giovedì 19 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
ROMA Un modo per tentare di fermare le telefonate moleste esiste. Dal 28 gennaio, infatti, è entrato in vigore il Codice di etica professionale per l’autodisciplina nelle attività di call center di Assocontact, associazione che rappresenta la maggior parte dei call center in Italia (70% del mercato), aderente a Confindustria. Le linee che si sono autoimposte gli imprenditori del settore sono «stringenti e rigorose». Con il Codice, approvato a marzo dal centinaio di aziende associate, si intende garantire «che l’attività dei call center, quale espressione di una delle modalità di vendita di beni e servizi, venga realizzata, come servizio per il pubblico, nella tutela dei diritti dei consumatori». «Vogliamo essere riconosciuti – spiega Roberto Boggio, presidente di Assocontact – come una vera industria, che dà lavoro a 80mila persone in tutta Italia e che per competere ha bisogno di regole certe e di un contratto unico per il settore dei call center in outsourcing. Con il Codice etico sono state definite delle norme di deontologia professionale, con contatti telefonici effettuati in modo e orario ragionevole, regole di comportamento interne all’azienda e verso i fruitori di servizi, le istituzioni e la committenza. Le aziende, in questo modo, si impegnano a rispettare alcune significative responsabilità, che si traducono nel mantenere comportamenti etici volti a garantire la correttezza dell’attività commerciale e la sostenibilità economica della vendita diretta». In sostanza è un insieme di buone regole che gli associati si impegnano a osservare. Ma soprattutto è il tentativo di far rispettare la buona educazione: telefonare in orari che tengano conto della vita privata delle persone (quindi né la mattina presto né la sera tardi e e nemmeno la domenica e i giorni festivi); non insistere richiamando più volte lo stesso numero. «La nostra è una vera e propria campagna educativa a tutti i livelli – sottolinea Boggio –. Vogliamo portare avanti una grande opera di miglioramento del comparto. Ma sappiamo che esistono aziende e dipendenti maleducati. Da parte nostra possiamo soltanto espellere chi non si attiene al nostro Codice etico. Mentre le sanzioni sono demandate per competenza alle Authority». In effetti, il mercato è diventato più difficile per chi rispetta le regole. In Italia operano 200 aziende strutturate (tra queste 20 sono le maggiori), ma anche un sottobosco costituito da circa 2mila realtà artigianali, che spesso accettano dai committenti contratti irrisori e sfruttano i lavoratori pagandoli in nero. Il Garante della privacy ha provato a porre limiti, ma i consumatori hanno continuato a essere disturbati. Fino all’anno scorso, erano state aperte più di 10mila istruttorie per abusi da parte di aziende di telemarketing. Boggio, tuttavia, è ottimista: «Quel che ci preme è dipingere l’operatore non come un disturbatore, ma come un amico, che ci può dare una mano a risolvere un problema o far risparmiare, proponendoci un’offerta conveniente». © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: