lunedì 12 gennaio 2015

Nel testo definitivo del decreto sulle "Tutele crescenti" modificato l'articolo 11 che ne prevedeva l'istituzione. Probabilmente sarà reinserito nel provvedimento sulla nuova Aspi

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Jobs act: si cambia ancora. Nella nuova versione del primo decreto attuativo della legge delega di riforma del mercato del lavoro sparisce l'istituzione del "Contratto di ricollocazione". Il testo definitivo dello schema di decreto - approvato dal Consiglio dei ministri il 24 dicembre scorso - è stato infatti modificato e compare ora sul sito di Palazzo Chigi senza più appunto l'indicazione della creazione dell'istituto del Contratto di ricollocazione previsto.Nel nuovo testo (http://www.governo.it/backoffice/allegati/77554-9924.pdf) all'articolo 11 anziché del contratto di ricollocazione si parla solo del rito applicabile per i licenziamenti, secondo le nuove modalità che non prevedono, se non in casi assai limitati, la reintegra con l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.Il decreto sulle tutele crescenti, che doveva giungere oggi alle Camere per il previsto parere e che al momento non risulta ancora depositato alle Commissioni lavoro di Camera e Senato, aveva suscitato più di una perplessità anche sul tema del Contatto di ricollocazione. Come avevamo evidenziato in un precedente articolo (http://www.avvenire.it/Lavoro/Editoriali/Pagine/Ricollocazione-dubbi-sul-nuovo-contratto.aspx), infatti, il Contratto di ricollocazione sarebbe stato limitato ai soli licenziamenti illegittimi, escludendo dunque i licenziati per motivi disciplinari e soprattutto i lavoratori espulsi per motivi economici "validi" o ancora che avessero "conciliato" il loro licenziamento. In sostanza alcune categorie di lavoratori sarebbero stati meno tutelati di altri. Un altro punto critico riguardava lo strumento operativo per rendere concreto il contratto: un nuovo «Fondo per le politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori in stato di disoccupazione involontaria» istituito presso l’Inps dalla presumibilmente lunga genesi. Infine, il problema della dotazione finanziaria, nel testo originario limitata a 70 milioni di euro, sufficienti ad assegnare un voucher a non più di 40-50mila disoccupati in un biennio.Ma perché lo stralcio e quando sarà recuperato il nuovo contratto? In assenza di spiegazioni ufficiali e con testi ancora suscettibili di modifiche (nonostante l’approvazione in Cdm...) sono due le possibilità: la prima è che la regolazione del nuovo istituto sia inserito nel più ampio quadro del riassetto delle politiche attive del lavoro, già previsto dal Jobs act, ma attraverso un altro decreto delegato da approvare in Consiglio dei ministri entro giugno. La seconda, più probabile, che il Contratto di ricollocazione sia "trasferito" nel testo sulla nuova Aspi (anch’esso già approvato alla vigilia di Natale) sul quale però solo alle 21 di lunedì è arrivata la bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato. La quale ha fatto anche allungare le previsioni di mancati introiti derivanti dalle conciliazioni "esentasse" fino al 2024. L’obiettivo dello stralcio sarebbe evitare di ritardare il sì definitivo al Contratto a tutele crescenti.
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