberati dalla detenzione, altri erano in mano ai trafficanti. ​

Dopo l’arrivo saranno accolti da Comunità di Sant’Egidio, Fcei e Tavola Valdese nelle comunità locali potranno chiedere lo status di rifugiato. «È un forte messaggio anche per l’Ue – sottolinea Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio – finora in ordine sparso e spesso insensibile di fronte a un fenomeno come l’immigrazione che è necessario affrontare con urgenza e umanità».

Dal 2016 i corridoi umanitari hanno permesso l’arrivo in Europa di 4.023 persone (3.313 in Italia). Il prossimo volo dovrebbe tenersi a gennaio in base alla situazione in Libia dove, a meno di un mese dalle elezioni, la tensione è alta. Un tribunale militare di Misurata ha condannato ieri a morte in absentia il generale Khalifa Haftar, candidato alle presidenziali come Saif al-Islam Gheddafi, escluso con altri 24 candidati per crimini di guerra.

Intanto nelle acque tra Tunisia e Malta è in corso un’azione di salvataggio della Marina tunisina che ha informato Alarm Phone di aver inviato 4 navi verso le 430 persone in pericolo rispondendo alla richiesta di aiuto. Su Twitter, l’Ong ricorda che i naufraghi vanno portati nella Ue.

Dopo quattro anni stasera Abhram (nome di fantasia) potrà finalmente rivedere la moglie e la figlioletta a Roma grazie ai corridoi umanitari della Cei. La loro storia è un piccolo miracolo di questo canale di ingresso sicuro e legale. Perché l’uomo, 25 anni, profugo eritreo in Etiopia, le aveva lasciate nel 2017 in un campo profughi nel Tigrai, quando aveva deciso di raggiungere il Sudan e da lì la Libia per arrivare in Ue. Il progetto era di ricongiungersi, ma i trafficanti lo hanno imprigionato e torturato per mesi e dopo la liberazione è riuscito ad essere evacuato dall’Acnur in Niger dove si è "spiaggiato". Nel frattempo moglie e figlia sono riuscite a raggiungere l’Italia dall’Etiopia con il primo corridoio umanitario finanziato con l’otto per mille della Cei.

Tutto sembrava perduto, con un deserto e un mare (tombe di oltre 60 mila migranti) a separarli. Ma Abhram ha accennato alla sua famiglia in Italia ai mediatori Onu in Niger, i quali ne hanno parlato la scorsa estate agli operatori della Caritas italiana e di Gandhi Charity che hanno ricostruito la storia e ritrovato moglie e figlia.

Oggi, quando atterrerà il volo charter che porta 50 profughi dal Niger, tra cui 16 bambini, le ritroverà. Il programma dei corridoi umanitari della Caritas Italiana, frutto della collaborazione tra Unhcr, governo e Cei, ha permesso l’arrivo in sicurezza di centinaia di rifugiati, molti dei quali, dopo persecuzioni e violenze che li hanno portati a fugggire dai paesi d’origine (Sudan, Centrafrica, Somalia, Sud Sudan, Eritrea, Camerun, Yemen), sono stati detenuti in condizioni estreme nelle carceri libiche dalle quali sono scappati o sono stati evacuati. Causa pandemia, nel 2020 i corridoi si sono bloccati, quello odierno è il secondo volo del 2021 dal Niger.

Ad attendere i 60 profughi a Roma ci saranno le Caritas diocesane di Vigevano, Crema, Avellino, Venezia, Matera e Verona che con l’accoglienza comunitaria garantiranno ai beneficiari percorsi di prossimità e integrazione. Il Boeing 787 partito da Niamey per Roma è stato messo a disposizione dalla Onlus Solidaire. Il fondatore della compagnia aerea, Enrique Piñeyro, ha voluto sostenere l’iniziativa ricordando che «la nostra missione è anzitutto fornire appoggio logistico alle missioni umanitarie garantendo l’arrivo in sicurezza dei rifugiati».

Il volo porterà al sicuro anche Charlotte, camerunense della minoranza anglofona ridotta in schiavitù lungo la rotta occidentale che porta al Mediterraneo attraverso il Sahara. Fuggita nel novembre 2017, quando gruppi armati hanno attaccato il villaggio, è stata vittima di trafficanti e violenze. Venduta e rivenduta, raggiunge Agadez, in Niger, dove lavora mesi come schiava per trovare i soldi per raggiungere l’Algeria. Nel Sahara il furgone su cui viaggia viene intercettato dai banditi che rapinano e abbandonano tutti nelle sabbie.

Un camion li soccorre e li porta a Bani Walid, in Libia dove la donna viene comperata da un uomo al mercato degli schiavi. Rimasta incinta, il padrone la scaccia pagandole il viaggio nel Mediterraneo. In riva al mare, a Sabratha, perde il bambino. Sfollata a Zwara, riesce a imbarcarsi, ma lo scafo viene intercettato dalla cosiddetta guardia costiera libica e i passeggeri portati in carcere a Tripoli. Qui l’Onu la trova e la porta nel 2018 in Niger. La sua odissea è finita oggi. Prossima tappa dei corridoi a febbraio in Giordania.

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