mercoledì 14 agosto 2013
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«Un passo indietro di Berlusconi sarebbe visto come un atto di lealtà verso lo Stato democratico e un modo di rispettare la sentenza della Cassazione». Lo afferma Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte costituzionale, all’indomani della nota del Colle in merito alle polemiche nate in seguito alla condanna dell’ex premier da parte della Suprema Corte.Professor Casavola, come legge queste dichiarazioni del presidente della Repubblica?Sono un invito alla riflessione da parte di tutti. Non si può separare il piano politico da quello giuridico. Questi due profili non possono essere distinti in una scala gerarchica di valori. Una sentenza deve essere sempre eseguita e rispettata. Altrimenti non saremmo più in uno Stato di diritto.Significa che la condanna di Berlusconi non può essere usata per aprire una crisi di governo?Sarebbe antidemocratico ritornare alle urne. Ci sarebbe un conflitto tra poteri e il rischio di mettere in pericolo il rilancio dell’economia e dell’occupazione richiamati da Napolitano. Prima serve una revisione della legge elettorale per accrescere la fiducia nell’Italia e nella sua capacità di progresso, così come si legge nella nota del Quirinale.La grazia potrebbe essere una via d’uscita?In base all’articolo 681 del Codice di procedura penale la grazia o la commutazione della pena possono essere concesse dal presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Tuttavia il capo dello Stato intende rispettare la prassi e attenersi a un iter che prevede appunto la presentazione di una richiesta.Legge nelle parole di Napolitano un’apertura alla soluzione del problema?Mi sembra di leggere un richiamo alla responsabilità del Parlamento. In questo scontro tra potere politico e potere giudiziario devono essere i rappresentanti del popolo a trovare un’altra via. Dovranno essere i parlamentari, nelle sedi opportune, a prendere atto della ineleggibilità o della incandidabilità di Berlusconi.Questa "guerra" perenne tra una parte della magistratura e una parte politica, però, ha dimostrato la necessità di una riforma...In effetti c’è bisogno di riformare la giustizia italiana. I tentativi passati si sono miseramente insabbiati. Ma c’è la necessità di separare le carriere dei magistrati e individuare dei percorsi e delle strutture diverse tra chi deve inquisire e chi deve giudicare. Oltre alla tutela della legalità, la riforma è necessaria per evitare danni ai cittadini. Servono tempi certi e istituti che evitino i processi e l’affollamento ulteriore nelle aule di tribunale. Anche la Corte europea ci ha sanzionato per i processi troppo lenti. Soprattutto quelli civili.
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