mercoledì 3 aprile 2019
Cinque tra i principali enti e coordinamenti che gestiscono comunità per minori in difficoltà: «Parlare di business è fuorviante»
Le case famiglia al governo: «Ai bambini servono tutele»
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Non si placa la polemica sollevata dalle parole del ministro dell’Interno Salvini su adozioni e case famiglia («un business su cui metteremo occhio, perché ci sono soggetti che tengono in ostaggio migliaia di bambini») e dalla proposta di legge – depositata proprio dalla Lega sia alla Camera sia al Senato – per istituire una nuova Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività di affidamento di minori alle comunità (l’ultima, di Commissione bicamerale sull’infanzia, ha concluso i suoi lavori appena un anno fa).

A intervenire con durezza, oggi, sono stati cinque fra i principali coordinamenti ed enti che gestiscono comunità per minori in Italia e che rappresentano centinaia di associazioni e strutture impegnate ogni giorno nell’accoglienza, nella tutela e nella cura dei bambini allontanati dalle loro famiglie d’origine. La rete #5buoneragioni – costituita da Agevolando, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia (Cismai), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Coordinamento nazionale comunità per minori (Cncm), Progetto famiglia e Sos Villaggi dei bambini – ha espresso «la sua preoccupazione per una proposta che sembra voler attaccare un intero sistema, semplificando la realtà di un fenomeno molto complesso».

Per le associazioni «parlare di “business” delle case famiglia è fuorviante. Non esistono, come invece afferma il ministro Salvini, strutture che hanno rette giornaliere da 400 euro, ma la media delle rette si aggira intorno ai 100 euro. Bisognerebbe invece parlare di "giusto costo" definendo standard di qualità garantiti da tutte le strutture, da nord a sud Italia».

Argomento sui cui per altro esistono già delle Linee d’indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni – varate dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e recepite dalla Conferenza Stato-regioni e dalle autonomie locali –, a oggi non adottate dalla maggior parte delle Regioni e dei Comuni. «Va sfatato anche il falso mito che tutti i bambini e i ragazzi in comunità siano adottabili – continua la nota –: infatti solo il 5% di essi lo è, circa 779 minori su 12.000 (i dati sono del ministero del Lavoro e delle politiche sociali). La maggior parte dei ragazzi accolti mantiene rapporti con la famiglia di origine, senza potervi però tornare a causa delle difficoltà della famiglia stessa».

Ragione per cui gli enti chiedono espressamente al governo che finalmente tornino a riunirsi l’Osservatorio nazionale sull’infanzia e adolescenza e la Commissione per le adozioni internazionali, che da più di un anno non vengono convocati dalle istituzioni preposte: «Bisogna sostenere le famiglie adottive, soprattutto nei casi di “adozioni difficili” (per esempio di ragazzi adolescenti o di bambini con disabilità) invece che fare passare il messaggio, falso e scorretto, che tutti i bambini e i ragazzi in comunità siano adottabili, con grave torto alle loro famiglie d’origine».

Insomma, parlare di bambini e ragazzi “in ostaggio” delle case famiglia e di “business” «non aiuta a fotografare la situazione reale del Paese e non è rispettoso di bambini, adolescenti e famiglie che – insieme agli operatori e ai servizi sociali competenti – stanno compiendo un faticoso ma necessario percorso all’interno di un sistema che deve essere sostenuto, non affossato» continuano le associazioni. Che chiedono piuttosto investimenti sulla prevenzione, sul sostegno alla genitorialità più fragile, sul sostegno ai servizi sociali territoriali e alle procure della Repubblica per renderli più efficienti, sul supporto all’autonomia dei giovani neomaggiorenni in uscita da percorsi di accoglienza perché non si vanifichi il lavoro svolto quando erano minorenni. «Impegniamoci tutti insieme per il bene di quei bambini e ai ragazzi che chiedono di poter essere tutelati e garantiti nei loro diritti».

LE TIPOLOGIE

1 Case famiglia
Sono comunità che accolgono minori con la presenza stabile di uno o due adulti

2. Comunità educative
Realtà caratterizzate dalla presenza di educatori, che si alternano nella presa in carico dei minori

3. Pronta accoglienza
Servizi residenziali per i piccoli che si trovano in bisogno immediato e temporaneo di ospitalità

4. Case madri-figli
Strutture che accolgono nuclei madre-bambino donne incinte in particolare disagio sociale

5. Comunità alloggio e appartamenti
Strutture "ponte" per il reinserimento in società destinate ai ragazzini più grandi, anche over 18, e gestite in semi-autonomia o autonomia

6. Case multiutenza
In queste strutture insieme ai bambini vengono accolti anche anziani soli, ragazzi madri, disabili e persone in difficoltà


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