mercoledì 12 ottobre 2022
Vertice a due fra Salvini e Berlusconi, mentre Meloni resta a Montecitorio. A sera due note di Lega e Fdi marcano le distanze Restano molti nodi da sciogliere
Camere e ministri, è alta tensione

Reuters

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Non sono ancora scoccate le sette di sera quando Matteo Salvini lascia Villa Grande, la residenza romana del Cavaliere, dopo quaranta minuti di colloquio con Silvio Berlusconi. Le voci su un vertice a tre, diffusesi nel pomeriggio, si sono rivelate infondate. Giorgia Meloni ha scelto di restare al lavoro nei suoi uffici di Montecitorio sui dossier più urgenti (approvvigionamento energetico, caro bollette e legge di bilancio), a parte un rapido incontro col ministro uscente all’Economia Daniele Franco.

Il clima in coalizione si fa teso, poiché la quadra sulle presidenze delle Camere e sulla composizione della possibile rosa dei ministri non è stata ancora trovata. A sera, la comunicazione di coalizione si dipana attraverso note stampa separate. Fonti leghiste fanno sapere che il segretario «è in costante contatto con gli alleati» e che la «la Lega non ha pretese né preclusioni, lavora per un'intesa soddisfacente» e «conferma di avere le idee chiare sulla propria squadra e sui dossier più urgenti ». Poi l’affondo: «La coalizione dev’essere all’altezza delle emergenze del Paese e delle aspettative degli elettori» e per questo «Salvini auspica al più presto un vertice con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi».

Traspare la delusione per il mancato incontro. Il tempo stringe e il Carroccio (affiancato da Forza Italia) cerca di alzare il pressing per chiudere la trattativa. Poco dopo Fratelli d’Italia ribatte, con una nota serale gelida: «I governi sono politici quando hanno un mandato popolare, una guida politica, una maggioranza nata nelle urne e non nel palazzo, un programma e una visione chiari», si precisa, e «per realizzare quella visione e quel programma coinvolgeremo le persone più adatte».

Per gli alleati, c’è un warning: «Nessuno si illuda che cambieremo idee e obiettivi rispetto a quelli per i quali siamo stati votati. Il nostro sarà il governo più politico di sempre». Sarà Meloni a dare le carte, ripetono i suoi, e gli alleati dovranno starci: «Cosa possono fare? Non votare la fiducia a un governo di centrodestra?». Insomma, all’anti vigilia dell’insediamento dei due rami del Parlamento e del voto per sceglierne i presidenti (che aprirà la strada all’avvio delle consultazioni sul Colle), le posizioni paiono ancora distanti. Il primo scontro, in ordine di tempo, riguarda la presidenza del Senato, con Fdi che preme per Ignazio La Russa e la Lega attestata su Roberto Calderoli: «Stiamo lavorando per lui», ripetono nel Carroccio. La partita è legata a doppio filo con quella della Camera (Fabio Rampelli di Fdi in alternativa ai leghisti Giancarlo Giorgetti o Riccardo Molinari ), e con la variabile di un eventuale forzista a sparigliare le carte.

Da come si sbloccherà la trattativa, potrebbero dipendere altri incastri, visto che lo stesso Giorgetti è in ballo per diversi dicasteri (anche economici): « Potrebbe fare tutto, anche il generale, è un mio amico», sorride proprio La Russa. Al mattino, prima che il clima si raffreddasse, nel quartier generale di Fdi in via della Scrofa ci sono stati diversi pourparler tra i colonnelli meloniani Francesco Lollobrogida e La Russa, il leghista Calderoli, i forzisti Alberto Barachini e Licia Ronzulli e i centristi Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli. E per tutta la giornata, è continuato il totonomi, con l’azzurro Antonio Tajani in ballo per Esteri (in alternativa a un ambasciatore di carriera) o per la Difesa. L’ipotesi dell’ex ad dell’Eni Paolo Scaroni all’Energia starebbe tramontando. Sull’Economia, finora nessun “supertecnico” (da Fabio Panetta a Dario Scannapieco) avrebbe aperto spiragli , ma resta in lizza Domenico Diniscalco. Il Carroccio, che apre alla possibilità che Giorgetti - ancora lui - vada al Mef, potrebbe invece avere il Lavoro (Salvini?), il Mise e gli Affari regionali.

Per l’Interno circola il profilo del prefetto Matteo Piantedosi . Per la Giustizia, Fdi (con Carlo Nordio), Fi (con Francesco Paolo Sisto) e Lega (con Giulia Bongiorno) hanno ciascuno un papabile. Nodo intricato è la Salute, con Lega e Fdi che valutano l’opzione tecnica di un docente di medicina e Fi che insiste su Ronzulli. Per sbloccarla, all’azzurra potrebbe essere proposta l’Istruzione. Ma a tarda sera è Meloni a dirsi «ottimista». Per lei «non ci sono problemi» e l’atteso vertice a tre dovrebbe tenersi oggi .

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