martedì 18 luglio 2023
Il sindaco aveva lanciato l'allarme sul tentativo della camorra di controllare gli appalti. Lunedì la firma, in prefettura a Caserta, di un protocollo che rafforza gli strumenti di prevenzione
A Casal di Principe una task force per gestire i fondi del Pnrr

Ansa

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Nove mesi fa l’allarme del sindaco di Casal di Principe (Caserta), Renato Natale, per i fondi del Pnrr in arrivo nel suo Comune, diventato simbolo della resistenza e del riscatto dal potere mafioso. «Questa massa enorme di soldi può attirare la camorra. È già successo. Io dichiaro la mia impotenza con i miei uffici a poter fronteggiare una situazione di questo tipo». E aveva lanciato un appello alle istituzioni nazionali per l’istituzione di una task force che aiuti l’amministrazione comunale nella verifica di appalti e lavori, altrimenti, aveva avvertito, «quelli che abbiamo cacciato dalla porta potrebbero rientrare dalla finestra».

Ieri è arrivata un’importante risposta con la firma del protocollo di legalità tra la prefettura di Caserta e il Comune di Casal di Principe, per il programma di opere per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro. Il primo e unico, per ora, della provincia. «Grande attenzione ai tentativi di infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali negli appalti pubblici - ha sottolineato il prefetto, Giuseppe Castaldo -. Mai come ora devono essere rafforzati gli strumenti di prevenzione antimafia e anticorruzione salvaguardando, al contempo, l’esigenza di assicurare certezza e celerità nell’esecuzione dei lavori pubblici». «Sono molto soddisfatto - ci dice il sindaco, tra i protagonisti della resistenza ai clan -. Per ora non abbiamo segnali precisi di tentativi della camorra di mettere le mani su questi fondi, ma l’importante è prevenire. Ora abbiamo gli strumenti. Certo, sappiamo bene cosa sia la camorra, ma faremo di tutto per bloccarla. Per caratterizzare sempre più la città come territorio di legalità e trasparenza».

Con il protocollo vengono estese le cautele antimafia sia al di sotto della soglia prevista dalla legge, sia nei confronti della “filiera delle imprese”, sui subappalti e le varie forniture. Allo stesso tempo saranno potenziati gli accessi e le verifiche nei cantieri per monitorare l’osservanza delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. In particolare sono stati assicurati i controlli sulla tracciabilità dei flussi finanziari, sulla prevenzione della corruzione e sui flussi di manodopera, con una sorta di rapporto settimanale di tutto quello che entra e esce dai cantieri, persone, mezzi e materiali. Al fine di garantire il monitoraggio congiunto e la valutazione complessiva della regolare esecuzione degli adempimenti del protocollo, è prevista la costituzione di una cabina di regia per l’analisi coordinata delle questioni che dovessero insorgere in sede di esecuzione. Proprio quella task force che chiedeva il sindaco. Un modello che consentirà, attraverso un’attenta valutazione di tutti gli indicatori di rischio, di anticipare i tentativi di infiltrazione. Anche perché le opere pubbliche da realizzare non solo sono importanti ma altamente simboliche, in particolare quelle per l’utilizzo a fini sociali di molti beni confiscati. Abbiamo così la costruzione su un terreno tolto al clan dei “casalesi” di un centro polifunzionale per i servizi alla famiglia, l’adeguamento di tre edifici confiscati per ospitare appartamenti di edilizia residenziale pubblica («sono decenni che non si fa edilizia popolare», dice Natale), un centro antiviolenza alle donne e un centro per la legalità nel nome di don Peppe Diana. E poi cinque interventi per efficientamento energetico e antisismico di edifici scolastici, in parte realizzati su beni confiscati. E ancora strutture sportive, un parco pubblico e opere di rigenerazione urbana e anche nelle campagne, dove si interverrà sulle strade rurali per le bonifiche, le attività agricole e percorsi turistici, una risposta alla “terra dei fuochi”. E, ultimi arrivati, 2,5 milioni contro il dissesto idrogeologico. Tutti lavori il cui iter è a buon punto. Ora il protocollo darà più sicurezza, anche perché la camorra non si è certo arresa. Così, ricorda il sindaco, «abbiamo deciso di costituirci parte civile nel prossimo processo contro il gruppo che stava tentando di ricostituire il clan dei “casalesi”».

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