martedì 26 settembre 2023
Al Memoriale della Shoah di Milano il ricordo della tragedia del 3 ottobre 2013 a Lampedusa in cui persero la vita 368 persone, con le immagini e le cose che appartenevano alle vittime
La mostra "La memoria degli oggetti" al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa

La mostra "La memoria degli oggetti" al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa - © Karim El Maktafi - Zona

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Lo sterminio degli ebrei e le tragedie del mar Mediterraneo. Un lungo filo della storia lega questi due martirii che appartengono a tempi e spazi diversi. E su cui riflettere, attraverso le testimonianze e un dialogo fra chi li ha vissuti, ieri e oggi, per combattere un’unica battaglia di libertà, di umanità, di lotta ai pregiudizi. Un unico racconto che arriva al cuore di ciascuno di noi. Così il Memoriale della Shoah di Milano, luogo simbolo del ricordo di tutti gli olocausti, accoglie la mostra che si inaugura oggi pomeriggio e resterà aperta fino al 31 ottobre, “La memoria degli oggetti. Lampedusa, 3 ottobre 2013. Dieci anni dopo”. Quel giorno, al largo dell’isola di frontiera persero la vita 368 persone, donne, uomini e bambini che dall’Eritrea cercavano di raggiungere l’Europa. La più grande tragedia dell’emigrazione nel Mediterraneo. Per la prima volta i corpi dei naufraghi furono visibili al mondo intero in tutta la loro drammaticità. Da quella tragedia, dal 2014 in poi, si contano oltre 31mila persone morte nel tentativo di attraversare il Mare Nostrum. «Viene la parola vergogna: è una vergogna!», disse papa Francesco – che proprio a Lampedusa aveva compiuto pochi mesi prima il primo viaggio del suo pontificato - di fronte a quell’ecatombe che faceva sentire al mondo l’urlo disperato di un intero continente e l’urgenza di umanità a cui era chiamato l’Occidente. La mostra - nata da un'idea di Valerio Cataldi e Giulia Tornari, in un progetto di Carta di Roma e Zona e realizzata grazie ai fondi 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai - comprende gli oggetti e le foto appartenuti ai migranti e il lavoro inedito del fotografo italo- marocchino Karim El Maktafi che li ha documentati attraverso degli still-life, ma anche immortalato il mare e i paesaggi di Lampedusa, luogo simbolo dell’approdo e dei naufragi, e realizzato i ritratti di alcuni dei soccorritori, di alcuni sopravvissuti e parenti delle vittime.

La mostra 'La memoria degli oggetti' al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa

La mostra "La memoria degli oggetti" al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa - © Karim El Maktafi - Zona

La memoria degli oggetti nasce dalle cose appartenute ai migranti morti quel tragico 3 ottobre del 2013, repertati allora dalla Polizia come corpi di reato, prove da portare in tribunale che hanno consentito di identificare le persone decedute anche grazie alle rilevazioni del Dna, di dare loro un nome e restituire dignità anche ai loro familiari. Ed ecco una bussola per non smarrire la rotta, un orologio, un anello con un cuore, un bracciale, una croce, un paio di occhiali da sole, una boccetta di profumo, uno specchio rotto, un cellulare, un biglietto scritto a penna e ripiegato con cura nella tasca, una macchinetta rossa di un bimbo che non c’è più, naufragato con tutti i suoi giochi e i suoi sogni: oggetti di vita quotidiana, l’immagine più evidente di una umanità in fuga.

La mostra 'La memoria degli oggetti' al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa

La mostra "La memoria degli oggetti" al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa - © Karim El Maktafi - Zona

Una mostra potente, perché lancia un messaggio fortissimo e punta a sollevare questioni cruciali che vanno oltre l’individuo, che riguardano i diritti umani e il valore della vita in un mondo globalizzato, la costruzione di una memoria condivisa. Quella che può renderci tutti più consapevoli di quello che avviene intorno a noi. Per capire le storie e i vissuti dei migranti che abitano le nostre città, spesso nell’«indifferenza». Quella parola che non a caso campeggia all’ingresso del Memoriale, voluta da Liliana Segre per spingerci a una riflessione profonda sul nostro presente. «Questo per il Memoriale è un impegno importante, in linea prima di tutto con le azioni intraprese insieme alla Comunità di Sant’Egidio tra il 2015 e il 2017, quando abbiamo accolto oltre 8000 persone arrivate in Italia come rifugiate, e con il proprio scopo sociale - ricorda Roberto Jarach, presidente Fondazione Memoriale della Shoah di Milano -: un luogo legato agli orrori che guerre e ingiustizie hanno creato, e oggi deve essere spazio di riflessione su questi temi».

La mostra 'La memoria degli oggetti' al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa

La mostra "La memoria degli oggetti" al Memoriale della Shoah. Testimonianze del naufragio dei migranti, 3 ottobre 2013 a Lampedusa - © Karim El Maktafi - Zona

«In un’epoca in cui l’indifferenza e la disinformazione possono rapidamente diluire l’impatto emotivo di una tragedia - evidenzia Giulia Tornari di Zona, nel suo testo in catalogo (realizzato da Départ Pour l’Image) - questa esposizione può servire come potente richiamo alla nostra responsabilità collettiva. E nel farlo, offre la possibilità - forse addirittura un imperativo - di usare la memoria non solo come un atto di ricordo, ma come uno strumento per l’azione e il cambiamento». «La forza di quegli oggetti è che ci costringono a guardarci in tasca - spiegano nei testi che accompagnano le immagini Valerio Cataldi e Imma Carpiniello di Carta di Roma e Associazione Museo Migrante - ci costringono a riconoscere che la nostra vita è piena delle stesse cose. Che solo il caso ci ha consentito di non aver bisogno di afferrare quegli oggetti e lasciare per sempre il nostro mondo». In questo modo le cose parlano. Dalla Shoah alle tragedie del Mare Nostrum, si fanno memoria e lanciano un monito: «Non voltatevi mai dall’altra parte».

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