mercoledì 28 maggio 2014
Dopo la rielezione di politici collusi, ​Bubbico e Lanzetta: serve svolta totale. Il piano al Consiglio dei ministri entro giugno.
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​Il governo corre ai ripari dopo la rielezione domenica nei comuni sciolti per mafia di molti sindaci e amministratori "collusi" con le cosche, mandati a casa due anni fa, sia in Campania che in Calabria. E accelera per la riforma della normativa sullo scioglimento delle amministrazioni infiltrate dai clan, che sarà approvata dal Consiglio dei ministri entro giugno, assieme alle nuove norme sul contrasto al crimine organizzato e sui dei beni confiscati. Il testo è pronto da tempo e mancava solo il "via libera" del ministero dell’Economia per le coperture necessarie per le importanti innovazioni. Ora è arrivato e si può procedere. «Era già urgente, ma lo è ancora di più alla luce di quello che è successo domenica e dopo l’aumento delle intimidazioni contro i sindaci: condizionamento mafioso e esposizione degli amministratori sono le due facce della stessa medaglia, della pressione delle mafie sui comuni», spiega il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che insieme al ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, sta predisponendo questa importante riforma. «È un problema serissimo – aggiunge la Lanzetta, ex sindaco calabrese minacciato – ci vuole più attenzione da parte della politica nazionale perché i comuni sono il vero baluardo dello Stato sul territorio. Proprio per questo è una delle priorità del governo nella lotta alle mafie». Anche perché, insiste Bubbico, «non possiamo affidare alla magistratura il compito di selezionare la classe dirigente, è necessario che i partiti scelgano con maggiore attenzione i rappresentanti negli enti locali. Tutte le nostre analisi – aggiunge – ci dicono che le mafie puntano sui comuni, anche quelli piccoli. Non solo per gli affari ma soprattutto per il controllo del territorio. Per questo vogliono governare».Scelte politiche, dunque, ma anche operative. Nella riforma si renderà più rigida la possibilità di rielezione e si daranno più poteri ai commissari inviati a guidare i comuni sciolti, con la possibilità di intervenire sui dirigenti comunali che, spiega ancora Bubbico, «restando al loro posto fanno permanere il condizionamento mafioso». Si prevede poi l’obbligo di ricorrere alla Stazione unica appaltante per tenere fuori le cosche dalle opere pubbliche. E anche, aggiunge il viceministro, «introdurre meccanismi di controllo sulla legittimità degli atti, applicando norme anticorruzione, ridando maggiori poteri ai segretari comunali». Perché, ed anche questa è una novità, «vogliamo riuscire ad intervenire prima, man mano che i problemi si presentano e non quando i guai sono avvenuti».«Ma daremo anche più mezzi e fondi ai commissari – annuncia la Lanzetta – perché ci siamo accorti che in certi contesti hanno grandi difficoltà ad amministrare, mentre è indispensabile fornire i servizi ai cittadini che altrimenti non hanno la consapevolezza del cambiamento, che le cose senza le mafie vanno meglio. Serve una svolta totale in questi comuni – avverte – altrimenti tornano i politici collusi con le mafie come è successo domenica».
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