martedì 13 luglio 2010
Sembra già tramontato il progetto di un patto di unità nazionale. Cesa: «Nuovo esecutivo, non entriamo nell’attuale». Mentre c’è chi prova a lavorare per scomporre il bipolarismo esistente.
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Continua il "corteggiamento" da parte del premier Silvio Berlusconi nei confronti dell’Udc di Pier Ferdinando Casini. Nonostante le durissime riserve espresse dalla Lega (che vede nel leader centrista il nemico numero uno della sua idea di federalismo), l’operazione va avanti: l’idea, semplice da spiegare e più difficile da mettere in atto, sarebbe quella di tamponare il dissenso finiano con un’iniezione di parlamentari centristi. O di operare una vera e propria  sostituzione, nel caso gli amici dell’attuale presidente della Camera uscissero (o venissero fati uscire) dal Pdl. Per gli esponenti udc Berlusconi avrebbe evocato un ricco bottino: dal via libera alla nomina di Vietti alla vicepresidenza del Csm, a diversi ministeri di peso (come lo Sviluppo economico), perfino alcune importanti caselle della Rai. Ieri, due tra i massimi esponenti del Pdl, il coordinatore Sandro Bondi e il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto hanno ribadito l’invito agli uomini di Casini, ma sono corsi immediatamente a rassicurare Bossi: gli elettorati sono affini, entrambi i partiti aderiscono al Ppe, non si tratta di mettere in discussione l’alleanza con la Lega, e così via. Tuttavia Il problema sembra ancora più complicato dall’altro versante. In questa fase, l’Udc non sembra proprio avere intenzione di accettare profferte di entrare nell’attuale esecutivo. «Non faremo la stampella di nessuno», ha spiegato il segretario Lorenzo Cesa più volte. Da qui la contro-proposta di un governo delle larghe intese, anche a guida Berlusconi. Che l’interessato ha già rimandato al mittente. Un ballon d’essai da parte di Casini, che sta invece lavorando da tempo e con diversi soggetti non solo politici alla creazione di una nuova formazione di centro, laica, ma a forte ispirazione cristiana. I contorni di questa nuova formazione non sono ancora ben definiti. Per alcuni si dovrebbe trattare di una sorta di terzo polo, alternativo sia alla destra che alla sinistra, ma capace – con una politica di alleanze sapiente e un po’ spregiudicata – di mettere alle corde sia gli uni che gli altri, con l’obbiettivo dichiarato di mettere insieme pezzi del centrodestra, centristi alla Rutelli, e delusi del Pd. Ma spunta anche un’altra ipotesi: quella di costituire un nuovo partito del centrodestra, alleato e insieme competitore del Pdl di Berlusconi. Questo partito, che marcherebbe comunque una sua specifica ispirazione cristiana, farebbe dunque una chiara scelta di campo all’interno del centrodestra. Ma contenderebbe alla Lega il ruolo di alleato più affidabile, con l’obiettivo, spiega uno dei promotori, «di condizionare le scelte di Berlusconi su unità nazionale, giustizia, rispetto della Costituzione». Un embrione di nuovo partito di centrodestra tradizionale (e per questo post-berlusconiano), candidato nei fatti a succedere al Pdl per un lento processo di cessione. Un’ipotesi che troverebbe interessato anche Fini e i suoi, in cerca di spazio e di alleanze dopo la rottura, consumata (ma non ratificata) con Berlusconi. A proposito di cene, non sarebbero state poche quelle tra Casini e Fini nell’ultimo periodo. E chi ci ha partecipato racconta che sono state superate, almeno, le questioni personali, dopo quello che l’Udc aveva definito il "voltafaccia" di Fini, salito sul predellino di Berlusconi senza colpo ferire. Un gesto che Fini avrebbe motivato con la necessità di non perdere per strada gli ex An e che, alla luce dei fatti più recenti, non ha esitato a definire un errore. Pesa assai di più, invece, la questione programmatica e i valori, dato che il presidente della Camera su testamento biologico, fine vita ecc., ha preso spesso posizioni molto divergenti da quelle dell’Udc.
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