lunedì 13 maggio 2013
Dopo un terremoto i «setacciatori di macerie» mettono in fila reperti storici e mattoni segnati dal tempo.
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I "setacciatori di macerie" erano già entrati in azione in Umbria e Marche, recuperando frammenti di affreschi distrutti dal sisma del ’97. Nove anni dopo, a L’Aquila, avevano raccolto – con la stessa dedizione – rovine del castello cinquecentesco e dell’archivio della Curia. Il "gruppo arte" delle Misericordie non si è tirato indietro neppure dopo il terremoto in Emilia. «La nostra è solo bassa manovalanza», si schermisce Sergio Ripa, coordinatore del gruppo. In realtà, dietro c’è uno slancio di solidarietà trasformato in decine di fine settimana trascorsi a raccogliere mattoni caduti, e a catalogarli poi in base alla qualità. Nella speranza che possano servire, in futuro, per il restauro. Il lavoro alla chiesa settecentesca di San Possidonio (Modena) è ormai completato: la montagna di detriti – una delle tante testimonianze ancora presenti del sisma – ha lasciato il posto a una più ordinata fila di mattoni, suddivisi tra interi e rotti (ma comunque recuperabili); presto il "gruppo arte" si sposterà a San Giacomo Roncolo, nel vicino comune di Mirandola. Vietato improvvisare: «Le nostre squadre di Milano-Sant’Ambrogio, Siena e Roma hanno svolto dei corsi sulla movimentazione delle opere, e devono sapere come intervenire – spiega Ripa –. Anche se in Emilia, lavorando solo sulle macerie esterne, non abbiamo avuto a che fare con oggetti particolarmente delicati». Al limite, qualche pezzo di cornicione. Niente statue, però, né immagini sacre: a quelle, fin dove è stato possibile, hanno pensato i vigili del fuoco, nei giorni più caldi del sisma. I "setacciatori" sono arrivati dopo, a dicembre. Tanto impegno, ma i frutti si vedranno non prima di alcuni anni: «Ancora è presto per poter sapere quando la chiesa verrà ricostruita, e credo che, purtroppo, lo stesso discorso possa valere anche per le altre - prosegue il coordinatore del gruppo - A San Possidonio, in particolare, il crollo del tetto ha provocato lo sfondamento della cripta». Il terremoto non ha risparmiato nulla alla comunità, che lo scorso agosto portò in processione il crocifisso sfigurato dal disastro: della statua del Cristo si era salvato solo il braccio sinistro. Oggi, a quasi un anno dal sisma, nella chiesa ancora non si può mettere piede. Ma l’impegno delle Misericordie prosegue senza soste: «La Soprintendenza ci ha fornito un lungo elenco di edifici, ordinati in base alla priorità, su cui lavorare. §Ne avremo per parecchio tempo - spiega Sergio Ripa - Con l’estate, però, speriamo di poter fare passi in avanti: per il bel tempo, certo, ma anche perché vorremmo inviare i gruppi di volontari per tutta la settimana, e non più soltanto nei weekend». Così, la tre giorni del meeting nazionale delle Misericordie, che si conclude oggi a Modena, è stata anche l’occasione per fare un punto degli interventi ancora da realizzare. Dalle macerie di oggi, rinasceranno le chiese di domani.
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