martedì 8 settembre 2015
Dopo l'ultimo omicidio di un 17enne è guerra per il potere tra gang di minori.

ANALISI I «figli dei figli» che fanno più paura (M. Patriciello)
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Erano la manovalanza spicciola della camorra, piccoli, veloci, immuni, né affiliati né gregari: ora sono la camorra. Baby camorristi vestiti da capiclan, adolescenti con la rabbia della loro età e la ferocia di chi deve sopravvivere alla vita marcia dei vicoli, da Forcella ai Quartieri Spagnoli, dalla Sanità alle periferie estreme. Vivono da boss, muoiono da boss. Gennaro Cesarano è stato freddato all’alba di domenica nel rione Sanità. Aveva 17 anni. In un primo momento si è pensato ad un proiettile vagante sparato durante un regolamento di conti, ma in base agli indizi finora raccolti, il ragazzo era l’obiettivo dei sicari, due in moto, a volto coperto. Il giovane è stato colpito e ucciso da un singolo proiettile: una persona lo ha raccolto da terra e portato nell’ospedale Vecchio Pellegrini, nel centro della città, dove il 17enne è giunto cadavere. A dare ulteriori informazioni sull’omicidio sarà l’autopsia. Cesarano aveva precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Era seguito in comunità e cominciava ad accarezzare il sogno di diventare pizzaiolo. Non ne ha avuto il tempo: il suo breve passato di piccolo spacciatore lo ha condannato. E ieri sera una folla di composta da alcune centinaia di persone, tra cui bambini, ragazzi e mamme, al grido di «Giustizia, giustizia», ha partecipato al flash mob organizzato a Napoli per ricordare il giovane ucciso. Ora gli inquirenti non escludono che la sparatoria alla Sanità sia da inserire nella guerra tra gruppi rivali che si sta combattendo nei quartieri del centro. «Paranza dei bambini» li chiamò una donna intercettata al telefono raccontando quello che stava succedendo tra i vicoli del centro storico di Napoli. E il nome è rimasto, ripreso dagli inquirenti che appena a giugno scorso hanno arrestato 70 delinquenti e il più grande non raggiungeva i 25 anni d’età. E ancora prima ci sono stati i killer minorenni del rione Conocal di Ponticelli. Allora di paranze dei bambini bisogna parlarne al plurale, presenti in molti quartieri, a volte collegate più spesso in conflitto tra loro o con i vecchi esponenti dei clan per gestire l’eredità dei vecchi clan. In carcere, o scomparsi, i capi e anche le seconde e le terze file dei clan, annientate le storiche organizzazioni criminali, si affacciano i giovanissimi, senza o poca istruzione e tanta voglia di essere vincenti. Costituiti in gang senza gerarchia si sono inseriti nei circuiti dello spaccio, delle estorsioni e del contrabbando di sigarette, fiduciosi solo nel potere delle armi.  Uccidere per loro è facile, l’unico modo che conoscono per eliminare i rivali, dirimere le controversie. Da questa logica nasce la confusione e la violenza di questi ultimi mesi e le sparatorie che non risparmiano nessun quartiere. Morte a Ponticelli, periferia est, raid ad ovest, a Soccavo, al Rione Traiano dove gruppi di giovani a bordo di scooter spara in aria numerosi colpi di pistola e di kalashnikov al Rione Traiano. Ma la «guerra delle paranze dei bambini» è in atto dal primo marzo 2013, a Forcella, costellata da numerosi agguati e pericolosissimi. Conflitti a fuoco tra i vicoli, scorribande di giovani armati «che - scrivono i magistrati - volevano manifestare, anche nei confronti degli abitanti del quartiere, il potere di controllo del territorio».  Ora l’impennata criminale di questi giorni ha spinto il ministro dell’Interno Angelino Alfano a potenziare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio con l’invio immediato di oltre 50 unità di rinforzo del Reparto Prevenzione Crimine della polizia e delle Compagnie Intervento Operativo dei carabinieri. Per «rafforzare ulteriormente la presenza delle Istituzioni sul territorio napoletano, perché siamo al fianco dei tanti cittadini onesti che possono e devono contare sullo Stato a difesa della legalità e nella lotta alla criminalità».
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