giovedì 8 giugno 2023
Per evitare i suicidi dei detenuti servono più strutture alternative e adeguati fìnanziamenti. Il Consiglio dei ministri Ue: il governo risponda entro dicembre. Venezia, un recluso si impicca in cella
Carceri, l'Europa "avvisa" l'Italia
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Troppi suicidi dietro le sbarre. Nel 2022 sono stati 85 i detenuti che si sono tolti la vita e quest’anno, in meno di sei mesi, sono già 30. E l’Europa “bacchetta” l’Italia per presunte inadempienze invitandola a prendere provvedimenti immediati.
L’ultimo dramma si è consumato martedì scorso nella Casa circondariale “Santa Maria Maggiore” di Venezia, dove Bassem Degachi, 39 anni, un tunisino residente a Marghera, in regime di semilibertà, non ce l’ha fatta a sopportare la sua condizione e si è impiccato. “Dentro” da due anni e mezzo, dodici mesi fa l’uomo aveva cominciato a lavorare all’esterno per una cooperativa di remieri ma è rimasto coinvolto, insieme con altre 26 persone, in un’inchiesta per spaccio di droga nel quartiere Piave di Mestre – i fatti risalgono però al 2018 – e ha ricevuto prima di varcare il portone del carcere per andare in azienda un’ordinanza di custodia cautelare. Gli è crollato il mondo addosso. A mezzogiorno Bassem ha telefonato alla moglie dicendole che era disperato: «Adesso non mi faranno più uscire, ho davvero perso tutto, lavoro e famiglia....». Chiama tre volte e la consorte si preoccupa e allora dà l’allarme ma i sorveglianti lo trovano esanime in cella, appeso alle sbarre della finestra, con un lenzuolo attorno al collo. L’ultima telefonata è delle ore 14.41, il certificato di morte di Bessem Degachi è delle 14.42. La procura della Serenissima ha aperto un fascicolo per chiarire la vicenda e appurare eventuali responsabilità.

Secondo l’ultimo Rapporto di Antigone, le carceri italiane sono le peggiori in Europa, appena una spanna sopra a quelle di Romania e Cipro in quanto a sovraffollamento e condizioni di vita inumane e degradanti. E così, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, di fronte al fenomeno dei suicidi «che ha raggiunto un livello senza precedenti» interviene chiedendo al governo italiano «misure di prevenzione» e un maggior numero di «trasferimenti verso le Rems», le residenze alternative per i detenuti che soffrono di disturbi psichici. Andranno garantite perciò adeguate risorse umane e finanziarie «in particolare nelle regioni in cui la situazione è più critica». Per l’organismo politico di Strasburgo, che ha esaminato le azioni messe in campo dal nostro Paese per rispondere a due condanne sulla situazione delle carceri emesse dalla Corte europea dei diritti umani, è necessario che l’Italia prosegua «gli sforzi per assicurare una capacità sufficiente delle Rems». Una delle due sentenze interessava, in particolare, la mancanza di provvedimenti per evitare il suicidio di un carcerato con problemi di salute mentale mentre la seconda verteva sui tempi troppo lunghi per il trasferimento in una struttura adeguata di un’altra persona reclusa anch’essa affetta da disturbi psichici.

Sulla base di un piano nazionale adottato nel 2017 per la prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo in carcere e di altri interventi adottati dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è stata segnalata una riduzione del 45% del numero di “ristretti” in attesa di un posto in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Una circolare del Dap emanata l’anno scorso, aveva affidato a uno staff interdisciplinare il compito di analizzare le situazioni a rischio e far emergere i cosiddetti “eventi sentinella”. Ma per il Comitato europeo dei ministri, non è sufficiente. Serve un monitoraggio più attento e scrupoloso della situazione, anche sull’applicazione dei necessari finanziamenti da assegnare a ciascun carcere. Roma dovrà fornire a Strasburgo informazioni su tutte le questioni sollevate entro dicembre.

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