venerdì 13 novembre 2009
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Èun atto d’accusa duro. È un no forte al ddl sul processo breve. «Oggi sentiamo il dovere di dire che questa riforma avrebbe effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia», scrivono, in una nota congiunta, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, presidente e segretario generale dell’Anm. Il sindacato delle toghe alza la voce. E al suo fianco è tutta l’opposizione a ribellarsi. Bersani parla di «provvedimento inaccettabile» e promette battaglia.Di Pietro agita il fantasma del referendum. E, intanto, non passa inosservata la bocciatura del presidente emerito della Consulta Antonio Baldassarre, una personalità considerata vicina alle posizioni del centrodestra. Bastano due aggettivi per affondare il ddl: «Incosituzionale e imbarazzante». Baldassarre si dice «desolato innanzitutto come cittadino» e attacca un provvedimento che – spiega – violerebbe il principio di uguaglianza soprattutto perché si applica a «reati gravissimi, come quelli di corruzione e concussione» mentre ne escluderebbe altri assolutamente «lievi». Le conclusioni sono un colpo mortale al ddl. «Non è una cosa seria, visto che stiamo parlando di leggi e non di regali».È impensabile pensare a un iter facile. I magistrati fanno muro e avvertono: «È impensabile che il processo per una truffa di milioni di euro nei confronti dell’imputato incensurato si estingua, mentre debba proseguire il processo per una truffa da pochi euro, commessa da una persona già condannata, magari anni prima, per un altro reato». L’Anm non si ferma. «Più che di una amnistia, si tratta di una sostanziale depenalizzazione di fatti di rilevante e oggettiva gravità. Truffatori di professione, evasori fiscali, ricettatori, corrotti e pubblici amministratori infedeli, che non abbiano già riportato una condanna, avranno la certezza dell’impunità». È un j’accuse senza fine che si allarga ai processi Unipol, Cirio, Parmalat e Bnl: saranno certamente cancellati nonostante le centinaia di cittadini costituiti parte civile contro le aziende. Il centrosinistra marcia al fianco dell’Anm. «Si vuole arrivare a ristabilire il lodo Alfano senza dirlo», tuona Di Pietro. C’è una sola opposizione e un solo no. Anche l’Udc si schiera contro il ddl. «Non ci sono parole per commentare un testo che si occupa seriamente della ragionevole durata del processo solo nel titolo», sbotta il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia che definisce «irragionevole e razzista la norma che esclude dai benefici gli extra-comunitari irregolari e comprende invece altre persone che commettono reati più gravi della clandestinità solo perché incensurati, col risultato che gli immigrati vanno in galera e i furbetti di Parmalat e Cirio la passano liscia». Poi tocca al Pd che lascia ad Anna Finocchiaro il compito di scandire il no: «Il ddl Gasparri è viziato da incostituzionalità ed è inaccettabile dal punto di vista morale». E dal palco del congresso dei Radicali a Chianciano, Pier Luigi Bersani torna ad esprimere le sue mille perplessità: «Ci vuole una certa cautela. Io mi chiedo come si fa ad affrontare un tema di questo genere con la serenità necessaria se dobbiamo discutere se è più giusto che vada in prigione un rom per due furtarelli oppure un incensurato che è colpevole di corruzione... Perché è di questo che noi dovremo parlare nei prossimi giorni». Parole dure, un no largo e definitivo, ma Gianfranco Rotondi, il ministro per l’Attuazione del programma, ci prova lo stesso: «Rendere i processi meno lunghi è una necessità. E allora l’opposizione non abbia pregiudizi e faccia in modo che questo cambio di marcia si realizzi concretamente».
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