mercoledì 21 giugno 2017
Impegno del governo a procedere in tempi rapidi al rinnovo dei vertici della centrale acquisti della Pa. Al vaglio del Csm presunte irregolarità che sarebbero state commesse dalla Procura di Napoli
Consip, la maggioranza tiene. Respinta la mozione su Lotti
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La lettera del ministro Padoan smina il caso Lotti. In Senato la maggioranza perde Mdp, ma tocca quota 244 con Forza Italia, Idea e Ala. Passa con 185 voti a favore, 76 contrari e 5 astenuti anche la mozione a prima firma Luigi Zanda e sulla vicenda Consip e i suoi risvolti politici sul governo cala il sipario. Nessun affondo che possa minare la legislatura.

Dopo una giornata lunga e complessa, si chiude dunque un caso aperto 100 giorni fa, sulla contorta inchiesta in corso per gli appalti della società che gestisce gli acquisti per la pubblica amministrazione, sul quale il governo ha rischiato lo scivolone. Fino a ieri, quando – di fronte a Mdp che con Gotor chiedeva la sospensione delle deleghe del ministro dello Sport – il renziano Andrea Marcucci ha invocato una verifica, per capire su quale maggioranza può ancora far conto l’esecutivo di Gentiloni. «Il voto su una mozione non può mettere a rischio la vita del governo però senza dubbio questa presa di distanza di Mdp rispetto al governo Gentiloni mi sembra preoccupante – è stata la tesi del senatore pd – . Credo che il presidente del Consiglio sicuramente si farà carico di una verifica politica, credo ce ne sia bisogno. Poi se sparano a salve o se sono ambigui, questa è una questione che dovete sottoporre a loro». Una forzatura, secondo Pier Luigi Bersani: «Per noi, di certo, il governo deve andare avanti. La legislatura deve continuare, ma senza pretendere di chiuderci la bocca».

E per non chiudere la bocca a nessuno, il presidente del Senato respinge la richiesta del Pd di rinviare il voto sulle mozioni alla prossima settimana (quando l’assemblea dei soci nominerà il nuovo cda), e lascia che lo scontro si definisca una volta per tutte. Così Pietro Grasso legge la lettera del ministro dell’Economia Padoan, che sottolinea come il cda di Consip sia ormai dimissionario: con «le dimissioni da parte di due consiglieri si intende dimissionario l’intero cda», scrive il titolare del Mef. E passa all’esame delle mozioni.

Trascorrono ore in cui il Pd e parte delle opposizioni limano testi per evitare lo scontro. Di fatto il caso in questione si va risolvendo. I dem chiedono un documento unitario in cui si invita l’esecutivo a procedere al più presto con la nomina di un nuovo cda. Qui, però, scoppia il caso nel caso con i bersaniani decisi a chiedere la testa di Lotti, braccio destro di Renzi. Un assist per i pasdaran del segretario dem, pronti a mettere alla prova la maggioranza di governo. Ma la reazione dell’esecutivo è gelida, e subito in Parlamento ci si compatta, mentre prende forma una maggioranza trasversale, pronta ad approvare le mozioni che non sfiorano l’esecutivo. «La verità è che l’opposizione non c’è, farebbero di tutto per continuare la legislatura», ironizzano i renziani.

Insomma, nessuno vuole affondare la nave. Lo stesso senatore Augello, firmatario della mozione che chiede all’esecutivo di individuare e sospendere le gare per le quali i vertici della Consip erano stati oggetto di «altre richieste di favori», stralcia questa parte e chiede il voto sulle parti condivise dal Pd. Quanto al testo di Zanda, il mancato consenso di Mdp viene ammortizzato da 39 voti di Fi e Ala insieme al gruppo di Gaetano Quagliariello, mentre i bersaniani votano solo il proprio documento, bocciato ma con il consenso dei 5 Stelle. Mentre le rimanenti due mozioni, presentate dalla Lega, e da Sinistra Italiana, vengono, con i voti favorevoli dei soli senatori dei rispettivi gruppi parlamentari.

«Abbiamo raggiunto un grande risultato: dopo cento giorni di strenua resistenza, il governo ha dovuto piegarsi alle opposizioni», è la lettura di Quagliariello. «Ciò è stato sancito politicamente dall’azzeramento dei vertici di Consip, e tecnicamente dal fatto che la prima mozione approvata, nel suo dispositivo, è stata la nostra a prima firma Augello, votata anche dai senatori della maggioranza. La nostra mozione ha costretto il governo a piegarsi e a ribaltare le sue posizioni, dopo aver per oltre cento giorni fatto di tutto e di più per salvare il management renziano posto ai vertici di Consip».

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