mercoledì 25 maggio 2011
Bossi: Silvio si convincerà... Il premier: ne parliamo dopo i ballottaggi. Ma Calderoli rilancia: lo spostamento dei dipartimenti si farà. 
- Il Cavaliere contro l'AgCom: vogliono ridurmi al silenzio
- VERSO I BALLOTTAGGI Due sindaci: due Milano, due mondi
- Pisapia: sì alle coppie di fatto. Moratti: sosta libera
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Nonostante l'accordo tra Bossi e Berlusconi di ieri che sembrava aver congelato la faccenda, continua la sfida tra la Lega e l'ala del Pdl contraria al trasferimento al Nord di alcuni ministeri. Non basta ad Alemanno la derubricazione dei dicasteri in dipartimenti: basta che il ministro Calderoli torni a toccare l'argomento per ricordare le promesse del premier che il sindaco di Roma interviene a chiedere che la faccenda sia regolata da un voto parlamentare.Più che le sottigliezze lessicali, è il complesso della dichiarazione di Calderoli a far drizzare le orecchie al primo cittadino romano: "Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord. Lo si farà  e comunque, il Presidente Berlusconi ci ha dato la sua parola". Questa la risposta di Alemanno: "Credo sia necessario un voto parlamentare che dica no a questo smembramento delle funzioni della Capitale, bisogna avere un confronto politico molto serio per archiviarli definitivamente".Da lontano interviene Pier Luigi Bersani, che sembra voler guardare anche lui al dopo ballottaggi, ma con una diversa prospettiva. "Il governo si levi di torno", se non è in grado di affrontare i problemi del Paese, a cominciare da quelli del lavoro, spiega senza giri di parole. Articolata invece la risposta di Fabrizio Cicchitto alle aperture leghiste a un ritorno al Mattarellum. "Tutto il dibattito politico in corso dimostra che il bipolarismo continua a caratterizzare il sistema politico italiano in modo assai profondo", dice il capogruppo del Pdl alla Camera, "anche se sarebbe auspicabile che esso diventi più civile e non caratterizzato, come è oggi, dalla intenzione di distruggere l'avversario. Di conseguenza non è condivisibile l'ipotesi di una modifica della legge elettorale in senso proporzionale". Anche questa è materia per il dopo ballottaggi. Lo afferma anche Roberto Formigoni.MINISTERI AL NORD, QUESTIONE CONGELATAProvare fino all’ultimo secondo a fare il «miracolo» e, allo stesso tempo, separare l’esito dei ballottaggi di Milano e Napoli dal destino del governo. E dunque da un lato videomessaggi, interviste su tv locali, telefonate a raduni elettorali, ospitate da Bruno Vespa (stasera), anche se ormai la possibilità di vederlo impegnato in un comizio "dal vivo" sembra ridursi al lumicino. Dall’altro massima enfasi sulla fiducia ottenuta ieri sul decreto Omnibus, accompagnata da un mantra ripetuto ad ogni deputato che lo va a salutare a Montecitorio: «Andiamo avanti, arriviamo a fine legislatura...». Anche se si perde? Quella parolina è vietata, ma la risposta, che tutti ricavano dai segnali che lancia il premier, è un «si». Tanto è vero che per oggi pomeriggio, prima della partenza per il G8 francese prevista per domani, il Cavaliere ha convocato l’ufficio di presidenza del Pdl, proprio per parlare di futuro e di riforme. E anche per profilare un rinnovamento di volti nel governo e nel partito. È questa una promessa da mantenere con le tante correnti interne, sia d’origine forzista sia di origine aennina, ormai apertamente insoddisfatte. Ed è anche un modo per frenare il movimentismo di Scajola e delle fondazioni gestite dai ministri "moderati", da giorni in contatto per ragionare sui vari scenari che si apriranno lunedì pomeriggio.Nella strategia per tenere in piedi la legislatura, però, cruciale è trovare l’ennesima «quadra» con la Lega. Al centro delle polemiche tra il Carroccio e gli azzurri sempre il decentramento dei ministeri. «Silvio non è d’accordo? Lo convinco io...», arringa Umberto Bossi in Transatlantico. Uno show quello del senatur, con tanto di replica in romanesco al sindaco di Roma Gianni Alemanno, che dopo aver minacciato di ritirare i suoi fedelissimi dalla maggioranza ha ieri ribadito il suo «rifiuto assoluto» al trasferimento di dicasteri. «E ti credo...», gli risponde ironico Bossi. Poi una pernacchia sui referendum (seguita però da un’apertura sui quesiti riguardanti l’acqua: «sono attraenti, noi volevamo una legge ma Fitto si è messo di traverso...»), infine l’evidente attivismo dei suoi uomini sulla legge elettorale, da modificare in senso proporzionale. È il punto a cui il Carroccio subordina la prosecuzione dell’alleanza, e chi ha visto Berlusconi di persona l’ha definito «avvilito», sia per le continue richieste dei lumbard, sia per lo spauracchio (che ritorna) di un governo tecnico. È il motivo per cui, anche nelle ultime clip agli elettori ricorda che «non c’è alternativa all’attuale maggioranza». Sul tema dei dicasteri spostati al Nord, invece, il premier, prima di avviare la mediazione serale, si limita a dire che «niente è deciso». Il Cavaliere vede più volte Bossi e Calderoli (accompagnati in alcune fasi da Tremonti e Alfano) sia a Montecitorio sia, più tardi, a Palazzo Grazioli (al vertice serale c’era, oltre ai capigruppo Pdl, anche Lamberto Dini, senatore azzurro che nel ’95 fu primo ministro proprio dopo la rottura tra Lega e Forza Italia e la caduta del primo governo Berlusconi). E il capo del governo ha chiesto di accantonare, «per ora» la questione spinosa dei ministeri, evitando di farne un argomento di campagna elettorale a rischio boomerang. Se ne riparlerà dopo il secondo turno delle amministrative, «e una soluzione si troverà, insieme», gli ha assicurato.Intanto il premier si appresta a sparare  i suoi ultimi colpi elettorali. I sondaggi che gli hanno passato ieri non lo incoraggiano, nemmeno a Napoli dove Lettieri è in vantaggio («ormai non li leggo più», scherza con i suoi). Dunque la priorità - dopo che il premier aveva a lungo parlato di voto «politico» - è "denazionalizzare" i ballottaggi. Gli danno una mano su questo anche Formigoni e Moratti circoscrivendo il secondo turno a una «questione milanese». Tuttavia, nell’ultimo videomessaggio di ieri (ma registrato venerdì) il premier tuona ancora contro la «sinistra estrema e pericolosa» di Pisapia e De Magistris, poi incalza: «I ballottaggi sono una nuova sfida, possiamo e dobbiamo vincere». In serata si concede poi un ritorno al recente passato, rilanciando su «giustizia e intercettazioni» in un intervento telefonico a Sora. Marco Iasevoli
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