giovedì 11 dicembre 2014
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Giuseppe Pignatone ? Uno che «non giocava» e «avrebbe buttato all’aria Roma», perché «in Calabria ha capottato tutto » e «non si fa ingloba’ dalla politica ». Era l’opinione (a suo modo lusinghiera) espressa, in una conversazione intercettata il 27 gennaio 2012, da Massimo Carminati, arrestato la scorsa settimana con altri 36 indagati nell’inchiesta «Mondo di mezzo» e ritenuto dai pm a capo della «mafia capitale». Si riferiva, appunto, al magistrato di origine siciliana, in quell’anno designato dal Csm alla guida della procura capitolina dopo indagini di peso in Sicilia (fra cui la cattura, dopo 40 anni, del latitante Bernardo Provenzano) e in terra calabra. Valutazioni quasi profetiche, quelle di Carminati, che confermano come l’ex Nar tenesse bene in conto l’agire della controparte giudiziaria: il pm Paolo Ielo? «Una persona perbene... Che un magistrato voglia fare chiarezza sulle cose... È il lavoro suo, no...», aveva detto in un’altra conversazione. Oggi il tribunale del Riesame inizierà a vagliare i ricorsi degli arrestati, che chiedono la scarcerazione e contestano l’aggravante mafiosa. Ieri si sono conclusi gli interrogatori di garanzia di quelli ai domiciliari: due di loro, Marco Placidi (impiegato nel comune laziale di Sant’Oreste) e Raniero Lucci (dipendente di una cooperativa) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere; altri due, il sindaco di Sant’Oreste Sergio Menichelli e il consigliere della cooperativa «Il percorso» Mario Schina hanno respinto le accuse. Intanto le indagini proseguono e non è escluso che possano condurre a ulteriori sviluppi. I pm sono al lavoro sul furto di un computer del Servizio giardini del Campidoglio (già diretto da uno degli arrestati, Claudio Turella) per capire se abbia una relazione con l’inchiesta. Mentre il sindaco di Roma Ignazio Marino ha consegnato a Pignatone un dossier con alcuni documenti. Riguardano gare d’appalto e altre situazioni amministrative e, secondo il sindaco, potranno «essere utili alle indagini». Il magistrato le sta vagliando per poi smistarle ai colleghi (l’aggiunto Michele Prestipino e i tre pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli) che seguono direttamente l’inchiesta.  Non è il primo vis-à-vis fra i due: nei mesi scorsi il sindaco si era recato più volte in procura per depositare esposti sui ritardi per la costruzione della metro C e su presunti illeciti in Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento. E proprio all’Ama (un suo ex amministratore delegato, Franco Panzironi, è agli arresti con l’accusa di esser stato «a libro paga» della cupola affaristico-mafiosa) ieri si è presentata l’unità della Guardia di Finanza in servizio presso la «Vigilanza contratti» dell’Autorità nazionale anti corruzione. Come anticipato ad Avvenire dallo stesso Raffaele Cantone, l’azione dei finanzieri, che hanno acquisito documenti su attività (come la raccolta delle foglie) affidati a cooperative sotto inchiesta potrebbe preludere al commissariamento di singoli appalti «prima di Natale». 
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