giovedì 3 ottobre 2019
La comandante Rackete in audizione rimprovera l'Europa per la sua indifferenza nel caso della Sea Watch3: "Una vergogna nella culla dei diritti umani". E bolla i decreti sicurezza di Salvini.
Carola Rackete al momento dello sbarco da Sea Watch 3 a Lampedusa

Carola Rackete al momento dello sbarco da Sea Watch 3 a Lampedusa

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"Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto attraverso tutti i canali diplomatici e ufficiali? Unica risposta ricevuta era stata quella di Tripoli". Non risparmia le critiche Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, stamane durante l'audizione presso la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo. "Il caso della Sea Watch ancora una volta ha fatto notare che gli Stati membri non sono disposti ad affrontare i tempi moderni. Non sono disposti a ridistribuire una nave con 53 persone. Come se a bordo ci fosse la peste invece che persone esauste".

Una vergogna dell'Europa

E, ricordando l'anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013 in cui 368 migranti annegarono a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa, Carola ha aggiunto: "Provo tristezza in questo anniversario in cui si ricorda la perdita di oltre 300 vite umane nel Mediterraneo centrale, perché l'Unione europea ricorre sempre più all'esternalizzazione dei salvataggi con deleghe a Paesi in guerra come la Libia, violando le leggi internazionali. Nella mia esperienza con Sea Watch abbiamo vissuto delle situazioni alienanti, abbiamo dovuto legare i corpi affinchè non affondassero intorno a noi. Ho visto persone lasciate sole in mare o riportate nella Libia da cui erano appena fuggite. Ma nessuna esperienza è stata pesante come Sea Watch 3 con a bordo i migranti per giorni che nessuno voleva. È stato una vergogna notare questo atteggiamento dall'Europa, la culla dei diritti umani. Nonostante il parere delle persone, tutta una serie di istituzioni ha innalzato un muro. Io sono stata attaccata, mi sono ritrovata da sola".

In Italia una legge illegale

La comandante ha criticato anche le decisioni dell'allora ministro Salvini: "Con il decreto sicurezza venivo considerata una minaccia all'ordine pubblico. Ho dovuto entrare nel porto di Lampedusa non come atto di provocazione, ma per motivi di esigenza Ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere. Il Mediterraneo centrale si sta trasformando in un cimitero, mentre l'omissione di soccorso e i respingimenti per procura sono diventati una pratica istituzionalizzata, il dovere di salvare è stato criminalizzato. Non ho salvato la vita di migranti o rifugiati, ho salvato vite umane. Questo è ciò che la legge del mare mi dice di fare come capitana: portare le persone in pericolo in mare in un porto sicuro, indipendentemente da razza, classe o sesso. Mentre parlo sono sottoposta a due inchieste penali in Italia per aver salvato vite in mare. Non sono preoccupata perché le mie azioni sono giustificate dalla legge e dalla moralità, e come difensore dei diritti umani. Quello che mi preoccupa è che da allora la Seawatch3 è sotto sequestro in porto e non può salvare vite umane. Non è una distorsione della giustizia punire civili che salvano vite in mare a difesa dello stato di diritto e proteggere una pratica di Stato fuorilegge? Non so come l'Italia abbia approvato una legge che non rispetta il diritto internazionale e del mare".

Standing ovation per la capitana

L'audizione si è conclusa con un lungo applauso degli eurodeputati, molti dei quali in piedi. "Questo applauso finale molto lungo è simbolo del nostro apprezzamento degli sforzi che lei ha svolto. Si è impegnata personalmente in modo incredibile e per questo la ringraziamo", ha commentato il presidente della commissione Libe, Juan Fernando Lopez Aguilar.

Frontex: nel 2019 salvati 30.000

All'audizione è intervenuto in videoconferenza anche Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex, l'Agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere esterne: "Nel 2018 abbiamo aiutato a salvare più di 88 mila vite. Quest'anno, fino a oggi, abbiamo aiutato più di 30 mila persone in difficoltà in mare, con più di 1.100 operazioni di ricerca e soccorso: più di 20 mila persone sono state soccorse con Poseidon in Grecia, 15 mila con l'operazione Indalo in Spagna, poi 2 mila con l'operazione Themis nel centro del Mediterraneo". Leggeri ha anche chiarito di non aver mai sostenuto che la Libia sia un porto sicuro: "Frontex non può proporre un'operazione marittima e intervenire con delle imbarcazioni di Guardia costiera senza un accordo previo del luogo di sbarco. Quindi non possiamo inviare imbarcazioni, non possiamo iniziare un'operazione senza un accordo previo sul luogo di sbarco, soprattutto nelle situazioni in cui riguarda eventuali migranti illegali che verrebbero salvati in mare. Però non c'è alcun vuoto giuridico, la legge del mare è molto chiara: le persone salvate devono essere trasportate al porto sicuro più vicino".

Dal 1991 soccorso un milione di migranti dalla nostra Guardia Costiera

Ascoltati infine rappresentanti della Guardia Costiera italiana, che "dal 1991 a oggi ha salvato circa un milione di persone in tutto il Mediterraneo". Il rappresentante, capitano di vascello Andrea Tassara, ha sostenuto: "La Guardia costiera ha saputo affrontare l'emergenza dei migranti adattando in poco tempo il proprio dispositivo attraverso uno sforzo senza precedenti, e facendosi carico dal 2013 dei soccorsi in mare in un'area pari ad un terzo del Mediterraneo. Tuttavia, in risposta ad una tale emergenza non si può che avere un approccio internazionale condiviso".

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