venerdì 29 marzo 2013
​L'ex ministro ribadisce: «Mie riserve espresse in ogni sede di governo». Di Paola parlando dei fucilieri piange: «Mi scuso se non siete qui con noi»
Il governo cerca un'exit strategy (Vincenzo R. Spagnolo)
Marò, nuovo caso per la Germania
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Le dimissioni? Sono un atto «legittimo in democrazia». Giulio Terzi di Sant’Agata picchia i pugni sul tavolo e ribadisce le motivazioni che lo hanno portato a dimettersi dall’incarico di numero uno della Farnesina. Insomma, Monti avrebbe saputo tutto fin dall’inizio. Non solo, Terzi spiega che le sue riserve «al rientro in India dei nostri due sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali va nuovamente la mia piena solidarietà, le avevo espresse in tutte le sedi di governo, anche formalmente, insieme alle mie preoccupazioni sulle garanzie certe da ottenere da parte indiana». E intanto ieri nella Capitale sono rimbalzate alcune voci che darebbero Terzi in corsa per le comunali, per il centrodestra, al posto del sindaco uscente Gianni Alemanno. Del caso marò si è parlato anche alla Festa dell’Aeronautica militare, che celebra quest’anno i 90 anni. Durante la cerimonia che si è tenuta a Napoli, in piazza del Plebiscito, i vertici militari, davanti ai cadetti del corso «Pegaso V» che si preparavano a giurare, ed ai reparti dell’Arma azzurra, hanno fatto numerosi riferimenti ai due fucilieri di Marina processati in India. Il capo di Stato Maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli, ha espresso «piena solidarietà a Massimiliano La Torre e Salvatore Girone e li ha ringraziati per il loro «senso altissimo dello Stato». Poi il picco della tensione, quando ha preso la parola il ministro della Difesa, nonché ammiraglio della Marina, Giampaolo Di Paola. «La decisione del rientro in India dei due Marò – ha affermato, con la voce rotta dalla commozione e le lacrime agli occhi – è stata un scelta sofferta e dolorosa, ma in quel momento necessaria. Una scelta collegiale del governo». E ha aggiunto: «Dico a Massimiliano e Salvatore che mi scuso con loro per non essere stato capace di fare in modo che oggi fossero con noi in questa piazza». Sul tema è intervenuto anche il presidente del Senato Pietro Grasso: «Si farà di tutto per riportarli a casa».
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