Il sovraffollamento nelle carceri è a un soffio dal livello di guardia. L’ingresso di soli altri 218 detenuti farà superare formalmente il limite di tollerabilità. Nel giorno della Festa della polizia penitenziaria, il ministro di Grazia e giustizia Alfano conferma la diagnosi del presidente della Repubblica: Napolitano elogia il lavoro degli agenti «reso ancor più problematico dal contesto dal fenomeno del sovraffollamento». Il Guardasigilli spiega che - dati aggiornati a due giorni fa - sono 63.350 i detenuti nelle 206 carceri italiane. A fronte di una teorica capienza regolamentare di 43.262 posti, manca pochissimo al livello di guardia di 63.568. Alfano assicura che il governo sta correndo ai ripari con un piano per realizzare 48 nuovi padiglioni e 24 penitenziari. Il Capo del Dap Ionta parla di «massima allerta » , aggiungendo che anche l’organico della polizia penitenziaria è sotto di 5 mila posti. L’allarme arriva alle celebrazioni per il 192° anniversario di fondazione del corpo. Questione di settimane, insomma, e nelle carceri scatterà il «tutto esaurito». Nel suo messaggio alla festa del 'baschi azzurri' il Capo dello Stato ha parole di gratitudine per il servizio prezioso e difficile degli agenti che lavorano nel sistema penitenziario. Lavoro ancora più complesso, sottolinea Napolitano, per il numero eccessivo di detenuti. Il ministro Angelino Alfano intervenendo alla festa non può che confermare. «Siamo su livelli di allarme per i quali è prevedibile, anche per l’approssimarsi del periodo estivo, un ulteriore incremento della popolazione carceraria » . Il 40% della popolazione carceraria, aggiunge Alfano, è costituito da detenuti stranieri. Il Guardasigilli ha però pronta la soluzione: il piano per la realizzazione di nuove carceri, messo a punto dal capo del Dap, il dipartimento amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, che è anche commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. Il piano «sarà sottoposto a breve all’attenzione del presidente del Consiglio e del Consiglio dei ministri». Il progetto prevede la « realizzazione in tempi ragionevolmente brevi» di 48 nuovi padiglioni che amplieranno le carceri già esistenti. Più 24 nuove case circondariali «per le quali si ricorrerà anche al contributo essenziale delle imprese private ». Tempi? Fine 2012, per complessivi 17.891 nuovi posti. Altre vie non ci sono, dice il ministro. Indulti, nemmeno a parlarne: «Nessuno è legittimato a illudersi – precisa Alfano – che la soluzione assomigli agli inutili perdonismi del passato che non hanno avuto effetti stabili e duraturi». Provvedimento firmato dall’allora guardasigilli Clemente Mastella, che come è noto passò anche con i voti di Forza Italia. A proposito dell’alto numero di immigrati in carcere, Alfano dice che grazie agli accordi bilaterali con molti paesi l’Italia ha avviato una strategia per «ottenere che i detenuti stranieri condannati a pene detentive brevi» possano scontarle in Patria. Gli accordi coi paesi del Mediterraneo, come la Libia, stanno riducendo il numero degli indagati per reati connessi alla presenza clandestina. Il guardasigilli Alfano poi annuncia che chiederà all’esecutivo «un reclutamento straordinario» di agenti di polizia penitenziaria « proporzionato alle esigenze che inevitabilmente si determineranno a seguito dell’incremento delle strutture carcerarie». Il capo del Dap Ionta conferma ogni parola. « Le difficili condizioni che il sistema penitenziario sta vivendo a causa del sovraffollamento » impongono la « massima allerta » perché verrà superata «presto la soglia massima di tollerabilità di presenze». Se i detenuti crescono, gli agenti penitenziari sono sempre gli stessi. Cioé pochi: 40.334 su un organico previsto di 45.109. Gli effetti dell’indulto, dice Ionta, «sono ormai superati dalla vertiginosa impennata degli ingressi». In attesa di nuovi carceri Ionta sollecita un maggiore ricorso alle misure alternative al carcere: «La certezza della pena è un principio indiscutibile – dice il capo del Dap – ma una pena flessibile sostiene il cambiamento della persona condannata che, se adeguatamente accompagnata nel percorso di reinserimento sociale, abbassa il livello di recidiva». Oltre, ovviamente, ad essere «un valido strumento deflattivo delle presenze nelle carceri, con ricadute positive sui livelli di vivibilità». Perché, conclude Ionta, «non basta ampliare i posti letto per i detenuti perché la detenzione sia ritenuta in linea con i principi costituzionali del rispetto della dignità dell’uomo ».