mercoledì 20 aprile 2022
Soddisfatta la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, secondo cui la decisione della Cassazione non sconfessa il quadro indiziario. Nella tragedia morirono 14 persone, si salvò solo il piccolo Eitan
La cabina 3 della funivia del Mottarone precipitata al suolo con 15 persone a bordo

La cabina 3 della funivia del Mottarone precipitata al suolo con 15 persone a bordo - Ansa

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La verità che s’allontana. Le posizioni che si confondono, e si ritrattano, tirate da una parte e dall’altra dai giudici e dai tribunali. È passato quasi un anno dalla tragedia del Mottarone, quando 14 persone sono morte precipitando imprigionate in una cabina della funivia, e ieri la Cassazione ha deciso di annullare gli arresti domiciliari per due dei tre presunti principali responsabili dell’accaduto. Come dire, tutto daccapo, mentre il processo sta aspettando ancora le conclusioni delle perizie.

La vicenda inizia alle 12.30 di domenica 23 maggio 2021, quando la cabina numero 3 della funivia del Mottarone che è quasi arrivata in vetta, per cause ancora tutte da verificare, subisce la rottura del cavo traente e precipita indietro a valle a folle velocità per poi sganciarsi e volare nel vuoto fino a schiantarsi nel bosco: su 15 passeggeri, solo il piccolo Eitan si salva (le vicende del bimbo, che ha perso tutta la famiglia nell’incidente, hanno seguito poi un altro, complicatissimo corso).

Scattano subito le indagini e il 26 maggio la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, emana tre misure cautelari a carico di Luigi Nerini, il titolare della concessione, Enrico Perocchio, il direttore di esercizio delle funivia, e di Gabriele Tadini, caposervizio della funivia. Una scelta contestata dal Gip Donatella Banci Buonamici: quest’ultima decide il rilascio dei primi due, ma non di Tadini (quest’ultimo riacquista la libertà nello scorso novembre, trascorsi i sei mesi massimi per la custodia cautelare), che intanto ha ammesso di aver inserito i cosiddetti “forchettoni” nel meccanismo di traino della cabina per aggirare problemi ricorrenti che portavano al blocco della stessa: una scelta che avrebbe però messo fuori gioco proprio il meccanismo di emergenza in caso di guasti.

A questo punto la procuratrice Bossi – sono i primi giorni dello scorso giugno – ricorre al Tribunale del Riesame contro la decisione della Banci. Il Riesame, dopo cinque mesi, rileva che esistono «elementi» per arrestare Nerini e Perocchio che, tuttavia, non vanno agli arresti domiciliari perché i loro avvocati fanno ricorso in Cassazione. Si arriva così a questi giorni: dopo 11 mesi dalla tragedia, la Cassazione ha deciso che tutto deve tornare al Riesame.

La Suprema Corte, ha fatto comunque dei distinguo: nei confronti di Perocchio ha annullato "limitatamente alla scelta della misura," e non aggiungendo altro, ha indirettamente confermato le esigenze cautelari e i
gravi indizi. Nei confronti di Nerini, è stato invece annullato l'intero provvedimento dei giudici torinesi.

Per capire come andrà avanti la vicenda dal punto di vista giudiziario, occorre adesso aspettare due passaggi. Da un lato le motivazioni della Cassazione e, dall’altro, la conclusione delle perizie – complesse e difficili – che il tribunale ha chiesto per capire dal punto di vista tecnico che cosa è davvero accaduto. Nei mesi scorsi, infatti, una serie di rilievi dei periti di parte e dello stesso tribunale sono stati condotti sulle pendici del Mottarone e solo a novembre la cabina è stata rimossa.

La serie di sopralluoghi e verifiche tecniche è iniziata ai primi di agosto, in settembre i due monconi della fune traente che si erano spezzati sono stati prelevati e messi in un luogo protetto a disposizione dei tecnici. Ma il lavoro dei tecnici continua ancora in vista della prossima udienza del processo, che è stata fissata per il 14 luglio.

Soddisfatta la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, secondo cui la decisione della Cassazione non sconfessa il quadro indiziario e conferma «che il Riesame ha fatto bene ad annullare l’ordinanza del Gip che aveva ordinato la scarcerazione. Ma a questo punto il tema delle esigenze cautelari è meno rilevante. Il procedimento va avanti, aspettiamo l’esito delle perizie che sono centrali».


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