giovedì 11 aprile 2024
Nessun rischio per l'approvvigionamento di energia elettrica ma l'impianto di Bargi resterà chiuso per anni. In Italia il 70% delle centrali ha più di 40 anni
La centrale di Bargi sul lago di Suviana

La centrale di Bargi sul lago di Suviana - Ansa

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Nessun rischio di distacchi programmati o black-out: l'approvvigionamento di energia elettrica a livello nazionale, ma anche locale, non è messo in discussione dall'esplosione della centrale di Bargi. Anche se si tratta dell'impianto più potente della Regione in termini di produzione non è poi così rilevante. Di certo resterà inutilizzabile per anni e bisognerà capire come e quando potrà ripartire. I due laghi artificiali creati dalle Ferrovie per alimentare le reti.

La storia dell'impianto inizia con le Ferrovie dello Stato

Due laghi artificiali, quattro dighe e sei centrali, compresa quella di Bargi dove si è verificato il tragico incidente: è questa la composizione del complesso ingegneristico realizzato in provincia di Bologna a partire dagli anni '30 per sfruttare le risorse idrauliche e produrre energia. A realizzare i due invasi di Brasimone e Suviana furono le Ferrovie dello Stato per alimentare i collegamenti ferroviari con Firenze e Pistoia. La centrale di Bargi è in funzione da quasi 50 anni.

Centrale a pozzo e anti black-out

Realizzata nel 1975 funziona in due direzioni: sfrutta la potenza del salto delle acque di oltre 300 metri, ma nella notte l'acqua può essere spinta indietro verso il Brasimone riservando alla parte diurna della giornata, quando la richiesta di energia elettrica è maggiore, la produzione di energia. Fu questa centrale, raccontano le persone del posto, a riportare la luce in Italia dopo il blackout del 2003. La centrale di Bargi infatti fa parte del piano di riaccensione della rete nazionale in caso di black out ed è in grado di erogare la massima potenza nel giro di 4 minuti. La centrale è di tipo a pozzo perchè le pompe dovevano trovarsi a 25 metri sotto il livello di massimo svaso del serbatoio di Subiana. Al primo piano sotterraneo si trova il piano delle riparazioni, da qui partono i pozzi verticali che arrivano sul fondo della centrale. L’impianto esploso aveva una potenza di 330 megawatt e produceva altrettanti gigawatt. Nella centrale erano in corso lavori di efficientamento che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie, Siemens, ABB e Voith.

In Italia il 70% degli impianti ha almeno 40 anni

Non sembrerebbero esserci motivi per sospettare un’usura dell’impianto all’origine della tragedia. Se poi guardiamo al panorama nazionale, la maggior parte degli impianti idroelettrici italiani hanno età ragguardevoli. Anche un secolo di onorato servizio. La vita media del 70%, analizzando il parco macchine in base alla potenza installata, supera i 40 anni. Come a Bargi. Ovviamente, grazie alle tecnologie e alla digitalizzazione si garantisce efficienza, flessibilità e sostenibilità. L’Europa sta investendo molto in questo comparto, persino più degli Usa, ma l’Italia ha ancora un quadro normativo disincentivante per gli investimenti nel settore idroelettrico, con la durata più breve delle concessioni e una marcata apertura alla concorrenza. Ciò malgrado l’idroelettrico rappresenti la prima fonte rinnovabile di elettricità (40,7%) e siamo il 3° Paese europeo per potenza idroelettrica installata (22,4 GW) con una concentrazione maggiore al Nord (73,4%), in particolare in Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige (58,1%). Oggi però L’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è scaduto o scadrà entro il 2029 e le pressioni di player come Enel per rivedere il quadro sono forti.

Tabarelli: nessuna ripercussione sull'approvvigionamento

Nella produzione elettrica totale, la centrale di Bargi conta davvero poco. Quindi per l'approvvigionamento non ci saranno problemi. Allo stesso tempo, però, un incidente gravissimo come questo impedirà nell'immediato di fare nuovi impianti. A dirlo, in un'intervista a Qn, Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia. "Non c'è un problema di approvvigionamento elettrico, né per l'Emilia-Romagna, né per l'Italia - assicura Tabarelli -. Anche perché quest'anno ha piovuto tantissimo, pertanto avremo una produzione più abbondante che in passato".La stima dei danni però è ingente, almeno qualche centinaia di milioni di euro. La centrale è importante per Enel e per tutto il territorio e starà probabilmente fuori uso a lungo. "Sia Bargi, sia la centrale vicina saranno ferme per parecchi mesi, forse anni. Saranno coinvolte da una manutenzione straordinaria che durerà parecchio tempo - spiega infine Tabarelli - È una centrale importante, ripeto, ma con piccole dimensioni che non incideranno".

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