martedì 16 maggio 2023
La resistenza ai farmaci di batteri e funghi causa già oggi, in Italia, 11 mila morti all'anno. Nel policlinico universitario romano si cambia approccio con diagnosi e terapie "su misura"
Il Policlinico Gemelli

Il Policlinico Gemelli - Ufficio stampa Gemelli

COMMENTA E CONDIVIDI

È la nuova grande emergenza sanitaria mondiale dei prossimi anni: la resistenza ai farmaci dei “super-microbi”. Già oggi nell’Unione Europea più di 670 mila infezioni sono dovute agli agenti patogeni resistenti agli antibiotici: 33 mila persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni. Secondo le autorità sanitarie internazionali, batteri e funghi potrebbero provocare 10 milioni di morti nel mondo entro il 2050. In Italia il problema è più urgente che altrove, visto che i decessi annuali sono 11 mila (la metà dei quali può essere prevenuta), un terzo di quelli dell’Ue. E, se le cose non cambieranno, si stima che nel 2050 in Italia potrebbero esserci fino a 450 mila morti per infezioni. Per contrastare questo pericolo e cambiare gli attuali metodi di approccio diagnostico-terapeutici, è nato nell’Irccs Policlinico Gemelli di Roma l’Antimicrobial Stewardship Center of Excellence (Ams Coe) in Italia. Frutto di una partnership che il grande nosocomio universitario della Capitale ha siglato con la multinazionale della diagnostica “bioMérieux”, è il decimo Ams Coe nel mondo, il secondo in Europa dopo quello avviato dalla società francese in madrepatria, nel “Centre Hospitalier di Valenciennes”.

Il Gemelli attiva dunque soluzioni diagnostiche che permetteranno «sia di rilevare nei pazienti la presenza di un'infezione microbica in corso», sia di «individuare, con appositi test rapidi, a quali antibiotici quel patogeno è resistente e quindi facilitare la scelta del farmaco giusto». Si tratta, spiega l’ospedale, della cosiddetta diagnostica molecolare ad approccio sindromico, una strategia pro-attiva al contrasto dell’urgente problema dell’antimicrobico-resistenza.

«Con questo approccio, l’obiettivo è di contrastare la vecchia abitudine di ricorrere a trattamenti antibiotici “sequenziali”, cioè di provare nello stesso paziente farmaci diversi prima di trovare quello giusto – spiega Maurizio Sanguinetti, direttore del dipartimento Scienze di laboratorio e infettivologiche e dell’unità di Microbiologia del Gemelli, oltre che ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica –. Una procedura, quest’ultima, ancora troppo diffusa e pericolosa in quanto alimenta a sua volta la diffusione dell'antibiotico resistenza. Il risultato di una diagnostica superficiale porta all’utilizzo indiscriminato di diversi trattamenti antibiotici e antimicotici che alla fine possono rivelarsi inutili e dannosi, non solo per il paziente che li riceve, ma anche per l’intera comunità. È ormai assodato - conclude Sanguinetti - che il problema dell’antimicrobico-resistenza dipende in grandissima parte dal sempre più diffuso abuso di farmaci».

Questo progetto della durata triennale, aggiunge il direttore generale della Fondazione Policlinico Gemelli, Marco Elefanti, e «che vede partner due soggetti internazionali privati impegnati, con le proprie alte competenze, su un rilevante argomento di salute pubblica presente e futura, quale l’antibiotico resistenza, ha un valore strategico e unisce innovazione, ricerca e cura».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: