lunedì 15 aprile 2019
Nuovo, duro colpo, contro la famiglia: 23 le persone in carcere. Contestata l'aggravante del metodo mafioso
L'arredamento delle abitazioni dei Casamonica

L'arredamento delle abitazioni dei Casamonica

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Dopo il blitz dell’estate scorsa, quando finirono in carcere 37 affiliati, hanno continuato a vessare commercianti, a prestare soldi con interessi altissimi e controllare in modo capillare una fetta del territorio di Roma, nel quadrante est della Capitale. Il clan dei Casamonica è stato colpito da una nuova operazione della Direzione distrettuale antimafia della Procura che ha portato il gip a chiedere l’arresto per altre 23 persone tra cui anche esponenti delle famiglie Spada e Di Silvio. E tra loro anche sette donne. Nei loro confronti le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dall’estorsione, all’usura, all’intestazione fittizia di beni e allo spaccio di droga. Reati commessi in alcuni casi con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine «Gramigna bis», hanno spiegato il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Giovanni Musarò, rappresenta la seconda fase dell’indagine che nel luglio scorso ha portato alla "retata" di arresti che aveva colpito il clan che ha la sua roccaforte nella zona della Romanina.

Per il gip Gaspare Sturzo che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare siamo in presenza di un gruppo con una «straordinaria capacità criminosa» le cui «origini non sono affatto recenti, bensì risalgono indietro nel tempo e costituiscono da decenni un patrimonio negativo ormai acquisito e consolidato sul territorio». Un clan che, come scrivono i carabinieri di Frascati in una informativa, ha messo in atto una vera e propria «sfida allo Stato» arrivando ad rioccupare l’abitazione in vicolo di Porta Furba, che era confiscata, dove aveva il suo quartier generale Giuseppe Casamonica, ritenuto uno dei capi assoluti del clan.

Dalle carte delle indagini emerge che sono almeno cinque le nuove vittime del clan che hanno avuto il coraggio di raccontare cosa erano costrette a subire. Nell’ordinanza è citato il verbale del titolare di noto negozio di mobili della zona della Romanina che da tempo era stato preso di mira dai Casamonica. «È gente che mette paura – ha raccontato agli inquirenti –.Per intimorirti ti fanno assistere a delle scene di scazzottate tra loro, anche con l’uso di armi, per farti capire che possono essere anche violenti. Questa è la tecnica, credetemi. Non è possibile uscirne vivi. Ultimamente sono arrivato al punto di fare cattivi pensieri relativamente alla mia vita». Parole che ricordano da vicino quanto raccontato dai due pentiti, Debora Cerreoni e Massimiliano Fazzari, che con le loro dichiarazioni hanno abbattuto il muro di omertà che circondava il clan.

Nelle abitazioni perquisite gli inquirenti hanno trovato beni per circa 400 mila euro, segno che il gruppo poteva contare su una forte liquidità e amicizie «importanti» come confermato dal pentito di ’ndrangheta Roberto Furuli. «Mi risulta che abbiano rapporti anche con importanti famiglie di ’ndrangheta, fra cui i Piromalli di Gioia Tauro», ha spiegato agli inquirenti di piazzale Clodio.

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