mercoledì 15 marzo 2023
A Strasburgo, sul piano per l'efficientamento energetico degli edifici, Fdi-Fi-Lega votano contro. Ora il negoziato tra gli Stati
La seduta di ieri all’Europarlamento di Strasburgo

La seduta di ieri all’Europarlamento di Strasburgo - Ansa

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Alla fine il Parlamento Europeo ha detto sì alla proposta di direttiva sulle “case green”. Il piano di efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati, se non sarà sconfessato nel negoziato finale con il Consiglio Ue, promette di dare un taglio significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra dovute al riscaldamento così come al caro-bollette. Ma imporrà anche nel prossimo quindicennio la realizzazione a tamburo battente di un maxi-programma di ristrutturazioni edilizie a carico dei privati e dei bilanci pubblici. Non a caso il via libera ieri dell’assemblea di Strasburgo (343 i voti favorevoli, 216 i contrari e 78 astenuti) ha portato alla luce preoccupazioni e contrarietà che peseranno nei prossimi mesi. Il gruppo del Ppe si è spaccato mentre la normativa è contrastata apertamente dal governo dell’Italia e, con toni molto meno accesi, da altre capitali. Il relatore del testo, l’irlandese Ciaran Cuffe (Verdi), in conferenza stampa ha parlato apertamente di «bufale» diffuse dai vertici del nostro governo. Mentre il centrodestra italiano rilancia le accuse parlando di «patrimoniale occulta», «stangata», «eurofollia».

In pillole il testo approvato ieri prevede che tutte le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici di proprietà pubblica la scadenza è fissata al 2026. Per gli edifici residenziali privati già esistenti viene fissato un piano di adeguamento che prevede il raggiungimento della classe di prestazione energetica E entro il 2030 e della classe D entro il 2033. La scala energetica resta dalla G (la peggiore) alla A ma sarà rivista rispetto ai parametri attuali e terrà conto delle diverse condizioni di partenza. Ogni Paese assegnerà infatti la classe G al 15% del parco edilizio meno performante dal punto di vista energetico: in Italia 1,8 milioni di edifici. Sono previste poi diverse deroghe: gli stabili storici, quelli religiosi, le case destinate solo alle vacanze e i piccoli edifici entro i 50 m2 restano fuori dai vincoli di adeguamento. Inoltre ciascun governo potrà decidere di esentare fino al 22% del patrimonio edilizio residenziale, quasi un edificio su quattro. I sostenitori della direttiva sottolineano come rafforzi l’autonomia e la sicurezza energetica europea mentre insieme al taglio delle emissioni si darà una forte spinta alla filiera economica dell’edilizia e all’occupazione. Se i Paesi non si adegueranno potrà intervenire le Corte Ue. Ma il miglioramento dei consumi sarà valutato a livello nazionale non di singolo edificio. E non sono previste sanzioni. Saranno eventualmente i governi a prevederle nei loro piano nazionali.

A Strasburgo il centrodestra italiano ha votato compatto contro il provvedimento (compresa Forza Italia, membro del Ppe). «È una mazzata economica per 8 milioni di famiglie italiane. La Lega cercherà di bloccare e modificare questa ennesima imposizione di Bruxelles contro il patrimonio immobiliare e culturale del nostro Paese. La casa non si tocca», ha affermato da Roma il segretario leghista e vicepremier Matteo Salvini. «Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale», ha annunciato anche il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto che non vuole «mettere in discussione gli obiettivi ambientali» ma osserva che «nel testo manca una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei».

I traguardi sui tempi e i ritmi di adeguamento del patrimonio edilizio potrebbero essere allentati nei prossimi mesi nel corso del trilogo, ovvero il negoziato finale tra Consiglio Ue, Commissione ed Europarlamento prima dell’ok definitivo atteso entro fine giugno. Come già nel caso delle auto, dallo stop ai motori termici dal 2025 al varo delle nuove normative anti-emissioni euro7, le misure concrete per la transizione ecologica provocano infatti distinguo crescenti.

Il voto di ieri ha spaccato il Ppe (51 voti a favore e 58 contrari, tra cui il capogruppo Weber, gli altri astenuti). Segnali che hanno fatto dire ieri all’europarlamentare di Forza Italia Massimiliano Salini che «la maggioranza Ursula è in discussione». Anche i governi di Berlino e Parigi sarebbero per una maggiore gradualità.

Favorevoli alla direttiva le delegazioni del Pd, dei Verdi e del M5s mentre Italia Viva-Renew si è divisa tra astensione e voto a favore. Tra gli emendamenti approvati ieri quello a prima firma di Patrizia Toia (Pd), vicepresidente della commissione Industria, che pone l’accento sulla necessità di garantire più risorse al piano di ristrutturazioni, oltre a quelle previste dai Pnrr e dai fondi Ue già esistenti. La modifica al testo stabilisce che entro il 2027 e poi ogni due anni «la Commissione dovrà relazionare sull’attuazione della direttiva e illustrare strumenti aggiuntivi, tra cui sufficienti risorse finanziarie per garantire la transizione».

Numeri-chiave della riforma edilizia europea

2030 - Il termine entro cui le case private dovranno raggiungere la classe E (classe D entro il 2033)

15% - Gli edifici che saranno messi in classe G, i primi da riqualificare: in Italia sono 1,8 milioni

22% - La parte di patrimonio edilizio residenziale che il governo potrà "esentare" dai lavori

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