mercoledì 29 dicembre 2010
Dall’Istituto una parziale marcia indietro sulle verifiche. Venticinque giorni fa la denuncia di Avvenire sul rischio per migliaia di invalidi di perdere l’indennità di accompagnamento. Ora la marcia indietro, una buona notizia, anche se parziale
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Controlli Inps...cessato pericolo. Ma solo per le persone con sindrome di Down. Per gli altri disabili gravi tutto come prima. Anzi con tante paure in più. Perché migliaia di disabili, e le loro famiglie, stanno aspettando da molti mesi una risposta dall’Inps all’invio della documentazione richiesta per dimostrare la disabilità. Aspettavano per capire se fosse sufficiente. Invece... silenzio. Comunque la parziale marcia indietro dell’Inps è già una buona notizia, la dimostrazione che si possono evitare nuove sofferenze a chi, i disabili e le loro famiglie, già conduce una vita difficile. La nuova decisione dell’istituto previdenziale è contenuta nel «messaggio» della Direzione generale n. 31125 e porta la data del 9 dicembre, cinque giorni dopo la denuncia di Avvenire sul rischio di nuovi tagli per i veri disabili, attraverso l’annunciato piano di controlli. Il contenuto del documento, pur se limitato alle persone con sindrome di Down, va proprio nella direzione richiesta da famiglie e associazioni.«Con riferimento alle Linee guida operative predisposte dal Coordinamento Generale Medico Legale in materia di invalidità civile – si legge nel documento interno dell’Inps –, si precisa che, nei confronti dei soggetti affetti da sindrome di Down, interessati da accertamenti sanitari per invalidità civile, deve essere riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento e deve essere applicato, ove possibile, il DM 2 agosto 2007, sia in fase di verifica ordinaria, sia in fase di verifica sulla permanenza dei requisiti sanitari». La conseguenza immediata di questa decisone, si legge ancora nel messaggio, è che «anche su base meramente documentale, gli interessati devono essere esclusi da qualsiasi visita di controllo sulla permanenza dello stato invalidante». Una sorta di automatismo. Tirano un sospiro di sollievo migliaia di famiglie. Niente più umilianti visite di controllo. Niente più interminabili file per dimostrare il già dimostrato da anni. Niente più il sospetto di essere dei truffatori. E chi in questi mesi si era visto revocata l’indennità di accompagnamento, proprio in base all’applicazione delle Linee guida, può chiederne ora il reintegro (vedi intervista a parte).In realtà la nuova posizione presa dall’Inps non è altro che l’applicazione, pur se tardiva, di norme che già avrebbero dovuto escludere le persone con sindrome di Down, ma anche tanti altri disabili gravi, da controlli e verifiche successive al riconoscimento dell’invalidità. Lo prevedeva proprio il decreto del 2 agosto 2007, quello ora citato nel messaggio. Le Linee guida, come denunciammo venticinque giorni fa, introducevano norme molto severe per l’accertamento dell’autonomia dei disabili e quindi per il mantenimento dell’indennità di accompagnamento. «In pratica – scrivevamo – se un disabile è capace di condurre autonomamente gli atti di vita quotidiana in casa (come vestirsi, mangiare, andare al bagno) corre il rischio di perdere tale indennità, anche se poi, uscito di casa, non è capace di tornarvi». A rischio soprattutto disabili mentali come persone con sindrome di Down, autistici, cerebrolesi o anche anziani affetti da demenza senile o Alzheimer. Con la decisione presa cinque giorni dopo la nostra denuncia, le persone con sindrome di Down non corrono più questo pericolo. Basterà la documentazione originaria, quella che aveva dichiarato e certificato l’invalidità. Proprio come previsto dal decreto del 2007. Ma sotto la scure delle visite mediche e dell’applicazione severa delle Linee guida restano, purtroppo, gli altri disabili gravi. Anche perché in migliaia, malgrado l’invio della documentazione richiesta dall’Inps, non hanno ancora ricevuto una risposta. Alcuni attendono ormai da cinque mesi. Eppure nelle lettere inviate (molte addirittura a luglio), l’Inps imponeva appena 15 giorni di tempo per l’invio di tale documentazione. Molta fretta. La manovra economica di giugno ha previsto, infatti, 100mila controlli entro l’anno. E le richieste, coi termini perentori, sono partite. Ma per la risposta, invece, i tempi si stanno misteriosamente allungando.Il timore, dunque, è che si voglia saltare il controllo documentale (ricordiamo che si tratta di documenti ufficiali, frutto delle commissioni delle Usl) per passare direttamente alle visite mediche, con tutto il corollario di umiliazioni e sofferenze. Attese, file, ostacoli psicologici e materiali (vedi il caso di Napoli a fianco). Proprio quello che il decreto del 2007 intendeva escludere per le disabilità più gravi. Ora arriva la buona notizia per le persone con sindrome di Down. Possono essere degli «apripista» affinché anche per gli altri si escludano inutili controlli. Si può e si deve fare. Per evitare dolorose e assurde discriminazioni. Non ci possono essere figli e figliastri. Basterebbe solo applicare alla lettera la legge. Lo si è fatto il 9 dicembre, lo si continui a fare anche per tutti gli altri.
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