mercoledì 10 novembre 2010
Il ministro in aula dopo le critiche: «Comodo addossarmi tutte le responsabilità. Nuova gestione, è urgente assumere archeologi». Franceschini (Pd): se non si dimette, presenteremo mozione di sfiducia.
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«Se avessi responsabilità per ciò che è accaduto sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi le avrei date io. Se invece facciamo prevalere serietà, obiettività e misura, allora sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei come le situazioni in cui versa il patrimonio artistico si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace». Lo dice il ministro dei beni culturali Sandro Bondi nel suo intervento alla Camera su Pompei. ''E' comodo addossare responsabiltà' a me o al governo per i pochi investimenti. Dobbiamo avere tutti il senso della misura ed evitare strumentalizzazioni di carattere politico. - prosegue - Chiedere le mie dimissioni non sarebbe politicamente e moralmente giusto, non lo merito, sarebbe un segno di incattivimento della lotta politica in Italia. Se devo esplodere come una mina, come dice d'Urso, non e' problema che riguarda il patrimonio''.Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, ha ribattuto intervenendo a Montecitorio che se il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi non si dimetterà, il partito prenderà "le iniziative conseguenti per portare in quest'Aula la sfiducia o le dimissioni del ministro". "Il dibattito di questa mattina ha mostrato in modo incontestabile che quattro gruppi parlamentari hanno chiesto le dimissioni del ministro", ha detto Franceschini dopo l'intervento di Bondi sul crollo della "Scuola dei gladiatori" di Pompei. "Penso che il ministro debba prendere atto che la maggioranza di quest'aula ha chiesto un suo gesto di responsabilità attraverso le dimissioni e quindi rassegni le dimissioni. Se ciò non avverrà (...) noi dovremmo prendere le iniziative conseguenti per portare in quest'Aula la sfiducia o le dimissioni del ministro", ha detto Franceschini.La mancanza di fondi non è la causa di ciò che è accaduto a Pompei, ha argomentato Sandro Bondi alla Camera. "Se lo dicessi - sottolinea - non sarei onesto. Pompei, a differenza di altre aree archeologiche, è una soprintendenza speciale e gli incassi non vanno all'erario, ma entrano tutti nelle casse della soprintendenza. Nel 2002 le giacenze di cassa a fine anno erano di 52 milioni, nel 2003 58 milioni, nel 2004 66 milioni e così via fino ai 25 milioni di euro del 2009". Il problema vero, dunque, per il ministro, è assicurare "una gestione capace di investire al meglio le risorse". I soprintendenti, sottolinea, hanno fatto un lavoro straordinario: "Dobbiamo lasciare ai soprintendenti la tutela, che deve sempre rimanere allo Stato, mentre la gestione va assegnata a nuove figure gestionali. Per questo - annuncia - il ministero sta predisponendo le linee guida per una fondazione per Pompei: sovrintendenti e manager dei beni culturali devono lavorare insieme"."Il crollo di un edificio non può cancellare i risultati del lavoro fatto in due anni", dice alla Camera il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che sottolinea come, a giudizio della soprintendenza, "niente faceva presagire l'allarme". Un sopralluogo qualche giorno prima, aggiunge, "non aveva segnalato pericoli visibili". Per la Schola, spiega, "é collassata la copertura di cemento provocando il crollo. Verosimilmente il crollo ha interessato le murature verticali ricostruite e la copertura. Si sarebbe conservata la parte bassa, quella con le decorazioni che potranno essere restaurate. Si esclude che il danno della copertura sia dovuto a infiltrazioni nel solaio. Dai primi accertamenti il disastro sarebbe dovuto alla pressione delle murature perimetrali dal terrapieno a ridosso della costruzione imbevuto dalle piogge di questi giorni". Poi il ministro ha ribadito che "non si possono escludere altri crolli".Un comitato di esperti, ha confermato oggi il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi alla Camera, affiancherà a Pompei il lavoro della soprintendenza. La commissione sarà diretta dal professor Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, e composta da Stefano de Caro ,direttore generale per l'archeologia, Roberto Cecchi, segretario generale del ministero e dall'archeologa Francesca Ghedini, anche lei esponente del Consiglio superiore dei beni culturali. Il gruppo, precisa Bondi, "valuterà lo stato di degrado" facendo fare rilievi in tutta la città antica, e "detterà le linee di intervento".Per il sito di Pompei, torna a ribadire il ministro dei beni culturali Sandro Bondi alla Camera, "ho fatto un grande lavoro". Così il ministro ha rivendicato ancora una volta i risultati del commissariamento e rivendicato la scelta fatta attribuendo l'incarico al commissario della Protezione civile Marcello Fiori. "Due anni fa a Pompei la situazione era intollerabile" , ha ripetuto. La mia decisione di affidare la situazione a un commissario nasceva dall'emergenza, ma anche dalla mia convinzione che Pompei, che non ha eguali nel mondo, non poteva essere gestita da solo da un soprintendente". Bondi poi ha ricordato che nei due anni di commissariamento sono stati investiti 79 milioni di euro dei quali 21 provenienti da fondi Fas, 40 dai residui di gestione e 18 provenienti dai biglietti". Di questi, ha sottolineato il ministro ripetendo quello che aveva già segnalato domenica scorsa da Pompei, "l'83% è andato per la messa in sicurezza".
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