giovedì 27 febbraio 2014
​Salgono a sette i grillini che hanno deciso di lasciare il partito dopo l'espulsione di quattro "ribelli". Anche il sindaco di Parma Pizzarotti si smarca da Grillo: questa operazione non l'ho capita.
SCHEDA Un anno di espulsioni e lacrime
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Espulsioni e dimissioni, lacrime e accuse al veleno. Il Movimento Cinque stelle è nel caos dopo l'allontanamento, deciso prima dal leader Beppe Grillo e confermato ieri dai militanti sul web (con 30mila sì e 13mila no) di quattro senatori considerati "ribelli": Orellana, Bocchino, Battista e Campanella. Colpevoli di aver critcato il comportamento di Grillo nel confronto, durato pochi minuti, con Matteo Renzi.  Sette dimissioni sono già state depositate e si ipotizza che in numero possa salire nei prossimi giorni e che si possa arrivare alla formazione di gruppi autonomi al Senato e alla Camera. Sullo sfondo l'ipotesi che si possa dialogare con la sinistra, in particolare con Sel e il gruppi dei "civatiani". Nessuna fiducia a Renzi, ma un atteggiamento più dialogante. Il deputato Alessio Tacconi ha scritto una mail al capogruppo D'Inca per comunicare la decisione di lasciare il gruppo parlamentare. Un altro deputato a quanto si apprende, Ivan Catalano, ha lasciato il gruppo M5S alla Camera per entrare nel gruppo misto. Formalizzate anche le dimissioni al Senato di Alberto Orellana, Alessandra Bencini, Laura Bignami e Monica Casaletto oltre a quelle già comunicate di Maurizio Romani e Maria Mussini. Un altro deputato a quanto si apprende, Ivan Catalano, ha lasciato il gruppo M5S alla Camera. Catalano, ormai ex deputato grillino, passa ora al gruppo misto. Dei quattro esplusi dal Movimento solo Orellana ha presentato le dimissioni gli altri tre hanno annunciato di volersi prima confrontare con gli attivisti.

A prendere le distanze dai metodi utilizzati da Grillo anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti che ha affidato a Facebook le sue perplessità. "Lo dico con estrema buona fede ai nostri deputati e senatori: dateci elementi sulle colpe dei quattro senatori espulsi; convincetemi su quest'azione così forte e che non concede appello, perchè io non l'ho capita. Non ho capito che cosa è stato commesso, e se ciò che è stato commesso riguarda la violazione precisa del vostro regolamento". Durissime le parole usate da Nichi Vendola, leader di Sel, per commentare la vicenda delle espulsioni: "siamo alla lapidazione di massa".  

 

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