martedì 17 gennaio 2012
​Le preghiere, gli appelli per i dispersi, la rabbia, ma anche la gratitudine per chi ha portato i soccorsi: tutto questo sul social network.
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«Questa bimba di 5 anni risulta ancora fra i dispersi assieme al suo papà di 37. Se qualcuno sapesse qualcosa o li avesse visti  dopo o durante il naufragio, può farcelo sapere? Si sa solo che, dopo essere  scivolati nell'acqua imbarcata dalla nave, per poi essere ritirati su da un uomo con la corda, gli è stato detto di andare dall'altra parte della  nave, dato che lì non c'erano più scialuppe. Poi non se n'è più saputo  nulla»... Firmato Cristian Ottaviani. C'è tutta l'angoscia di chi da casa  attende notizie dei dispersi, nei post che dal momento del naufragio si  sono riversati su facebook, insieme alla speranza dei sopravvissuti, alle  preghiere, alla rabbia, alle polemiche. Chi era sulla nave vuol condividere,  anzi, ne ha bisogno per dimenticare, per cancellare dagli occhi la paura,  mette foto, commenti, dubbi. Chi non c'era chiede di capire. I fronti si  spaccano, da una parte gli innocentisti, dall'altra i colpevolisti, in  mezzo chi evita processi sommari e aspetta che a parlare sia la giustizia.  Il tutto, però, accompagnato da un popolo che prega e a Dio affida le vite  dei dispersi. IL DOLORE, GLI APPELLI«Non c'era nessuno per  salvare mio marito, mi aveva dato il suo giubbotto di salvataggio perché  io non so nuotare. Sono stanca, ancora sotto shock, mia figlia sta tornando  in Italia per riportare il corpo di mio marito...». Grazia Coco sceglie di parlare per bocca di una donna francese, viva solo perché il marito  si è sacrificato per lei. Si chiama Nicol e il suo Francis, 71 anni, è  una delle sei vittime accertate. Passano le ore e gli appelli sul social network si succedono sempre più angosciati, mentre c'è chi prega e chi ricorda che intanto la nave scivola verso il baratro. C'è anche chi non ha più molto da sperare, se non di riuscire almeno a ricostruire le ultime ore del proprio caro: «Scusate - scrive Alice Nails - ma ancora non ho capito dove sia stato ritrovato il nostro parente, il sardo Giovanni Masia, in tivù parlavano del ristorante numero 5, invece altri dicono sul ponte numero 3, nella parte completamente sommersa...». Sembra assurdo soprattutto che, a due passi dalla costa e su una nave superattrezzata, si possa morire: «Ora mi chiedo - scrive Alice -, ma è possibile che nei momenti dei soccorsi, quando la zona non era ancora sommersa, nessuno abbia visto questi due anziani, fermi lì da soli?... Qualcuno di voi ha visto qualcosa?». Cerca testimonianze, la morte ormai è una certezza, ma si può davvero morire così? La risposta giunge prontamente da Eleonora, insieme alle condoglianze: «Il ristorante è al ponte 3...». «Allora la ricostruzione fila liscia. Lo stanno riportando in Sardegna adesso», conclude mestamente Alice. Poco dopo è Francesca Govigli, viceispettrice infermiere volontarie della Croce Rossa di Grosseto, a rivolgersi a Facebook per il suo appello: «Sono impegnata nell'emergenza nave - scrive - Sono qui autorizzata a fare ricerca di questa persona: Luisa Virzì, passeggera. Si è registrata a Porto Santo Stefano. Da allora non si hanno notizie. Prego tutti di condividere». Ma è soprattutto la piccola Daiana, 5 anni, dispersa col suo papà Williams, a commuovere anche gli sconosciuti, oltre ad amici e parenti. «Appello!!! - scrive Valentina Metalli col linguaggio affrettato dei post -nn abb notizie»: l'invito resterà tragicamente inascoltato (ancora fino a ieri sera tardi nessuna risposta utile). «Per tutti coloro che li avessero visti o avessero notizie, siete pregati di lasciare un commento e/o avvertire le autorità. Aiutateci grazie!!!». Col passare delle ore, mentre i sommozzatori cercano ormai soltanto o corpi o un miracolo, e la loro stessa incolumità è messa a rischio, l'attesa di notizie positive si fa sempre più accorata e molti si affidano alla preghiera. «Il nostro paese, Portoscuso, ha perso un grande uomo, un uomo umile, gentile, amante del suo mare, della sua dolcissima moglie, un nonno fantastico, un padre meraviglioso . Arrivederci Nino Masia, ci mancherà il tuo sorriso!!!». Il volto giovane e abbronzato, con barba e lunghi capelli da musicista, è invece quello di Giuseppe Girolamo, «il batterista della Band Dee Dee», anche lui «sparito nel nulla», scrive Sara Saponari, e tanti altri la seguono nell'appello. Alessia Sirigu ringrazia anche gli abitanti dell'isola, «che hanno prestato prontamente soccorso...». Era a bordo assieme alla numerosa famiglia. «Noi siamo stati tra gli ultimi a scendere dalla nave. Purtroppo quando siamo saliti sul ponte 4, ormai non c'erano più scialuppe. Abbiamo passato ore di terrore, ci hanno fatto ritornare all'interno della nave, tutti tenuti per mano, con la falsa speranza di poter raggiungere il lato più basso. Ci dicevano che lì le scialuppe potevano accoglierci, ma l'acqua saliva, ci siamo arrampicati come potevamo, e non so per quale miracolo abbiamo raggiunto l'esterno io, i miei zii, i bambini di 5 e 13 anni. Fino alle 3 passate siamo rimasti sulla chiglia della nave, abbiamo rischiato di morire assiderati, eravamo scalzi e con un vestititino leggero...». L'epilogo è impressionante: «Ci siamo arrangiati strappando i teli delle scialuppe per coprirci. I momenti più terribili sono stati quando stavamo risalendo per mettere in salvo i bambini... purtroppo mio zio è ancora disperso».LA RABBIA, LE POLEMICHE«Resterà una cosa poco chiara per tutta l'eternità? Come un tipico caso tutto italiano? Già ci sono delle contraddizioni enormi. Spero che si farà chiarezza», scrive Vittorio Orlando, mentre il numero dei dispersi oscilla tra i 16 e i 24. Augusto Giorgiano cerca di comprendere le cause della tragedia: «Anke una "spacconata" da follia pura è da considerare! Tutto è possibile! L'uomo è capace di fare tutto! La storia ne è piena». Antonella Petrone ricorda di aver fatto «con Costa Deliziosa la crociera a dicembre 2011 in partenza da Napoli. Anche noi abbiamo avuto dei problemi gravi a bordo ma nessuno ci ha mai avvertito. ci dicevano ke la nave navigava in perfetta sicurezza...dopo 2 gg ci hanno sbarcato per un pelo ce l'abbiamo fatta». Luigi Bettoni punta il dito, come la grande maggioranza, contro «il mal vezzo di navigare sotto costa»: «A settembre scorso ero a Dubrovnick e stavo pranzando al ristorante sotto la rocca, quando all'improvviso la potente sirena della Concordia Costa ci salutò facendoci sobbalzare sulle sedie. La nave transitava a due passi dalla balconata del ristorante. Era quindi prassi normale per catturare l'attenzione della gente».PREGHIERE e GRATITUDINEAlle tante preghiere, si uniscono le parole di gratitudine per l'equipaggio che, nonostante le polemiche, si è reso protagonista di atti di eroismo. Stefano Ciavarella racconta: «Il secondo ufficiale Simone Canessa è rimasto fino alle 6 di mattina con la torcia e l'acqua fino alle gambe per bussare ad ogni porta delle cabine dei passeggeri per portarli in salvo... 30 ore senza dormire... le parole non bastano per dire quanto è stato grande!». Piero Torchia: «Io mi sento di fare una sola cosa, una preghiera per tutti coloro che sono ancora nella nave, o comunque dispersi, una preghiera di speranza perché possano essere tutti trovati e ritornare dai loro cari sani e salvi. Inoltre un ringraziamento bisogna farlo a tutti coloro che si stanno adoperando per il salvataggio e l'assistenza dei passeggeri». Maria Rossi ha «un pensiero e una preghiera per coloro che non ce l'hanno fatta. Grazie di cuore a tutte le persone che si sono prodigate nell'aiutare senza chiedersi perché, con l'altruismo che caratterizza i migliori italiani». Anna Cardile ricorda che «se questa disgrazia non si è trasformata in apocalisse lo si deve a piccole decisioni coraggiose». Come quella di Manrico Gianpetroni, commissario di bordo, salvato dopo 36 ore nell'acqua gelida e buia dove era precipitato salvando da ore decine di persone.                                    
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