giovedì 17 gennaio 2019
Costretti a lavorare 12 ore al giorno, con paghe da fame, e obbligati a iscriversi al sindacato. Polizia smantella organizzazione, coinvolti anche sindacalista e ispettore del lavoro
Blitz anti-caporalato, sei arresti. Coinvolto anche sindacalista
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Costretti a lavorare 12 ore al giorno e a iscriversi al sindacato. Il tutto a fronte di una retribuzione inferiore alla metà rispetto a quella prevista dal contratto collettivo nazionale e all'ubbidienza di regole disumane senza la garanzia dei più elementari diritti. Questo dovevano sopportare centinaia di migranti sfruttati dall'organizzazione smantellata stamane a Latina dalla Polizia e che ha portato a sei arresti. Due di loro sono donne che reclutavano e sfruttavano stranieri centrafricani e rumeni, tramite una società cooperativa con sede a Sezze, nel Latinate, distribuendo illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole che avevano monopolizzato il settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.

I controlli sono partiti dalla presenza in alcune zone della città, nelle primissime ore della mattinata, di folti gruppi di stranieri. I migranti venivano trasportati nei campi a bordo di pulmini sovraffollati, privi dei più elementari sistemi di sicurezza. Il sistema era retto anche grazie alla copertura di esponenti sindacali e dell'Ispettorato del lavoro infedeli. Venivano costretti ad iscriversi al sindacato dietro la minaccia del licenziamento, in modo che quest'ultimo percepisse non solo le quote di iscrizione ma anche ulteriori introiti economici connessi alla trattazione delle pratiche finalizzate ad ottenere le indennità di disoccupazione.

Oltre ai sei arrestati, vi sono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori. I poliziotti hanno potuto accertare che i braccianti provenivano anche dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in attesa del riconoscimento della protezione internazionale.

Le indagini di natura patrimoniale hanno portato al sequestro di 5 abitazioni, 3 depositi, 3 appezzamenti di terreno, 9 auto, 36 tra furgoni e camion, una società cooperativa, 4 quote societarie e numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.



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