venerdì 26 luglio 2013
​Il provvedimento passa dopo che il M5S aveva bloccato a lungo i lavori. Saltato l'incontro con il premier Letta.
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E' stato approvato alla Camera il decreto del Fare, dopo un ostruzionismo estenuante portato avanti dal M5S. La maratona di parole degli ordini del giorno è durata bendue giorni e due notti. Ora la palla passa al Senato per il via libera definitivo. Intanto è saltato il previsto incontro tra i rappresentanti del movimento e il premier Letta.

 

Ostruzionismo a oltranza

Prosegue a Montecitorio l’ostruzionismo al decreto "del Fare" portato avanti dal Sel, Lega e Movimento 5 Stelle. Quest’ultimo ha chiesto un incontro al presidente del Consiglio Enrico Letta in merito ai lavori parlamentari e alle prossime riforme costituzionali. E ha lanciato un aut aut. Siamo disposti a cessare nell’attività di filibustering, se il governo accetterà di rinviare a settembre il ddl sulle riforme, ha detto il capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti, che ha riferito di un incontro con il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi. Al quale è stato proposto di agevolare poi l’approvazione della legge comunitaria, grazie allo stop all’ostruzionismo, in cambio dello slittamento del ddl costituzionale. Il ministro ha comunque rimandato ogni decisione al premier. Il quale ha fatto sapere che incontrerà già oggi una delegazione del M5S dopo il Consiglio dei ministri, insieme a i ministri Franceschini e Quagliariello.Anche ieri, dunque, seduta fiume. Dopo la lunghissima parte dedicata agli ordini del giorno, quasi tutto il gruppo del M5S si è iscritto a parlare. Si tratta di 112 interventi, ognuno di 10 minuti. Se i tempi dovessero essere rispettati, si tratta di 17-18 ore di dibattito. In attesa di decisioni formali della capigruppo, si stima che il voto finale sul provvedimento dovrebbe arrivare stamattina verso le 12. La presidente della Camera Laura Boldrini a un certo punto, a sera, annuncia per l’appunto che non potrà esserci prima delle 10.Alla Camera, però, ormai si è creato un vero e proprio ingorgo nel calendario dell’aula. Il problema, a breve, è rappresentato dal decreto sugli ecobonus: scade domenica 4 agosto e deve anche ripassare al Senato. Per questo tra le ipotesi che circolano in queste ore c’è quella di avviare la discussione già oggi e andare avanti domani e domenica. E si ventila l’ennesima fiducia.Concitata anche la seduta di ieri. C’è stato, infatti, un duro scontro tra Carla Ruocco, deputata M5S e il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, conclusosi con un annuncio di querela da parte dell’esponente del partito di Silvio Berlusconi. «Come fatto simbolico nei confronti del linguaggio che troppe volte si tiene in quest’Aula e non viene adeguatamente censurato», ha spiegato. A scatenare la bagarre una frase della parlamentare stellata, che ha definito Brunetta «capo indiscusso del gruppo unico dell’affare, del malaffare, delle larghe intese e dell’inciucio». Il rappresentante del Pdl ha chiesto alla Boldrini di «censurare» questa frase. La numero uno dell’assemblea di Montecitorio si è detta dispiaciuta «se c’è stata un’offesa» e ha invitato tutti a tenere un linguaggio meno offensivo. Parole che non hanno soddisfatto Brunetta: «Le chiedo la censura», ha insistito rivolgendosi a Boldrini, che a sua volta ha replicato: «Non mi piace neanche questo tono, lasci a me la decisione di fare o non fare quello che mi concerne». Il battibecco è poi andato avanti, dopo che la Boldrini ha censurato le parole della Ruocco, ma ha anche bacchettato Brunetta per il tono usato nei suoi confronti.

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