mercoledì 27 settembre 2023
La Corte costituzionale sblocca il processo ai quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati di avere rapito, torturato e ucciso il giovane ricercatore friulano
Fiaccolata a Fiumicello (UD) paese di origine di Giulio Regeni

Fiaccolata a Fiumicello (UD) paese di origine di Giulio Regeni - ANSA

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Si sblocca il processo contro gli imputati per l'omicidio di Giluo Regeni. Lo stallo era provocato dalla norma che impedisce di aprire il dibattimento se l'accusato non ha ricevuto la notifica formale. Le autorità egiziane infatti si sono sempre rifiutate di fornire alla magistratura italiana gli indirizzi dei quattro agenti dei servizi si sicurezza che secondo gli inquirenti avrebbero rapito e torturato fino alla morte il giovane ricercatore friulano. A sbloccare l'iter è stata la decisione della Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l'art. 420-bis del codice di procedura penale, lì dove non prevede che il giudice possa procedere per i delitti commessi mediante gli atti di tortura quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che sia stato informato dell'accusa e del rinvio a giudizio.

La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane, ma l'Ufficio comunicazione e stampa della Consulta ha reso noto con una nota che «la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall'art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che quest'ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell'imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa».

Soddisfatto il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi che esprime «grande soddisfazione, sicuramente. per la possibilità di celebrare un processo secondo le nostre norme costituzionali che restano il faro del nostro lavoro. Per il resto aspettiamo le motivazioni per vedere come procedere sperando di trovare la parte civile al nostro fianco nelle fasi successive». ​

«Avevamo ragione noi», afferma la famiglia Regeni, insieme all'avvocato Alessandra Ballerini: «Ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l'uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell'ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti. In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza "non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un'autorità di governo". Abbiamo dovuto resistere contro questa volontà dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il "popolo giallo"».​

Per Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd, «la sentenza della Consulta permette di continuare a credere che verità e giustizia sono un obiettivo al quale non dobbiamo mai smettere di puntare». In attesa delle motivazioni, «prendiamo atto con soddisfazione che il processo può essere celebrato e gli imputati chiamati a rispondere delle accuse. Uno Stato di diritto difende i suoi cittadini secondo le leggi e non li abbandona all'arbitrio di poteri oscuri».

«Il governo italiano ora si costituisca parte civile», dice Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde: «Chiedo che la Presidente Meloni, a nome del Governo, si costituisca parte civile contro coloro che hanno brutalmente tolto la vita a un giovane ricercatore italiano, in un atto barbaro che ha avuto l'evidente copertura del Governo egiziano. Presenteremo un ordine del giorno alla Camera per chiedere formalmente che l'Italia si costituisca parte civile contro gli assassini e il governo egiziano, assicurando così che la nostra nazione prenda una posizione ferma e decisa in questo grave fatto di cronaca internazionale. Il governo egiziano, con il suo comportamento, ha dimostrato un disprezzo inaccettabile per la giustizia e i diritti umani: un fatto inaudito».​

Plaude alla decisione il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: «Ora si vada al processo e si condannino i responsabili dell'assassinio del nostro giovane connazionale. Dopo troppi anni di silenzi e di depistaggi da parte del governo egiziano, la decisione della Corte Costituzionale del nostro Paese restituisce un po' di fiducia a chi crede nella giustizia e vuole la verità nell'omicidio di Giulio Regeni». Per il parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra «i giudici della Consulta si dimostrano più coraggiosi e dignitosi di tanti politici che dai governi di questi anni, pur di far fare affari, non hanno mosso un dito per non disturbare il regime di Al Sisi».

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