lunedì 14 settembre 2009
La minaccia delle elezioni anticipate agitata dalla Lega non fa paura all'Udc. Pier Ferdinando Casini raccoglie e rilancia la sfida contro Umberto Bossi. «Se Berlusconi e Bossi vogliono elezioni anticipate, noi siamo pronti», attacca. Ma sappiano che, contro i «diktat» del Carroccio, «una maggioranza in Parlamento si troverà in dieci minuti».
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La minaccia delle elezioni anticipate agitata dalla Lega non fa paura all'Udc. Pier Ferdinando Casini raccoglie e rilancia la sfida contro Umberto Bossi. "Se Berlusconi e Bossi vogliono elezioni anticipate, noi siamo pronti", attacca. Ma sappiano che, contro i "diktat" del Carroccio, "una maggioranza in Parlamento si troverà in dieci minuti". Va giù duro tra gli applausi scroscianti della platea, tutta in piedi, il leader centrista che chiude la tre giorni degli Stati generali del Centro riuniti a Chianciano dove è aperto il cantiere del nuovo partito, equidistante da Pd e Pdl ("strategia, non furbizia", dice) propulsore del cambiamento. Casini incassa la presenza di Gianfranco Fini e Francesco Rutelli che ieri hanno parlato a Chianciano. "Un fatto che parla da sé", afferma. Si salda infatti qui la ripresa di dialogo con il presidente della Camera, anche lui impegnato in questi giorni nel braccio di ferro con Bossi, e la sintonia ribadita con l'ex leader della Margherita per un lavoro comune nell'interesse del Paese. "Rutelli e Fini sono venuti - sottolinea Casini - hanno tenuto discorsi diversi e fatto i loro distinguo. Bene, ma qui. Un fatto che parla da solo", perché "qui c'é terreno per un nuovo germoglio". "Il centro non è un luogo, è una politica, un'idea inclusiva". Forte delle ritrovate sintonie, Casini lancia un avvertimento a Silvio Berlusconi affinché riequilibri l'azione del governo per i centristi troppo sbilanciata sulla Lega. Stia attento a non "lacerare il Paese con conflitti corporativi", ascolti anche la voce dell'opposizione anziché "passare il 90% del suo tempo ad insultare chi non la pensa come lui. Così porta l'Italia al macero". "Qualcuno ha scritto che lo scontro Bossi-Fini fa sognare i centristi, ma invece rattrista tutti gli italiani. Non viviamo delle disgrazie altrui". Quanto alle alleanze (l'Udc sarebbe determinanti in 7 regioni su 13), Casini si tiene le mani libere: "Noi oggi siamo decisivi e il corteggiamento cui siamo sottoposti lo dimostra. Ieri dovevamo essere fatti fuori, ma domani faremo la forza di cambiamento del Paese perché questa politica non piace agli italiani". E ribadisce la linea del dialogo in vista delle regionali solo caso per caso: "Una strategia non una furbizia". E "nessun tentennamento - aggiunge - abbiamo vinto la lotta al bipartitismo e non accettiamo alleanze organiche né con il Pd, né con il Pdl". Il leader dell'Udc respinge poi la proposta del segretario del Pd Dario Franceschini ("mi fa cadere le braccia)", che definisce della 'Santa Alleanza' anti-Berlusconi: "L'alleanza contro Berlusconi è il miglior regalo che possiamo fare a Berlusconi stesso. Noi vogliamo cambiare il Paese con la forza delle nostre idee e non contro Berlusconi". Ora tuttavia i centristi guardano al congresso del Pd. Per Casini, i Democratici "devono fare una scelta strategica. Vedremo come risolveranno il rapporto con il mondo cattolico. Ci aspettiamo un rapporto corretto che può anche basarsi sulla collaborazione in sede locale".
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