venerdì 2 dicembre 2016
Il 50esimo rapporto fotografa un paese in grave crisi occupazionale e culturale. Non ci si sposa e non si fanno figli. E non si investono i risparmi.
Censis: i giovani sono più poveri dei genitori
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Sfiducia nelle istituzioni, conseguente aumento del populismo, impoverimento economico e culturale, con il lavoro che diventa sempre meno redditizio e per forza di cose "autonomo" e standard legati alla lettura di libri e quotidiani in picchiata. Gli italiani sono diventati un popolo di single, fanno sempre meno figli, sono sempre connessi alla rete e ancora innamorati della televisione, risparmiatori vecchio stampo tengono i soldi sotto il materasso e sono pronti ad aiutare figli e nipoti alle prese con la gravissima crisi occupazionale. La fotografia che il Censis con il suo 50esimo rapporto scatta al Bel Paese, analizzando moltissimi aspetti non è certo rosea.

I giovani più poveri dei genitori. Per la prima volta i figli si trovano ad essere più poveri dei genitori. I "millennial" che hanno un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media dei cittadini e una ricchezza familiare che, per i nuclei under 35, è quasi la metà della media (-41,2%). Nel confronto con venticinque anni fa, rispetto ai loro coetanei di allora, gli attuali giovani hanno un reddito inferiore del 26,5% (periodo 1991-2014), mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%. Il reddito medio da pensione è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%) tra il 2008 e il 2014 e 4,1 milioni di pensionati hanno prestato ad altri un aiuto economico. I nuovi pensionati, sono più anziani e redditi mediamente migliori come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative.

Il limbo dei "lavoretti" poco qualificati. Il boom dei voucher - 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 e i 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016 - è il segnale che la forte domanda di flessibilità e l'abbattimento dei costi stanno guidando un segmento esteso e crescente di datori di lavoro, alimentando l'area delle professioni non qualificate e del mercato dei "lavoretti", imprigionando uno strato crescente dell'occupazione (soprattutto giovanile) nel limbo del lavoro"quasi-regolare".

Nascite ai minimi storici.
L'allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall'Unità d'Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. Boom delle cancellazioni dall'anagrafe di italiani trasferitisi all'estero, che nel 2015 sono stati 102.259: una cifra praticamente raddoppiata negli ultimi quattro anni.

Italiani sempre connessi, ma non leggono.
Gli italiani hanno stretto i cordoni della borsa un pò su tutto ma non sui dispositivi e i media digitali connessi in rete e nel 2016 l'utenza del web in Italia è arrivata al 73,7%, dato che nel caso degli under 30 sale addirittura al 95,9%. Secondo il rapporto del Censis, internet viene usato dagli italiani principalmente per informarsi, guardare film o partite di calcio, prenotare viaggi e vacanze, acquistare beni, per svolgere operazioni bancarie online e per entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche. Tra le prime fonti utilizzate per informarsi, dopo il 63% dei telegiornali si colloca Facebook con il 35,5% e i giornali radio con il 24,7%. I quotidiani non superano il 18,8%. Solo il 42% della popolazione ha letto almeno un libro nel corso dell'anno.

I risparmi sotto al materasso. L'Italia che ha rendite non investe sul futuro e le aspettative dei nostri connazionali continuano ad essere negative o piatte. "L'immobilità sociale genera insicurezza, che spiega l'incremento deiflussi di cash" afferma il rapporto. Rispetto al 2007, dall'inizio della crisi gli italiani hanno accumulato liquidità aggiuntiva per 114,3 miliardi di euro, "un valore superiore al Pil di un Paese intero come l'Ungheria" segnala il Censis.

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