martedì 17 marzo 2009
Parla Raffaele Calabrò, autore del ddl sul testamento biologico in discussione al Senato: «Servono un un voto di coscienza e responsabilità. Sarà modificato il testo sulla vincolatività delle dichiarazioni per rendere chiaro che non si intende inficiare il ruolo del medico». La pioggia di emendamenti dell’opposizione? «Non mi spaventano».
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    Non è spaventato dalla mole di emendamenti he attendono il ddl a sua firma sul fine vita, il senatore Raffaele Calabrò. Anzi, il medico e parlamentare del Pdl, relatore del provvedimento, si dice «sicuro» che la legge possa divenire realtà, dopo il passaggio alla Camera, prima dell’estate. Una legge che «è necessaria». E «il Paese l’aspetta dopo le vicende che si sono succedute negli ultimi tempi. Non possiamo certo immaginare che le decisioni su vita e morte vengano regolate da un magistrato, un presidente di Regione o da un direttore di Asl».Come giudica il lavoro svolto sin qui e cosa si aspetta per il prosieguo del ddl che oggi approda all’aula di Palazzo Madama?È stato un lavoro serio e costruttivo, perché c’è stato l’apporto di audizioni molto qualificate e quello di colleghi, sia della maggioranza che dell’opposizione, sia di formazione laica sia cattolica. Il testo esprime con chiarezza un «no» a eutanasia, accanimento terapeutico, suicidio assistito. Mi aspetto che non ci saranno modifiche rispetto a questa filosofia di fondo, che è non solo del testo, ma dell’intera maggioranza che lo sostiene. Ci possono, invece, essere ulteriori miglioramenti in direzione di semplificazione e scorrevolezza, per far sì che la legge possa essere di facile e immediata applicazione.Beppino Englaro l’ha già definita «anticostituzionale» e ritiene possibile, dopo l’approvazione, un intervento successivo della Corte Costituzionale o, addirittura, preventivo del capo dello Stato, che secondo lui non la firmerebbe. Come replica?Che è stata valutata da diversi costituzionalisti, i quali l’hanno ritenuta rispondente alla Carta. Non penso che qualsiasi cittadino, pur se ha vissuto pesanti problemi personali, possa arrogarsi il titolo per una valutazione di ordine costituzionale, né tantomeno per quelle che sono le prerogative del capo dello Stato.C’è una pioggia di emendamenti. E il presidente del Senato Renato Schifani annuncia che farà di tutto per arrivare al voto finale la prossima settimana. Condivide l’ottimismo?Mi meraviglia che si sia arrivati da parte di una componente del Pd a una tattica di fatto ostruzionistica, con la presentazione di 2.500 emendamenti. Perché c’è un impegno assunto con la mozione votata in assemblea per arrivare in tempi brevi a una legge. E uno preso dalla capogruppo del Pd. Sono, comunque, fiducioso, perché il presidente Schifani saprà far rispettare i tempi stabiliti.Oltre alla posizione del Pd su idratazione e nutrizione, ci sono tentativi di mediazione, come quello della Lega. Cosa ne pensa?Il «no» alla sospensione nel ddl è chiaro. Sono sostegno vitale e non hanno niente a che vedere con la capacità e la possibilità da parte di un soggetto di poter scegliere le proprie terapie. Il che significa lasciare andare avanti, o meno, la storia naturale di una patologia. Su idratazione e nutrizione invece la scelta è su vita e morte. E ciò non lo riteniamo ammissibile. Se può essere precisato meglio, indicando con chiarezza gli àmbiti di questa impossibilità di sospensione, siamo disponibili. Ma fino a oggi non è stato così e riteniamo che la formulazione attuale sia idonea.Anche Berlusconi ha detto: «No all’eutanasia di Stato». E molti esponenti del Pdl rassicurano sulla tenuta della maggioranza. In essa, però, c’è chi ritiene vaghe alcune formulazioni, come quella sull’accanimento terapeutico.La maggioranza è decisamente compatta, proprio perché la legge e basata su principi etici condivisi, in particolare nel Pdl, come la libertà e la dignità della persona. Ci sono singoli senatori che, per vari motivi, ritengono di non condividere tutto il testo. Però siamo di fronte a pochissime unità, che non inficiano la compattezza. C’è libertà di coscienza, ma questa impone anche un grande senso di responsabilità. Sull’accanimento c’è stata una riformulazione che mi sembra fughi ogni possibile dubbio.Ha fatto discutere l’accoglimento dell’emendamento del suo collega di partito Centaro sul carattere vincolante delle dichiarazioni. Avete già annunciato modifiche. Quali?Il principio è assolutamente chiaro ed è la non vincolabilità delle dichiarazioni, unito all’importanza del ruolo del medico, che deve poter fare le proprie scelte con il paziente o il fiduciario. Per la dizione attuale è stato sollevato, forse a ragione, il rischio di problemi interpretativi. Perciò, come relatore, ritengo che la frase vada riformulata in modo che non ci sia assolutamente alcun dubbio su quella che è stata, è e rimane l’intenzionalità della legge.
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