martedì 14 maggio 2013
​Il sacerdote, di origini congolesi, è stato preso di mira per l'impegno a fianco dei più bisognosi. Il vescovo: «Che cristiano è chi compie simili gesti?». Promossa una fiaccolata a cui ha preso parte anche il vice ministro Bubbico: «Lo Stato c'è».
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Tutti con don Rigaubert, tutti a chiedergli di non mollare, di restare al suo posto. Don Rigaubert Elangui, parroco di Benestare un piccolo centro della Locride, dopo l’attentato subito è stato sommerso da grandi manifestazioni di affetto. Proprio accanto al luogo in cui è stata bruciata la sua auto ha fatto sosta la fiaccolata che è stata organizzata in modo spontaneo dai suoi parrocchiani che, accanto ai segni anneriti rimasti sull’asfalto, hanno gridato un «No» deciso alla violenza. Alla fiaccolata hanno preso parte anche il vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, accanto a lui il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico ed il Prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli. Poi diversi sindaci del comprensorio, le confraternite con i loro gonfaloni e, soprattutto, la gente di Benestare.«Quando matureremo una vera coscienza civile?», ha chiesto il vescovo locrese definendo «un gesto vigliacco» l’attentato a don Rigaubert che da poco è stato nominato assistente spirituale della Commissione diocesana Giustizia e Pace. Il presule ha ammonito chi si professa cristiano e poi mette in pratica simili azioni: «Chi ha compiuto questo gesto – ha detto – chissà quante volte ha baciato la Madonna del Rosario» (la patrona di Benestare ndr.). E ha continuato: «Sicuramente sarà anche battezzato e cresimato, ma dove sta la sua fede? A cosa gli servono i sacramenti ricevuti? Al cristianesimo – ha aggiunto con amarezza – spesso ci si avvicina solo con gesti esterni che con la fede non hanno niente a che vedere».Sincero il sostegno al parroco anche da parte dell’amministrazione comunale che con il sindaco Rosario Rocca ha invitato i cittadini a scegliere senza tentennamenti la strada della legalità. E non è questa la prima volta che un sacerdote viene preso di mira in questo territorio, in passato si sono registrate diverse intimidazioni, segno evidente che l’azione pastorale della Chiesa locale non piace alla criminalità. Mentre si auspica che vengano individuati i responsabili, il vescovo ha evidenziato che da sola la repressione non può bastare: «Questo territorio – ha detto – si sente abbandonato dallo Stato». Dal canto suo, il vice ministro Bubbico, pur condividendo il fatto che certe strutture mancano e che certi servizi sono carenti, ha voluto testimoniare la presenza delle istituzioni; anche per questo ha voluto ascoltare il Vescovo rendendogli visita in Episcopio, a Locri. Con lui e con i presidenti dell’assemblea e del comitato dei sindaci della Locride, Giorgio Imperitura e Giuseppe Strangio, si è parlato dei problemi che attanagliano questo territorio, primi fra tutti proprio quello della criminalità e la mancanza di lavoro. «Lo Stato c’è – ha detto Bubbico – e vuole garantire a tutti i diritti fondamentali; chiediamo però a ciascuno impegno e responsabilità per crescere assieme, non dobbiamo rassegnarci a subire la forza di chi non ha l’autorità per esercitarla». Il giovane sacerdote, originario del Congo, circondato dall’affetto dei suoi parrocchiani e dei ragazzi in particolare, non ha nascosto la commozione.
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