mercoledì 14 settembre 2011
​Un confronto tra i direttori dei media cattolici per l'anniversario dell'organismo voluto da Paolo VI. Lombardi: carità nella natura della Chiesa. Boffo: risorsa per il Paese. Bustaffa: incidere sulla politica. Albanese: nelle periferie del mondo. Tarquinio: casa e prospettiva per chi vuole cristianamente sostenere la società.
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I suoi primi quarant’anni. Che forse possono essere raccontati con un passaggio dell’intervento svolto dal direttore di Tv 2000, Dino Boffo: «Una grande risorsa» per il Paese intero, «una presenza critica, stimolante, spesso scomoda», e tutto ciò «in forza di una credibilità civile conquistata sul campo». E con uno di Marco Tarquinio, che guida Avvenire: «Casa e prospettiva per chi viene anche da altre esperienze e vuole cristianamente sostenere la società». Entrambi infatti si riferivano alla Caritas italiana, che – costituita nel 1971 per volere di Paolo VI – entra con questo 2011 negli "anta" della sua storia.Ma ieri sono arrivati anche tanti altri, nella sede della Caritas sull’Aurelia a Roma, per partecipare alla tavola rotonda che è stata un confronto fra i direttori dei media cattolici. Aperta da padre Federico Lombardi, a capo della Radio Vaticana (oltre che direttore della Sala stampa della Santa Sede): «La carità operosa non è per la Chiesa un’assistenza sociale – ha spiegato –, ma appartiene alla sua natura» ed è il modo «per mostrare l’amore di Dio». Aggiungendo che la carità è «via per la giustizia», anzi – citando «il cardinale Roger Etchegaray – è al cuore del combattimento per la giustizia». Aveva cominciato, padre Lombardi, ricordando subito «il clima dell’11 settembre nel quale stiamo vivendo, che ci obbliga a riflettere sul tema dell’odio e dell’amore» e che spiega chiaro come «l’unica vera risposta a lungo termine possa essere quella dell’amore».

Poi un «augurio alla Caritas» – ha subito detto padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione – per il «suo lavoro nelle periferie del cosiddetto "villaggio globale"» e per «il suo contributo nello scenario attuale, che mi pare sia davvero profetico». A cominciare dalla «prima lezione» che possiamo trarre da questi suoi quarant’anni: «La cooperazione dei beni materiali non può mai prescindere da quella dei beni spirituali». Tanto più – ha sottolineato ancora padre Albanese – che «la comunione è la prima forma di missione».

Dunque la tavola rotonda (coordinata dal vicedirettore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei, don Ivan Maffeis) soprattutto stata un’analisi del cammino fatto dalla Caritas, mantenendo però ben fermo lo sguardo su quello da fare e sul futuro. «Se la carità è la faccia attiva della fede – secondo padre Gian Paolo Salvini, già direttore della Civiltà cattolica – non può non occuparsi di chi sta peggio di noi e anche fuori dai confini nazionali». Morale? «L’ideale sarebbe passare dall’icona del Buon Samaritano a quella di Gesù che dice "alzati e cammina", cioè cammina sulle tue gambe».

Tuttavia viviamo tempi difficili, e con «un sistema legislativo che sembra fatto apposta per scoraggiare le forme di solidarietà organizzate», ha detto Tarquinio. Mentre «la solidarietà la si impara vivendo», e «prima di tutto in famiglia». Al proposito però c’è da sperare, secondo il direttore di Avvenire, guardando «la realtà effervescente del mondo giovanile cattolico, che ha capacità di mobilitarsi anche nel quotidiano»: ed ecco, «la Caritas è una leva diffusa e potente per questa mobilitazione».

E intanto – con le parole di Boffo – proprio «la Caritas resta fra le più amate agenzie nazionali», anche per la sua caratteristica di saper «coniugare carità e giustizia» e perché negli anni Settanta e Ottanta «lo sviluppo dei sistemi di welfare locale ha molto beneficiato delle Caritas». Adesso ciò che conta, per il direttore di Tv2000, è che la stessa Caritas «mantenga la capacità di intuire i bisogni emergenti», insieme al suo «ruolo pubblico».

Uno dei risultati? «Per fortuna che in Italia c’è la Caritas di fronte a un problema massiccio come l’immigrazione, sebbene spesso venga lasciata da sola...», ha detto don Antonio Sciortino, che dirige Famiglia Cristiana, aggiungendo che «ci vuole un cambio di mentalità nel nostro Paese verso gli stranieri». L’ultimo intervento è stato di Paolo Bustaffa, direttore del Sir: «Un patrimonio della Chiesa e della Caritas» è proprio «la carità che diventa operosa». Fermo restando che «la Caritas non potrà mai essere la barelliera della storia», semmai «deve incidere invece sui meccanismi della politica: è questa la sfida».

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