Che non tirasse proprio una bella aria nella Lega Nord si sapeva e anche da un pezzo. Ma ieri le divisioni e i malumori all’interno del Carroccio sono scoppiati improvvisamente con tutta la loro virulenza, tanto da richiedere l’intervento ruvido e autoritario di Umberto Bossi.Il Senatur, lasciando nel pomeriggio Montecitorio, si è scagliato contro il principe dei suoi colonnelli, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. A quanti gli chiedevano conto del fatto che il numero uno del Viminale non fosse del tutto soddisfatto dell’esito dell’elezione del capogruppo della Camera, cioè la riconferma di Marco Reguzzoni, il Senatur ha replicato lapidario: «Peggio per lui». E poi alla domanda se Maroni sia contento in generale della situazione complessiva, come il rapporto con Berlusconi, Bossi ha risposto: «Chiedetelo a lui». E al successivo quesito se nella Lega la situazione sia sotto controllo, ha replicato netto e nervoso: «È la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni». Alla mattina il numero uno del Viminale aveva provato a stemperare le varie situazioni di tensione - «non ci sono lotte intestine ma diversità di opinioni come è giusto che sia. Alla fine la sintesi viene trovata» -, ma Bossi è andato giù duro lo stesso. Maroni ha negato poi sue sconfitte sul caso Reguzzoni: «Sconfitta? E chi lo dice, i giornali? Io faccio un altro mestiere».Dunque l’idea di un Carroccio “monolite” sembra sempre più sgretolarsi. Le correnti ci sono eccome e litigano. Come è stato dimostrato mercoledì, appunto, giorno in cui i pretoriani di Maroni erano pronti a far saltare Reguzzoni, che assieme a Federico Bricolo, Rosy Mauro, Manuela Marrone (moglie del Senatur) e Francesco Belsito rappresentano il “Cerchio magico” e cioè i fedelissimi consiglieri del capo assoluto del Carroccio. Maroniani e Cerchio magico tuttavia non sono le uniche anime del Carroccio. C’è da considerare anche la corrente di Calderoli, garante dell’asse con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.Bossi ha smentito le tensioni che ci sarebbero state durante l’assemblea in cui è stato riconfermato Reguzzoni: «È andata benissimo. Dove ci sono io non ci sono mai liti». Un minimizzare quello di Bossi che non convince a pieno. Per esempio, da dietro le quinte di Pontida erano già filtrati tutti malumori di un movimento, quello padano, che ultimamente sembra smarrito. Su Radio Padania, sfogatoio principale della base leghista, i militanti da tempo esternano il loro malumore, per il rapporto troppo “conciliante” dei vertici con Berlusconi. Il federalismo sembra non bastare più agli iscritti. I quadri politici del partito a Pontida temevano la contestazione. Situazione che poi non si è verificata, ma l’ovazione che il popolo Padano ha riservato a Maroni ha infastidito gli affiliati al Cerchio magico, che, alla successiva offensiva sulla capogruppo contro Reguzzoni, hanno controattaccato pesantemente. Rosy Mauro ha perfino tentato di convincere Bossi a commissariare - attraverso l’istituto del “Legato” - le segreterie di Lombardia (in mano ai maroniani) e Veneto. Operazione naufragata per il «no» di Bossi e anche perché la Lega in Veneto, con i suoi alfieri Flavio Tosi (sindaco di Verona e maroniano) e Luca Zaia (governatore), è molto forte e ultimamente sembra un po’ stufa della linea del senatur.