venerdì 20 maggio 2011
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Alla fine della fiera, di stare alla finestra ad aspettare la possibile "disfatta" nella capitale del Nord non ne aveva davvero più voglia. Umberto Bossi decide di scendere in campo per i ballottaggi e dà il via alle «10 giornate di Milano» per riconquistare la città. A sorpresa, radicalizza lo scontro con Giuliano Pisapia: lo definisce «un matto» che «vuole riempire la città di immigrati e moschee», rendendola «una zingaropoli», «non compatibile con una Milano decente».La strategia del leader leghista è chiara: estremizzare lo scontro per portare al voto quel 30% di milanesi che hanno preferito rimanere a casa e riconquistare anche quei moderati, non solo quelli del terzo polo, che «non daranno la città in mano agli estremisti di sinistra».La reazione dell’opposizione è composta. I big del Pd tacciono, preferendo lasciar gestire la campagna elettorale al quartier generale di Pisapia a Milano. Parla solo Enrico Letta che sottolinea come «la linea di Bossi non sia diversa da quella Santanchè-Lassini». Toni più aspri da parte di Antonio Di Pietro: «Bossi – dice – si è berlusconizzato». E dal quartier generale di Pisapia a Milano fanno spallucce. «Bossi? Sì anche Santanchè, La Russa, Corsaro... Dicano quello che vogliono. Noi continuiamo solo a parlare ai cittadini e curarci delle nostre cose», filtra dai principali collaboratori di Pisapia. Non solo, c’è l’assoluta convinzione che «le aggressioni mediatiche», metteranno in evidenza la mitezza di Pisapa. Tra l’altro l’avvocato milanese ha rifiutato un nuovo scontro tv con Moratti, che si sarebbe dovuto tenere a Porta a Porta da Bruno Vespa. Moratti ha insistito, dicendosi pronta a scusarsi (per le erronee accuse di furto rivolte al candidato di centrosinistra, durante il faccia a faccia su Sky) nel caso in cui ci fosse un nuovo incontro. «Di solito chi chiede scusa, ancorché dopo otto giorni e una sconfitta elettorale, non pone condizioni se pensa sinceramente di avere sbagliato. Resta il fatto che potrei accettare le scuse della signora Moratti se dicesse apertamente chi le ha fornito le notizie false su di me e con chi ha organizzato quella messa in scena durante il faccia a faccia in tv – ha replicato Pisapia –. Ora il nostro confronto avverrà nelle urne domenica 29 e lunedì 30 maggio».Intanto da ieri Letizia Moratti e tutto il Pdl hanno lanciato la controffensiva, tappezzando le strade con i nuovi manifesti: «Forza Milano! Non lasciamo la nostra città in mano alla sinistra». Non è un caso che dallo slogan sia stata tolta la formula «sinistra dei centri sociali», a riprova della svolta in senso più moderato della nuova campagna. Anche l’aria pesante da resa dei conti, dentro il Popolo della libertà in Lombardia, sembra cessata. Alcuni contestavano, per esempio, all’area vicina al presidente della Lombardia Roberto Formigoni di aver remato contro, applicando un massiccio voto disgiunto (cioè votare per il Pdl e i loro rappresentanti, ma non per il sindaco). Ma ieri c’è stata la riorganizzazione delle truppe che da oggi (dopo i vertici di ieri gestiti da Maurizio Lupi prima a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi e poi in serata a Milano con vertici locali del Pdl e il sindaco) daranno manforte a nuovo tour cittadino di Moratti. «Ci rivolgeremo a chi al primo turno ci ha dato un segnale di disaffezione – ha spiegato Massimo Corsaro, vicecapogruppo del Pdl alla Camera – per spiegare i rischi a cui andrebbe incontro se la città fosse governata da una coalizione di cui la sinistra estremista detiene la golden share».
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