martedì 25 luglio 2017
Dopo l'aggressione a un uomo, firmata l'ordinanza di cattura. E c'è chi vuole introdurre il numero chiuso
La caccia all'orso è partita (tra le polemiche)
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Ha lasciato ferite profonde sul braccio e tre buchi nelle gambe di un pensionato, ma l’ultimo attacco di un orso bruno sembra ora incidere profondamente nel progetto di reintroduzione in Trentino, imponendo un drastico "numero chiuso" ai plantigradi. «Il progetto europeo Life Ursus lanciato 20 anni fa non prevedeva un numero massimo di orsi. Ora dobbiamo introdurlo, chiediamo le norme per poterlo fare».

Così il presidente della Giunta provinciale di Trento Ugo Rossi ha replicato ieri alle critiche di "gestione fallimentare" da parte delle opposizioni in Consiglio provinciale: lo scorso anno gli orsi erano una cinquantina, ne sono nati probabilmente altri 15 o 20. Rossi si appella al fatto che la Provincia autonoma ora non può gestire in modo diretto e rapido il controllo sugli orsi cosiddetti "problematici" in mancanza di una norma di attuazione più volte richiesta. Domani di questo provvedimento atteso si discuterà nell’apposita Commissione dei 12 ma intanto è esecutiva l’ordinanza che affida alle squadre specializzate di forestali una sorta di "mandato di cattura" per l’orso che sabato sera nei pressi di Terlago, a cinque minuti da Trento, ha raggiunto alle spalle l’idraulico Angelo Metlicovec, dandogli una zampata al braccio prima di essere distratto dal suo cane Kira. «È stato un episodio fotocopia di quello avvenuto due anni fa – ha spiegato in Consiglio provinciale l’assessore competente Michele Dallapiccola – ad opera dell’orsa K J 2, che abbiamo catturato ma che ha perso il radiocollare qualche mese dopo. Dai peli lasciati sul terreno cercheremo ora di identificare l’aggressore di sabato».

«Se gli esami confermeranno che l’animale è lo stesso già catturato e rilasciato – ha tuonato ieri in Consiglio provinciale il consigliere Rodolfo Borga – i nostri amministratori dovranno assumersi grosse responsabilità». Al contrario, già protestano ritenendo il mandato di abbattimento una "condanna a morte" le associazioni ambientaliste che richiedono di comprendere la dinamica dell’incidente, invocando che non si crei un "caso Daniza" bis, l’orsa slovena morta per l’anestesia dopo la cattura a seguito di un attacco nell’agosto di tre anni fa.

L’episodio di sabato, preceduto tre ore prime da un falso attacco ad una jogger trentina, riaccende paure e polemiche. Nei negozi trentini crescono le vendite di spray urticante anti orso. «Quell’orso era cattivo, cattivo, e ancora cattivo. Pensavo di morire», raccontava ieri dal letto di ospedale descrivendo quello che pure la delibera provinciale definisce "il massimo livello della scala di pericolosità" prevista dal protocollo interregionale Pacobace sulla reintroduzione degli orsi nelle Alpi centro orientali.

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