lunedì 22 aprile 2024
Il premio Strega accolto dagli applausi a Napoli. Spunta un retroscena sull'irritazione di Meloni con l'azienda per la gestione della vicenda. Floridia: «Il caso in Vigilanza l'8 maggio»
La «paura» dello scrittore e le «telefonate» della premier alla Rai

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La sgradevole sensazione di avere «un bersaglio sulla faccia» e il fastidio per «essere stato trattato come un estorsore». Dopo la bufera che ha travolto la Rai per la censura del suo monologo sul 25 aprile, lo scrittore Antonio Scurati, adesso, ha «paura». È stato lui stesso a raccontarlo, ospite alla kermesse napoletana di Repubblica (ieri), dove è stato accolto da appalusi fragorosi prima di leggere il testo “incriminato” sulla Liberazione. «È duro, faticoso, doloroso - ha spiegato - all'improvviso, per aver fatto lo scrittore, mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali denigratori che mi dipingono come un profittatore». D'altronde, ha continuato, «pensavo che la Rai fosse anche mia. Del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto 'tu non entri', come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese».

Scurati è tornato poi sulla premier Giorgia Meloni, ribadendo la convinzione che l’attuale capo dell’esecutivo non voglia rompere con il proprio passato: «Vediamo da dove viene, dalla militanza giovanile nel Movimento sociale italiano fondato da Almirante e Romualdi, i servi degli aguzzini tedeschi, i massacratori, i fucilatori – incalza -. Sono loro che non vogliono dire quella parolina (antifascismo ndr) e che non vogliono fugare le ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro». Certo, questo non vuol dire aspettarsi il ritorno delle «camicie nere» e «delle squadracce fasciste», sarebbe «sbagliato e fuorviante». Ma «ci sono altre forme di violenza, non fisica, ma verbale, intimidatoria, nuove forme di aggressione alla democrazia che hanno radici lontane» e i nuovi “fascisti” «non marciano su Roma» ma «ci arrivano vincendo libere e democratiche elezioni».

​Le presunte pressioni della premier sulla Rai

Nel frattempo, è spuntato anche un retroscena su un intervento diretto di Giorgia Meloni che, secondo La Stampa, prima di postare il suo contrattacco per le accuse di censura, avrebbe chiamato sia il dg della Rai, Giampaolo Rossi, sia Paolo Corsini, responsabile degli Approfondimenti. Il capo dell’esecutivo avrebbe manifestato tutta la sua irritazione per la mail pubblicata dalla conduttrice del programma che avrebbe dovuto ospitare il premio Strega, Serena Bortone. Una comunicazione aziendale in cui la decisione di non mandare in onda Scurati veniva ricondotta a «motivi editoriali» piuttosto che a ragioni economiche, l’argomento successivamente addotto dalla premier nel suo post e poi anche dallo stesso Corsini nel tentativo scomposto di aggiustare il tiro. Meloni sarebbe stata piuttosto esplicita («Dovevate farne una questione di soldi»), rivelando un intento preciso. Una strategia che, se confermata, renderebbe assai complicato difendersi dall’accusa di censura.

​Il caso in Vigilanza. La polemica politica

Il caso, come prevedibile, continua a tenere banco e la presidente della commissione di Vigilanza Rai, la 5 stelle Barbara Floridia, ha fatto sapere oggi che «i vertici aziendali verranno convocati» dall’organo di controllo «il prossimo 8 maggio». «Si tratta di un'audizione programmata da tempo – ha precisato - comunicata in ufficio di presidenza ai rappresentanti dei gruppi giorni fa. Avevo previsto questa audizione e, diversamente da quanto affermato da alcuni esponenti politici, al netto dei comunicati stampa di questo o di quel partito a questa presidenza non è giunta alcuna richiesta formale».

Intanto prosegue la polemica politica, con il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, che ha definito la vicenda «un caso montato ad arte». «Non si è obbligati ad avere un cachet – ha incalzato – a meno che la Resistenza non sia un modo per fare fattura». Dello stesso avviso il senatore azzurro Maurizio Gasparri, per il quale l’accusa di censura «è una menzogna» e i documenti che pare intenzionato a produrre in commissione lo dimostrerebbero. Di «errore clamoroso» da parte della Rai ha parlato invece il sindaco dem di Milano, Beppe Sala, mentre per Matteo Renzi quello messo in atto «dalla squadra di Giorgia Meloni è stato un goffo autogol». La neoeletta governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, ha postato sui suoi profili social il monologo di Scurati e persino Fiorello, provando a stemperare la tensione sul caso è intervenuto con la consueta ironia: «Salutiamo Serena Bortone, adesso ti becchi la punizione. A me Roberto Sergio già me l'ha comunicata. Lo sai che c'è un Decalogo di cose che in Rai non puoi fare. A quanto pare le affideranno un varietà di prima serata su Rai Uno, una punizione che non si merita».

In tarda mattinata anche l'Anpi ha manifestato il proprio sostegno allo scrittore, annunciando la lettura pubblica del suo monologo al corteo milanese del 25 aprile e in tutte le piazze in cui sarà presente l'associazione. Anche il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha ha espresso solidarietà a Scurati garantendo l'appoggio della sua confederazione alla decisione dell'Anpi: «Il 25 aprile è una giornata fondamentale perché senza il 25 aprile non ci sarebbe la democrazia - ha detto il segretario generale a margine dell'assemblea nazionale delle donne del sindacato oggi a Firenze -. Quello che è successo in questi giorni, l'aver deciso di cancellare e di censurare un messaggio di un'importante intellettuale e scrittore del nostro Paese, è una cosa particolarmente grave: e io trovo particolarmente grave che il presidente del Consiglio abbia pensato di attaccare e denigrare questa funzione».


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