sabato 11 marzo 2023
Accordo sul ruolo del numero uno dell’Emilia Romagna e su una votazione unitaria della Direzione. Rimandati i nodi della segreteria e dei capigruppo. La leader soddisfatta: c’è piena collaborazione
C’è l’intesa Schlein-Bonaccini. Il governatore presidente del Pd

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La “pax democratica” muove un primo decisivo passo. Il percorso verso la gestione unitaria del Pd, dopo lo scontro delle primarie viene avviato attraverso una riunione a distanza fra la segretaria Elly Schlein e lo sfidante sconfitto Stefano Bonaccini, che sblocca la prima casella, quella della presidenza del partito, che il presidente dell’Emilia Romagna è pronto ad accettare come premessa di una intesa più ampia, non sull’organigramma, e nemmeno sul programma, ma sicuramente sul metodo.

Un incontro che viene definito «positivo, svolto in un clima di piena collaborazione» da entrambi gli ex contendenti ora uniti nel serrare le fila per collaborare al rilancio del Pd, segnato dalla batosta elettorale di fine settembre, coltivando l’ambizione comune di promuovere una possibile alternativa a una coalizione di governo che al momento appare “blindata” e quasi invincibile anche a livello di competizioni locali, come dimostra il recente turno regionale. «Ad esito del confronto Schlein intende proporre il nome di Stefano Bonaccini, come presidente, all’Assemblea del Partito Democratico», conclude la scarna nota della segreteria, e dalle parti di Bonaccini arriva la piena conferma del clima positivo e degli intendimenti comuni.

Dopo il fugace incontro in largo del Nazareno al quale il presidente dell’Emilia Romagna si era presentato con un più che eloquente mazzo di fiori, venerdì della scorsa settimana, ieri è stata la prima occasione per entrare nel merito del percorso e sono state praticamente messe le basi per una gestione condivisa del partito.

Ieri Schlein, ha prima incontrato la commissaria Ue per l’Uguaglianza Helena Dalli, in visita a Roma, il commissario per gli Affari Economici Paolo Gentiloni e l’ex ministra Rosy Bindi. Poi nel pomeriggio si è recata al funerale di Bruno Astorre a Colonna, comune nei pressi di Roma, che ha visto la partecipazione di circa 3mila persone, al campo sportivo del paese. Al rito, officiato da monsignor Mauro Meacci , Abate del monastero di Subiaco erano presenti, fra gli altri, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il ministro Francesco Lollobrigida, numerosi parlamentari e sindaci dei Castelli Romani e dell’area metropolitana , essendo fra l’altro Francesca Sbardella (la consorte di Astorre, che ha tenuto una breve orazione funebre) prima cittadina di Frascati. Una vicenda drammatica, questa, che ha segnato nel profondo tutta la comunità dem.

Il confronto fra Schlein e Bonaccini che è seguito, in serata, è stato lungo approfondito, durato circa due ore. Sono stati toccati, ma non definiti, tutti i temi, dalle alleanze al programma, anche se il nodo più difficile resta quello degli organigrammi, al momento aggirato e rinviato in virtù di una intesa raggiunta per arrivare, sempre domenica, alla nomina di una direzione unitaria che dovrebbe gestire l’intero percorso.

La segretaria dem aveva preparato il terreno, ed era stata chiara sul fatto che ci sarebbe stato «un ruolo» per Bonaccini che auspicava «di primo piano». «Gli ho fatto una proposta di massima condivisione e nell’interesse del partito», aveva annunciato. Il percorso non sarà però una passeggiata e la lunghezza del colloquio di ieri lo testimonia. L’esigenza unitaria deve fare i conti, infatti, con le spinte verso la discontinuità di cui la stessa Schlein è destinataria e il primo segnale è atteso sui capigruppo. Ma due donne, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi alla guida dei gruppi, sono già di per sé un segnale dato dalla segreteria Letta che sarà complicato superare. In campo, come alternativa, ci sono però i nomi di Simona Bonafè, Michela de Biase e Giuseppe Provenzano alla Camera e di Francesco Boccia o Cecilia D'Elia al Senato. Per la segreteria, invece, si prevede un ruolo di primo piano per Marco Furfaro e per un dirigente ex di Articolo 1 che in questi giorni dovrebbe procedere allo sciglimento per rientrare nella “casa madre”.

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