venerdì 15 dicembre 2017
Cinque ministri, otto capigruppo e 200 parlamentari firmano il testo redatto in collaborazione con la Cattolica, l’osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo e la Fim Cisl. Aderisce anche Gentiloni
Deputati nell'aula di Montecitorio (Fotogramma)

Deputati nell'aula di Montecitorio (Fotogramma)

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Sarà la prima campagna elettorale giocata più sugli schermi dei computer e degli smartphone che su quelli della televisione, o nelle piazze. I partiti si stanno organizzando, anche i leader più riottosi, non foss’altro per ragioni anagrafiche (come Silvio Berlusconi) sono entrati in modo massiccio su Twitter, Facebook e Instagram. Parte la prima campagna elettorale dell’era social, fenomeno esploso nella comunicazione politica proprio nel quinquennio della legislatura che sta per concludersi. Nel frattempo la tecnica delle fake news rischia di diventare una sorta di intrigo internazionale, per l’incapacità del sistema di respingere la notizia infondata inserita come una tossina nel corpo elettorale. Scarseggiano gli strumenti giuridici per tutelarsi dalle aggressioni, e i grandi colossi della nuova comunicazione tardano a individuare strumenti adeguati di autoregolamentazione che prescindano dall’algido e fallace funzionamento degli algoritmi.

Si cerca allora una strada nuova, ispirata alla assunzione di responsabilità di ciò che si comunica e si condivide. Al rispetto dell’avversario e delle idee contrapposte. Si chiama #cambiostile, l’iniziativa promossa dall’Associazione Parole O_Stili in partnership con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, presentata ieri in Senato insieme al “Manifesto della comunicazione non ostile” in dieci punti. La campagna ha già ottenuto l’adesione di 5 Ministri e circa 200 parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Arriva anche un messaggio di adesione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che indica «il tema di un uso più corretto e consapevole dei mezzi di comunicazione» come un percorso «da continuare a incoraggiare, per tutelare i valori di rispetto della sfera personale, di convivenza civile e di pluralismo autentiche pietre ango- lari della nostra democrazia».

Tra coloro che hanno aderito a #cambiostile i ministri Minniti, Fedeli, Martina, Pinotti e Finocchiaro, i capigruppo al Senato Zanda (Pd), Centinaio (Lega), Romani (Fi), De Petris (Sel), Bianconi (Ap), Guerra (Leu), Zeller (Autonomie) e alla Camera Rosato (Pd). Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, presente ieri nella sala Difesa del Senato, si è reso promotore dell’iniziativa presso i sindaci, tra cui Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente Anci. Un elenco in continuo aggiornamento al sito www.paroleostili.com/cambiostile

Realizzato attraverso un lavoro collettivo che ha coinvolto esperti di linguaggio e comunicazione politica (fra cui Annamaria Testa, Giovanni Boccia Artieri, Andrea Camorrino, Fausto Colombo, Matteo Grandi, Francesco Nicodemo) il Manifesto è un impegno affidato alla libera assunzione di responsabilità di politici e amministratori locali. L’obiettivo è quello di educare le community di riferimento all’idea che sugli avversari si vince con le idee, non con la derisione, l’insulto o - peggio - con le bugie.

L’iniziativa si avvale delle conclusioni del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con Fim Cisl, che additano la politica come principale responsabile della difficile condizione giovanile attuale. Una percezione che è tutt’uno con il fenomeno crescente di distacco per reazione da una politica che non si mette in sintonia con le nuove generazioni e le loro aspirazioni.

Il Manifesto è stato già ampiamente diffuso sui social media e con un’iniziativa nelle scuole. «Siamo convinti che questo del rispetto sia il tema cruciale, della prossima campagna elettorale, come di tutto il sistema educativo», ha detto il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, intervenuta ieri alla presentazione. «Il linguaggio dell’odio non può mai essere tollerato in un dibattito civile - ha aggiunto -. Lo si deve alle nuove generazioni, perché è per loro che la politica deve guardare».

L’adesione è trasversale. «Questa iniziativa è una bussola per non perdere la rotta in campagna elettorale. Si fa campagna e si vota 'per' ma anche 'contro'. Si può e si devono criticare le proposte altrui senza scadere nell’insulto e nella denigrazione personale. Forza Italia ha aderito da subito a questa iniziativa, perché ne condivide gli scopi e l’auspicio di una campagna dura, senza esclusione di colpi ma leale», ha detto Antonio Palmieri, responsabile nazionale comunicazione e Internet del partito di Berlusconi.

Per il prorettore dell’Università Cattolica, Antonella Sciarrone Alibrandi, «cambiare stile è un impegno e una sfida cui tutti sono chiamati nell’esercizio della propria professione e del proprio ruolo sociale». L’auspicio, ora, ha spiegato Rosy Russo, ideatrice dell’iniziativa, è che «#cambiostile, possa concretamente diventare «il virus positivo dello scegliere le parole con cura».

IL DOCUMENTO. Ecco il decalogo per avere solo avversari e mai nemici

1. VIRTUALE È REALE. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.

2. SI È CIO' CHE SI COMUNICA. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.

3. LE PAROLE DANNO FORMA AL PENSIERO. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.

4. PRIMA DI PARLARE BISOGNA ASCOLTARE. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.

5. LE PAROLE SONO UN PONTE. Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.

6. LE PAROLE HANNO CONSEGUENZE. So che ogni mia parola può avere conseguenze piccole o grandi.

7. CONDIVIDERE È UNA RESPONSABILITA'. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.

8. LE IDEE SI POSSONO DISCUTERE. LE PERSONE SI DEVONO RISPETTARE. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.

9. GLI INSULTI NON SONO ARGOMENTI. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.

10. ANCHE IL SILENZIO COMUNICA. Quando la scelta migliore è tacere, taccio.

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