martedì 10 agosto 2010
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«Le cifre relative agli aborti nel nostro Paese sono sempre spaventose. L’aspetto positivo della relazione sulla 194 è l’emergere del fatto che sono i fattori culturali a contare nella prevenzione dell’aborto». Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (Mpv), trae dai dati diffusi ieri dal Ministero ulteriore sprone per le prossime battaglie culturali. Anche quest’anno gli aborti sono in calo, ma restano pur sempre 117mila. Come giudica la realtà fotografata dalla Relazione?Le cifre sono sempre spaventose: ogni anno «sparisce» una città capoluogo di provincia. L’aspetto positivo, appena accennato nella Relazione, è nella conclusione che si può trarre dal confronto con altri Paesi occidentali, dove gli aborti crescono nonostante la maggiore diffusione della contraccezione e delle pillole abortive, penso a Francia e Gran Bretagna. Oppure con altri due Paesi con leggi simili, come Spagna e Polonia: nel primo gli aborti crescono, nel secondo dopo la caduta del comunismo sono crollati. Entrambi i confronti evidenziano che a contare nella prevenzione dell’aborto sono i fattori socio-culturali: le battaglie per il riconoscimento del diritto alla vita, che fanno la Chiesa, il Movimento per la vita e tante altre realtà producono frutto. Come si può migliorare la prevenzione dell’aborto?Innanzitutto migliorando l’azione dei consultori, richiamandoli al loro originario compito, che non è quello di rilasciare i certificati per l’interruzione di gravidanza ma di essere strumenti per difendere la vita. Mi piace sottolineare l’aumento della diffusione dell’obiezione di coscienza, anche nel personale non medico: cresce la consapevolezza che il concepito non è un grumo di cellule, ma un essere umano. Come si può valutare la stima di 15mila aborti clandestini, dichiarati in calo?Il ragionamento per spiegare il calo di un fenomeno clandestino non convince, basato com’è su modelli matematici non indicati. Inoltre non tiene conto dell’abortività precoce, causata dalla pillola del giorno dopo: il dato di 370mila confezioni vendute deve far riflettere. Sebbene non siano tutti aborti precoci, certo non possono essere spacciati per contraccezione, nonostante le definizioni ufficiali. Aumenta l’abortività dopo le 12 settimane. È un segnale in controtendenza?Gli aborti tardivi sono ormai al 3%. La legge li permette solo quando la gravidanza comporti un grave pericolo per la vita della donna o per la sua salute fisica o psichica: pare evidente che c’è un allentamento nella valutazione di questi pericoli, stanti i progressi della medicina. Così come mi pare indicativo il dato sull’urgenza – che evita la settimana di riflessione – ormai al 9%: nonostante sia da riferire a ragioni di salute, si è spesso trasformata in un’urgenza relativa allo scadere delle 12 settimane. Ma rispetto alla media nazionale la Toscana tocca il 22% e l’Emilia-Romagna il 14,2: sono meno sane le donne di queste regioni, o c’è un minor rigore dei medici nell’applicare la legge? Quali obiettivi si pone il Mpv di fronte a questi dati?L’obiettivo finale è capovolgere la 194, ma intanto realisticamente occorre puntare alla modifica dell’articolo 1 del Codice civile, per stabilire che l’essere umano acquista capacità giuridica al concepimento; e la riforma dei consultori.
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