martedì 25 agosto 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
La conoscenza non è astratto esercizio accademico. Anzi, mettere in contrapposizione conoscenza ed esperienza significa consegnarsi a chi governa reazioni e opinioni, imbrigliando la coscienza, le idee e i sentimenti. Mentre sgrana concetti non certo facilissimi, il filosofo Carmine Di Martino viene interrotto dagli applausi di 15mila persone. Al Meeting di Rimini sono abituati a vedere sovvertiti i canoni di massa. Giovani, soprattutto, a seguire un pensatore come fosse una rockstar. Di Martino, docente di Gnoseologia all’Università Statale di Milano, dedica le sue 20 cartelle al titolo dell’appuntamento del trentennale: “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Introdotto dalla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, il filosofo ha ripetuto che «la conoscenza è indispensabile all’esperienza perché permette di accedere al significato delle cose e, don Giussani docet, esperienza non è il semplice fare, ma il capire». Non teme il docente di mettere a confronto don Luigi Giussani con maestri del pensiero occidentale, da Cartesio a Kant. La modernità di cui Cartesio è considerato il padre, secondo Di Martino ha operato uno squilibrio nel rapporto fra individuo e realtà. Volendo valorizzare il primo, ha finito per ridimensionare il peso della realtà, sottomettendola all’individuo. La filosofia del dubbio, tipicamente cartesiana, è come se avesse contagiato tutto ciò che gli uomini ritengono vero e reale. «L’unica cosa che resiste al dubbio è la stessa ragione umana che dubita», spiega Di Martino. La platea segue senza cedimenti. I ragionamenti del filosofo è come se presagissero un colpo di scena che nessuno vuole perdersi. «Così la certezza e la verità si appoggiano interamente sui poteri conoscitivi del soggetto», insiste Di Martino che critica alla radice uno schema arrivato fino ai nostri tempi condizionando «correnti filosofiche come il costruttivismo o il cognitivismo o le stesse neuroscienze». Insomma, volendo partire dal metodo cartesiano si arriva a ritenere che «la realtà è ciò che l’uomo pensa e proietta come oggetto della propria conoscenza». Un’esistenza che dunque può essere manipolata. Al contrario, don Giussani «senza censurare l’esigenza di affermazione dell’io propria della modernità, la supera e mentre la rilancia recupera al tempo stesso il valore della realtà». La conoscenza per il “Gius” è «l’avvenimento di un incontro fra un’energia umana e la presenza della cosa. Realista, per don Giussani, è chi non sopprime nessuna delle due componenti della conoscenza». L’esatto opposto della filosofia moderna, che ruota intorno alla tesi secondo cui il soggetto, l’individuo, «precede di diritto l’oggetto e gode di un’evidenza a esso superiore».A dire il vero, la maggior parte dei giovani che i mezzi di comunicazione vorrebbero come universalmente rappresentativi delle nuove generazioni, sarebbero già crollati da un pezzo. Schiantati dalla noia. Qui no. Ascoltano, annotano, trascrivono sui computer portatili. E non è un caso che Carmine Di Martino individui nella parola “esperienza” la cifra del realismo di don Giussani, secondo il quale l’esperienza è sorgente di conoscenza. «Uno scienziato – scriveva il fondatore di Comunione e Liberazione – conosce una stella lontana e ignota agli antichi se essa entra nell’esperienza». E questo, chiosa Di Martino, vale per tutto, Dio compreso. Viene da chiedersi: Cartesio e Kant avevano una qualche ragione? «No – sostiene il filosofo – perché per Giussani l’esperienza è il luogo di rivelazione della realtà, come una città senza altre mura che non siano quelle fissate dalla realtà stessa». Se a qualcuno può sembrare tutto un po’ complicato, a Rimini basta guardarsi intorno, osservare la curiosità del popolo del Meeting, per non avere “dubbi”: «La conoscenza è sempre un avvenimento».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: